
Dopo la sentenza di condanna all’ineleggibilità immediata di Marine Le Pen, l’astro nascente del movimento ha il compito di capitalizzare l’ondata di consenso. Timori per la tenuta del governo, a cui il Rn potrebbe togliere il sostegno per ritorsione.La sentenza di condanna all’ineleggibilità immediata di Marine Le Pen e di altri esponenti del Rassemblement national ha avuto l’effetto di un’onda d’urto nel panorama politico francese. Le conseguenze della decisione dei giudici non si faranno attendere e, dalle prime dichiarazioni del premier François Bayrou, che si è detto «turbato» dalla sentenza, si ha l’impressione che i rappresentanti dei vari partiti cerchino di capire di quale morte politica dovranno morire. Questo perché il Rassemblement national (Rn) ha un peso parlamentare sufficiente per far cadere il governo, come ha già fatto con l’esecutivo di Michel Barnier. In tal caso il caos istituzionale, provocato dal capriccio del presidente Emmanuel Macron che ha sciolto l’Assemblea nazionale dopo che il suo partito aveva perso le elezioni europee del 2024, aumenterebbe ancora di più, tanto di diventare insostenibile e portare lo stesso Macron alle dimissioni. A questo punto l’assenza di una candidata come Le Pen, potrebbe fare comodo a molti, in assenza anche del presidente uscente, che non ha il diritto di ricandidarsi. Insomma i giudici hanno forse fatto un gran favore ai partiti dell’«arco repubblicano» che alle legislative anticipate avevano fatto di tutto per impedire una vittoria Rn.La sentenza ha imposto una forte accelerazione all’attuale stagione politica francese, per questo, poche ore dopo la condanna a carico di Le Pen è stata convocata una riunione di crisi nel quartier generale Rn. Tra i partecipanti giunti nella sede del partito c’erano, l’europarlamentare, Catherine Griset, il deputato Bruno Bilde, il capo di gabinetto, Ambroise de Rancourt, il responsabile stampa, Victor Chabert, e il segretario generale del gruppo all’Assemblea nazionale, Renaud Labaye. Sul posto è poi arrivato il presidente del partito, Jordan Bardella nonché il vicepresidente e sindaco di Perpignan, Louis Aliot, il deputato Laurent Jacobelli e Marine-Caroline Le Pen, sorella di Marine. Al centro dell’incontro: la definizione di una strategia in reazione alla sentenza che, salvo sorprese davvero poco probabili che vedremo tra poco, escluderà Le Pen dalla prossima corsa all’Eliseo. Chi potrà dunque correre con i colori dell’Rn? Jordan Bardella?Un indizio sembrerebbe arrivare da un’intervista di Le Pen pubblicata qualche settimana fa da Le Figaro. La fondatrice del partito transalpino, aveva dichiarato che l’Rn ha «una fortuna incredibile» per il fatto di «essere in due». «Se succede qualcosa a uno, rimane l’altro», aveva aggiunto Le Pen riferendosi, senza citarlo, al suo braccio destro Bardella. Quest’ultimo ieri, su X, ha definito la sentenza contro la fondatrice del suo partito come uno «scandalo democratico» aggiungendo che con la nostra mobilitazione popolare e pacifica» si dovrà «mostrare loro che la volontà del popolo è più forte». In effetti, un sondaggio pubblicato domenica dal settimanale Jdd mostra che Marine Le Pen arriverebbe largamente in testa al primo turno delle presidenziali (37%) e potrebbe contare anche su una riserva di voti del 10-15% per il secondo, grazie agli altri cespugli della destra sovranista, Reconquête, Debout la France, e il partito di Eric Ciotti. Queste proiezioni fanno male agli altri partiti, tanto che la deputata macronista Prisca Thévénot si è chiesta stizzita «a partire da quale livello nei sondaggi ci si crede al di sopra delle leggi?», e ha invitato a «rispettare» la giustizia. Un invito simile è giunto anche dall’ex presidente François Hollande che, dal suo scranno di deputato semplice, da qualche tempo non nasconde la sua voglia di tornare all’Eliseo. È probabile che anche lui segua con attenzione l’evoluzione della situazione e l’iter dell’appello che Le Pen ha già annunciato.Quel che è certo è che la fondatrice dell’Rn resterà deputata e, questo potrebbe dissuadere il suo partito a far cadere l’esecutivo Bayrou. In effetti, in caso di elezioni anticipate che Macron potrebbe convocare già da luglio, Le Pen non potrà ricandidarsi. Altra certezza è che in attesa della sentenza d’appello la pena di ineleggibilità continuerebbe il suo decorso. L’istruzione di un processo di secondo grado richiederebbe almeno un anno e per arrivare alla sentenza, servirebbero almeno altri due o tre mesi. Se questo arco temporale venisse rispettato e se il giudice d’appello comminasse una pena di ineleggibilità di due anni al massimo, allora Marine Le Pen potrebbe candidarsi alle presidenziali del 2027. Come è facile constatare, i «se» e le incognite sono troppo numerose. La situazione resta molto confusa ma, come ha notato giustamente il direttore dell Ifop, Frédéric Dabi, la condanna di Le Pen è «il primo episodio dell’elezione presidenziale».
Darmanin (Giustizia): «Abbiamo fallito». Rachida Dati (Cultura) parla di pista straniera. Le Pen all’attacco: «Paese ferito nell’anima».
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Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
Paolo Violini (Youtube)
Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
Ansa
Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.