2020-07-17
Palamara ha vinto il primo round. Senza intercettazioni, giudizi fermi
Luca Lotti (Samantha Zucchi:Insidefoto:Mondadori Portfolio via Getty Images)
La decisione sull'utilizzabilità delle conversazioni con i parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti rinviata a fine mese. Pure la Camera non si è ancora pronunciata sullo stesso tema e così il rito disciplinare potrebbe slittare.Con la Camera dei deputati che ancora non si è pronunciata sulle intercettazioni di Cosimo Maria Ferri, il parlamentare renziano di Italia viva ascoltato a lungo durante l'inchiesta, e con il rinvio dell'udienza stralcio al 30 luglio per verificare se le chiacchierate con Ferri e Luca Lotti (pure lui parlamentare) captate dal trojan siano utilizzabili, lo stratega delle nomine Luca Palamara porta a casa un primo risultato in vista del disciplinare fissato al Csm per il 21 luglio e già impantanato. In udienza, davanti al giudice Lidia Brutti, si è presentato il neo procuratore di Perugia Raffaele Cantone, sgradito a Palamara, come emerge dalle chat intercettate. Per stabilire quali intercettazioni (tra oltre un centinaio di conversazioni ascoltate al telefono o attraverso il trojan che lo ha reso un microfono) entreranno nel processo e quali saranno da distruggere, si è consumato un lungo contraddittorio tra le parti. Il motivo del contendere è la «casualità», reale o meno, delle intercettazioni tramite trojan. Soprattutto di quella dell'8 maggio 2019, la famosa intercettazione all'Hotel Champagne, durante la quale i consiglieri del Csm parlarono di nomine con Ferri e Lotti. «Per noi sono inutilizzabili», ha spiegato l'avvocato Benedetto Marzocchi Buratti, uno dei difensori di Palamara. Alla base c'è una questione legata alle garanzie costituzionali. Ma non solo: stando a quanto ha ricostruito l'avvocato Buratti, lo stratega delle nomine era stato intercettato più volte con Ferri, che a un certo punto è entrato nel perimetro investigativo e che è stato indicato dalla polizia giudiziaria come «soggetto da attenzionare». Inoltre, è stato effettuato anche un servizio di osservazione, che ha permesso alla polizia giudiziaria di monitorare un incontro conviviale tra Palamara, Ferri e altri commensali, tra cui Giovanni Legnini, in un noto ristorante romano. A questo punto, a sentire la difesa, sarebbe difficile poter parlare di intercettazioni casuali. I pm Gemma Miliani e Mario Formisano, però, ritengono di avere una spiegazione: «In atti», scrivono in una memoria consegnata al giudice, «vi è la prova documentale dell'ascolto postumo delle tracce foniche registrate» nella serata dell'8 maggio. In poche parole, i pm sostengono che le captazioni col trojan, a differenza di quelle telefoniche, siano state fatte tutte di seguito e ascoltate e trascritte solo successivamente, così da non permettere agli inquirenti di capire prima che quel «Cosimo» che parlava con Palamara fosse il parlamentare Ferri. Le stesse valutazioni varrebbero per Lotti: «Nessun elemento predittivo dell'incontro con Lotti (il 15 maggio 2019, ndr) era stato acquisito dalla pg operante dall'attività di intercettazione telefonica e ambientale mediante trojan, che, quindi, ha correttamente programmato la registrazione telematica, in ossequio al provvedimento di questo ufficio». Argomentazioni che non hanno convinto la difesa: «Nel provvedimento (della Procura, ndr) del 10 maggio 2019 si dava l'ordine di spegnere il microfono qualora si avesse certezza della presenza di parlamentari. Sulla base di tale provvedimento la difesa, non a torto, ha ritenuto che la pg operante poteva intervenire in diretta nelle operazioni di intercettazione». Questioni alle quali anche la società che ha svolto le attività di captazione, la Rcs spa, ha risposto in maniera sibillina, non escludendo la possibilità di un ascolto in diretta. Ma c'è un'altra questione: ai difensori non sono stati consegnati alcuni progressivi (numeri identificativi che identificano ogni intercettazione e che vengono annotati sul registro delle intercettazioni). La Procura li ritiene «insignificanti» e per questo non ha fatto trascrivere ciò che contenevano. I pm hanno detto in udienza che sono disposti a consegnarli ai difensori e che, comunque, non distruggeranno quelle captazioni. Ultime questioni: la Rcs spa ha sostenuto di non poter fornire i file di log relativi agli accessi effettuati dalla polizia giudiziaria, in quanto «non più presenti nel server». «Non si è fatto in modo», sottolinea la difesa, «di conservare un dato che appare essenziale per il dovuto controllo in merito alla esecuzione delle operazioni di intercettazione».Il trojan, inoltre, ha registrato a intermittenza. Il caso più noto è quello alla cena di commiato del già procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, quando il trojan all'improvviso andò in crash. Il responsabile della Rcs Duilio Bianchi sostiene che le registrazioni ambientali del captatore informatico «si interrompono ogni qualvolta lo schermo dell'apparecchio viene acceso, ovvero ogni qualvolta l'utente sta effettuando una telefonata anche Voip (chiamate Whatsapp, Viber, Signal, ecc., ndr). Ebbene questa difesa ha potuto riscontrare che, in realtà, le captazioni avvengono anche in presenza di telefonate Voip ove si sente solo la voce dell'utilizzatore». Anche i progressivi con la sola voce di Palamara sono finiti tra i file che la Procura ritiene irrilevanti. Ma che potrebbero, invece, riservare ulteriori sorprese.