2019-02-13
Paletti leghisti per gli stranieri sul reddito di cittadinanza
Il Carroccio prepara emendamenti per ridurre la platea di immigrati: il Paese d'origine dovrà fornire i documenti sui nuclei familiari. Ai giovani fino a 28 anni assegni solo col servizio civile.Il film un po' l'abbiamo già visto con il decreto Dignità. Redatto nella sua interezza dai grillini, una volta arrivato in aula ha subito una forte e costante modifica. Frutto soprattutto degli emendamenti leghisti. Adesso lo schema si applica al decretone, quello che porta in Parlamento le norme su quota 100 e sul reddito di cittadinanza. Un pacchetto che al momento coinvolge circa 4,9 milioni di persone, pari a 1,7 milioni di nuclei familiari. Di questi almeno 200.000 di origine straniera. Spesa complessiva per l'anno in corso: più o meno 7 miliardi di euro e circa un settimo sono destinati a extracomunitari aventi diritto al reddito. I pilastri si apprestano a cambiare posizione: la Lega, un passo alla volta, sembra voler restringere il decreto della norma tanto cara ai grillini. Le trappole e le mine sono contenute in decine di emendamenti che stanno approdando al Senato in vista della discussione prevista per la prossima settimana. Innanzitutto, stando alle varie modifiche suggerite, il reddito potrà essere rinnovato una sola volta per un periodo pari alla prima erogazione. Il che lascia intendere che - nel peggiore dei casi - più di 36 mesi il sussidio non durerà. Al tempo stesso, per ricevere gli assegni da 780 euro bisognerà avere lavorato almeno 2 anni nella propria vita. Per quanto riguarda il Sud, l'erogazione destinata alle aziende che assumono un lavoratore che proviene dal programma dell'Rdc non potrà in alcun modo sommarsi al bonus per chi assume gli under 35. Non è dato sapere, con queste silenziose ma sostanziose modifiche, di quanto si ridurrà il perimetro della norma ma c'è da scommettere che con il passare dei mesi si vedranno numerosi restringimenti di spesa.Il colpo deciso arriverà da subito sulla platea di stranieri. Due interventi di modifica riguardano proprio il tema tanto caro al Carroccio. Innanzitutto servirà un documento del Paese d'origine che attesti l'entità della famiglia. «Per comprovare la composizione del nucleo familiare, i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea devono produrre apposita certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall'autorità consolare italiana». Tradotto: le circa 200.000 famiglie dovranno ottenere un pezzo di carta che (spesso) richiede mesi di tempo e in alcun casi non viene fornito. Basti ricordare il caso tanto vituperato dell'asilo di Lodi, dove il sindaco aveva sospeso l'erogazione della mensa ai cittadini extracomunitari che non fornivano le attestazioni fiscali. Al di là delle polemiche scatenate dalla scelta del sindaco, le famiglie in questione avrebbero pure potuto essere milionarie in patria. Lo stesso criterio verrà, giustamente, adottato per il reddito di cittadinanza. Il che lascia presupporre una grande sforbiciata. Così come l'emendamento all'articolo 4 tira in ballo il servizio civile. I richiedenti di età compresa tra i 18 ed i 28 anni sono tenuti a «svolgere un anno di servizio universale presso uno degli enti accreditati all'albo, con una presenza media settimanale di 25 ore». Chi l'ha già svolto è ovviamente è esentato. Anche qui molti cittadini extracomunitari si troveranno a dover scegliere tra 12 mesi di servizio o la richiesta del sussidio. Matteo Salvini aveva più volte dichiarato di voler ridurre il numero degli aventi diritti tra i non nati in Italia. Farlo per legge sarebbe stato ovviamente anticostituzionale, inserire cavilli e problematiche lo rende compliant alla Costituzione e quindi non attaccabile. Certo, l'impressione è che alla fine del viaggio parlamentare, i paletti saranno molti di più e per tutti gli aventi diritto. Italiani compresi. Anche le ore utili di servizio reso alla collettività previste dal cosiddetto «Patto per il lavoro» saranno alzate a 36 e saranno inasprite le pene accessorie anche per chi maneggia le pratiche dell'Rdc. Da parte del M5s non c'è stata la medesima attenzione a quota 100. Anzi la scure grillini si è mossa contro i sindacalisti. L'emendamento stabilisce che il trattamento pensionistico dei lavoratori impegnati in attività sindacali dovrà essere uguale a quello della categoria professionale di riferimento. Gli effetti operano retroattivamente a far data dal primo gennaio 2003. Infine, si prevede che a partire dal primo gennaio 2019, a carico di coloro che percepiscono già un trattamento pensionistico calcolato con il sistema retributivo il cui importo risulti per oltre la metà derivante da contribuzione figurativa per motivi politici o sindacali si applica si applica nei fatti un ricalcolo contributivo. Insomma una bella sberla.
Charlie Kirk (Getty Images)
Alan Friedman, Cathy Latorre e Stephen King (Ansa)