2021-11-14
Panico a sinistra per la mossa del Cavaliere
Come rivelato dalla Verità, Matteo Renzi dialoga con Forza Italia per creare un blocco centrista: il progetto prevede sostegno di Iv per la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Le possibilità di successo sono concrete, difatti i suoi nemici storici sono in allarme.«Preparati che a maggio prossimo stiamo nello stesso partito»: il big di Italia viva, molto ma molto vicino a Matteo Renzi, dice proprio così al parlamentare non troppo esperto di Forza Italia, il quale si precipita a spifferare la telefonata alla Verità. La mossa del Cavaliere, della quale ha scritto ieri il nostro direttore Maurizio Belpietro, è una solida realtà: Matteo Renzi sta lavorando per aggiungere i voti di Italia viva, più di 40, ai 450 che sulla carta ha il centrodestra, tra parlamentari e delegati regionali, e avvicinare di tantissimo Silvio Berlusconi al traguardo della elezione a presidente della Repubblica. Dal quarto scrutinio in poi, ricordiamolo sempre, per diventare capo dello Stato basta la maggioranza assoluta dei grandi elettori, ovvero 505: sommando centrodestra e Iv, si arriva a circa 490. Considerato che in questo Parlamento, complice soprattutto lo sfarinamento dei gruppi del M5s, c'è una miriade di deputati e senatori che rispondono solo a loro stessi, trovare una ventina di voti sarebbe un giochetto per uno come Silvio, le cui capacità di persuasione sono proverbiali: «Non farò mai il candidato di bandiera», ha detto Berlusconi ai suoi coordinatori regionali, come riporta Fabio Martini sulla Stampa, «e andrò a trovare il consenso tra quei 290 grandi elettori usciti dai gruppi parlamentari e, tra di loro, in tanti mi sono amici». Altro che miraggio, altro che sogno: il Cavaliere è in campo e lavora alacremente per vincere la sua ultima battaglia politica, quella più importante, quella che sembra più impossibile, ma quante sfide che sembravano impossibili sono state vinte, anzi stravinte, da Berlusconi? A questo punto, non resta che contattare l'esponente di primissimo piano di Italia viva e chiedere direttamente a lui che sta succedendo: «Sta succedendo», dice il big renziano alla Verità, «che stiamo lavorando a una aggregazione dei partiti di centro, a partire ovviamente da Forza Italia. La partita del Quirinale rientra in questo disegno più ampio, ma non tutti tra di noi sono d'accordo». In che senso? «Nei giorni scorsi», aggiunge la nostra fonte, «c'è stata una interlocuzione molto importante tra Matteo Renzi e Mara Carfagna. Posso aggiungere che Ettore Rosato è il pontiere tra noi e Forza Italia, e che Teresa Bellanova invece resiste e spinge a restare nel centrosinistra. Tra i due ci sono state scintille. Piuttosto, per quel che riguarda il Quirinale, Berlusconi dovrà arginare i malumori nella Lega e in Fratelli d'Italia, ma qui si metterà alla prova anche la lealtà degli alleati nei suoi confronti». Chi sparge veleni su eventuali defezioni tra i grandi elettori di Forza Italia, invece, è completamente fuori strada. La frattura interna agli azzurri, le frizioni tra la componente liberal guidata dai ministri Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, e quella filo leghista capitanata dal coordinatore nazionale Antonio Tajani e dalla senatrice Licia Ronzulli, non avrà alcun peso nella partita del Quirinale. Del resto, se Berlusconi diventasse capo dello Stato, Forza Italia nel suo complesso ne trarrebbe benefici di immagine e di consenso, e si avvicinerebbe con maggiore forza contrattuale alla fondazione del nuovo soggetto centrista o alle trattative sui collegi con Lega e Fdi. Che quella di Berlusconi al Colle sia una ipotesi concreta e non una suggestione, lo dimostra anche il bombardamento dei media ostili al Cav: non parliamo tanto del Fatto Quotidiano, ma soprattutto del quotidiano Domani, edito da Carlo De Benedetti, avversario storico dell'ex presidente del Consiglio. Ieri, il giornale di De Benedetti ha addirittura aperto la prima pagina con un articolo dal titolo inequivocabile: «Fermiamo la campagna a sostegno di Berlusconi». Un articolo dal quale trasuda, in ogni rigo di attacco al Cavaliere, il sacro terrore di ritrovarselo davvero lì, al Quirinale, ad augurare buon anno agli italiani a reti unificate. In sostanza, se De Benedetti ha deciso di far scendere in campo l'artiglieria pesante, vuol dire che vede l'avversario conquistare terreno. «Mio padre non ha mai avanzato la sua candidatura», dice felpata Marina Berlusconi al Corriere della Sera, «e quindi stiamo ai dati di fatto. Poi, se chiedete a una figlia, cosa pensate che risponda? So soltanto che è bastata l'ipotesi, l'ipotesi, di una sua candidatura», aggiunge Marina Berlusconi, «perché, come il riflesso condizionato del cane di Pavlov, le truppe giustizialiste ricominciassero a spargere gas tossici». «Non penso, come dice qualcuno», commenta Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, «che se Berlusconi vuole fare il presidente della Repubblica sia un pazzo. È la cosa più giusta che abbia mai pensato. Il fatto che questo sia oggi possibile, è la prova che la verità in tutti questi anni è stata stravolta». Appena due settimane fa, Miccichè e Renzi hanno sancito, nel corso di una cena all'Enoteca Pinchiorri di Firenze, l'accordo politico in vista delle amministrative di Palermo e delle regionali del 2022, quando Forza Italia e Italia viva si presenteranno insieme: un accordo poi ufficializzato in conferenza stampa dallo stesso Miccichè e dai capigruppo all'Assemblea regionale siciliana di Forza Italia, Tommaso Calderone, e di Sicilia Futura-Italia viva, Nicola D'Agostino, alla presenza di numerosi consiglieri comunali dei due partiti. «Non mi sto spostando a destra, la Sicilia è da sempre una terra in cui si fanno sperimentazioni audaci», ha commentato Renzi. Audaci, come la mossa del Cavaliere.