2023-04-19
Palenzona prende Crt. Punta al mondo delle Fondazioni
Fabrizio Palenzona (Imagoeconomica)
Vicino ai Benetton e a Gianni Letta, il protagonista degli scontri tra Unicredit e Generali ai tempi di Cesare Geronzi torna in pista.Fabrizio Palenzona, settant’anni il prossimo settembre, vince la partita della presidenza di Crt, la Fondazione della cassa di risparmio di Torino, e torna a giocare nella serie A della finanza. La cronaca è molto semplice: ieri si sono svolte le votazioni per eleggere il nuovo organo direttivo. L’ex vicepresidente di Unicredit è stato scelto dalla maggioranza dei consiglieri con 10 voti. Giovanni Quaglia, che dopo sei anni puntava alla conferma, ne ha incassati soltanto 7. I veleni e le polemiche degli ultimi due anni, che si sono incrociati con il tentativo di assalto a Mediobanca da parte dell’ingegner Francesco Gaetano Caltagirone (assieme al compianto Leonardo Del Vecchio) e la partita su Generali (di cui Crt detiene poco meno del 2%), probabilmente verranno presto dimenticate. Erano consustanziali al nuovo assetto. Adesso si aprono due scenari. Il primo è di breve termine, e sembra essere legato all’immediato futuro di Crt. «È evidente che, se una fondazione non ha risorse patrimoniali adeguate per assicurare un flusso costante di risorse per conseguire lo scopo sociale, è inevitabile la creazione e lo sviluppo di reti e alleanze strategiche», scriveva poche settimane fa Palenzona, annunciando un programma in sette punti. Dall’apertura sulle nomine alla possibilità di fusioni, al coinvolgimento di donatori privati, fino all’ingresso in progetti infrastrutturali di livello nazionale. Appare però difficile che il dispiego di forze da parte di una figura storica della finanza tricolore sia destinato a fermarsi alla poltrona di Crt. Non sarebbe un azzardo immaginare che questa sia una scalata verso altro lidi. Magari il vertice di Acri, l’associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio: quello stesso incarico con cui l’avvocato Giuseppe Guzzetti ha detto la sua su importanti partite finanziarie e bancarie. Adesso è Francesco Profumo a presiedere l’associazione, ma il blitz di ieri potrebbe non essere causale. In fondo i corsi e i ricorsi della storia d’Italia tendono a ripetersi più facilmente che altrove. Vale la pena rileggere un’intervista del marzo 2011 che Palenzona rilasciò all’allora giornalista del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti. L’ex sindaco di Tortona, protagonista del mondo delle autostrade e degli aeroporti dei Benetton, prima ancora vicino alla famiglia Gavio, al mondo dei trasporti, in quell’anno oltre che essere esponente di punta di Crt, era potente vicepresidente di Unicredit. Cesare Geronzi era invece presidente di Generali. Nell’intervista Palenzona non nascose le differenti vedute. A partire dal ruolo delle Fondazioni bancarie. Secondo il banchiere di Marino, gli enti creditizi non sarebbero più stati in grado di partecipare agli aumenti di capitale indispensabili alle maggiori banche per via delle regole di Basilea 3. Non solo: le fondazioni bancarie, per Geronzi, sono sempre più spesso cinghie di trasmissione dei politici locali, «assomigliando al ruolo peggiore rivestito anni fa dalle Camere di Commercio». «Le fondazioni sono una risorsa, non un problema», ribadì Palenzona al Corriere, riecheggiando discussioni informali che avevano coinvolto anche il comitato esecutivo dell’Abi: «I rafforzamenti di capitale sono necessari, ma ci sono anche ampi margini per vendite di asset e dismissioni di immobili». Ma in quell’intervista si toccò il tema della partecipazione di Mediobanca in Generali e della soglia minima di redditività, il ruolo della finanza nel gruppo Rcs. Infine, riprendendo sempre i temi salienti di quella chiacchierata per Palenzona, Unicredit «uscì con oculatezza dall’azionariato di Telecom». Geronzi da presidente di Generali riteneva, invece, la quota in Telco una partecipazione strategica; peraltro considerata tale dal Leone presieduto all’epoca da Antoine Bernheim su cortese sollecitazione dell’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che invitò Generali a sostenere Telecom. Incredibile, insomma, l’attualità di quella pagina di giornale. Le partite Generali e Mediobanca sono braci che covano sotto la cenere. Inutile dilungarsi su Tim e quanto sta accadendo in queste ore. Diciamo che giusto la questione Rcs è stata risolta nel corso del decennio. Sul ruolo delle Fondazioni - tornando a Crt ed Acri - in fondo aveva ragione Geronzi, ma non ha avuto torto nemmeno Palenzona. Basilea 3, Bruxelles e la gestione di Pier Carlo Padoan si sono abbattute come cavallette sugli Enti. Ma è chiaro - basta vedere le mosse delle casse di previdenza su Bpm - che stiamo entrando in una nuova stagione. Una stagione in cui le Fondazioni saranno chiamate dal governo a investire sul territorio, in parallelo al Pnrr. Vorrà quindi dire che stiamo assistendo a un riassesto dell’equilibrio della finanza. In fondo Palenzona, pur avendo navigato per decenni al fianco della sinistra, non ha mai nascosto i sui rapporti con Gianni Letta, che non a caso è tornato a riaffacciarsi al mondo della politica che nomina i manager. Lo scorso ottobre, al Forum di Conftrasporto, l’ex vice presidente di Unicredit ha preso il microfono e ha detto: «Con Giorgia Meloni è ritornata la politica ed è la politica che dà una strategia al Paese, che guida e non segue». Vedremo chi dovrà allacciarsi le cinture.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.