2020-05-24
Palamara chattava anche con De Ficchy, il giudice di Perugia che indagava su di lui
Il pm romano definiva «telecomandato» il procuratore per via dei suoi rapporti con personaggi coinvolti in inchieste a Roma.Giuliano Caputo scriveva al collega: «Conto sul tuo supporto». Silvia Corinaldesi invece lo contattava per diventare presidente di sezione.Lo speciale contiene due articoli.Anche il procuratore di Perugia Luigi De Ficchy, colui che ha condotto sino al giugno 2019 l'indagine sul pm Luca Palamara, comunicava con quest'ultimo tramite Whatsapp, ma non solo attraverso i messaggini, anche con chiamate vocali, conversazioni che possono essere intercettate solo attraverso il trojan.I contatti della chat depositata agli atti di Perugia iniziano il 6 febbraio 2018, quando viene arrestato dalla Procura di Roma l'imprenditore Fabrizio Centofanti, amico comune dei due magistrati, a loro volta in stretti rapporti, e si interrompono il 15 giugno 2018, quando l'informativa su Palamara proveniente dalla stessa Procura di Roma e riguardante i rapporti tra il pm e Centofanti era già arrivata a Perugia. La comunicazione, firmata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è datata 15 maggio. Il timbro del deposito a Perugia è del 21 maggio.Questi rapporti, di cui parleremo più avanti, fanno da sfondo a una presunta storia di ricatti che riguarderebbe proprio De Ficchy. In un'intercettazione del 16 maggio 2016 Palamara, parlando con il pm Stefano Fava, definisce il procuratore De Ficchy «telecomandato», e quindi «influenzabile» a causa dei suoi presunti rapporti con due personaggi in coinvolti in inchieste capitoline, il commercialista Maurizio Sinigagliesi (il suo nome citato da Fava nell'intercettazione, scompare nella prima trascrizione del Gico della Guardia di finanza) e Fabrizio Centofanti, presunto corruttore di Palamara. Fava commenta: «Dipende da De Ficchy, fino a quanto si è lasciato coinvolgere su questa cosa». Risposta: «Totale, e te lo sto dicendo, totale… De Ficchy conosce benissimo Fabrizio». In un altro passaggio il pm sotto inchiesta ricorda l'arresto di Centofanti: «De Ficchy, dall'8, quando cazzo lo avete arrestato, quel febbraio del 2018, veniva ogni venerdì […] per parlarmi». Fava: «Di Centofanti?». Palamara: «In prima di Genar (fonetico) e poi di Centofanti e del perché lo avevano arrestato e perché è una brava persona e tutto quanto […] e poi mi rompeva sempre il cazzo che voleva, ti ho detto, quelle carte da Tivoli, che lo riguardavano […] carte che io gli do va bene?». Il riferimento è a uno scoop della Verità, che risale al 9 novembre 2017 e che riguardava un'indagine della Procura di Tivoli, intitolato: «L'inchiesta della finanza che scuote il Csm». In esso si parlava proprio di Palamara e di un membro della polizia giudiziaria, uno dei più stretti collaboratori di De Ficchy quando era procuratore di Tivoli. L'investigatore era accusato di essere una talpa, perché da un fascicolo su alcuni appalti del Comune di Guidonia c'era stata una fuga di notizie. E, stando ai lunghi sfoghi telefonici del brigadiere intercettato, Palamara gli aveva consigliato «di sparire da Guidonia».Nell'intercettazione con Fava, Palamara dice di essere venuto a sapere che era stata trasmessa a Perugia una informativa che lo riguardava: «E quindi dico, ma è arrivato qualcosa? Gli inizio a fare… e cioè lui è venuto da me, dentro all'ufficio, mi fa: “Ma di che parli?". Allora là ho capito che c'era qualcosa». Quindi Palamara sostiene di aver avuto diversi incontri il venerdì con De Ficchy quando tornava a Roma, e che gli argomenti erano anche abbastanza scivolosi. Dalle chat tra Palamara e De Ficchy, come detto, risulta che il procuratore di Perugia chiamasse il pm sotto inchiesta tramite Whatsapp. L'unica traccia che è rimasta, però, sono i messaggi. Il primo risale al 6 febbraio 2018. Il giorno dell'arresto di Centofanti Palamara scrive a De Ficchy: «Come stai? Ci vediamo domenica?». Risposta: «Venerdì ti chiamo per vederci se puoi prima o dopo pranzo o comunque per accordarci». Nella memoria restano una decina di chiamate di De Ficchy perse. Poi il 16 marzo Palamara risponde a uno di questi tentativi di contatto: «Gigi sono in udienza ti chiamo appena finisco nel tardo pomeriggio ok?». Dopo alcuni altri messaggi De Ficchy scrive: «Sono nella tua stanza». Il 13 giugno Palamara conferma a De Ficchy che lo stesso è stato convocato in prima commissione. Il 15 giugno, venerdì, ci sono altre due chiamate perse, probabilmente propedeutiche a un incontro. L'informativa contro Palamara è già arrivata a Perugia. Da allora i due non si scambiano più messaggi Whatsapp. La Verità ha contattato De Ficchy. «È sicuramente un periodo molto lontano», dice il procuratore. Quando gli ricordiamo che era giugno 2018 e che a Perugia era già arrivata da Roma l'informativa su Palamara, De Ficchy risponde: «Non ricordo i tempi, comunque questo non significa niente». E sulla ragione dei contatti, spiega: «Era un collega, è normale che ci siano state delle conversazioni. Lui aveva rapporti con tutto il mondo. In certi uffici è normale. Adesso pure questo diventa un problema?». E veniamo all'incontro nell'ufficio romano di Palamara. «L'ufficio del Csm. Io non vado alla Procura di Roma da tanto. Può darsi che l'ho incontrato [...] Ma se non c'ero io non sarebbe nata quell'inchiesta. Nessuno può nascondere i rapporti con Palamara, aveva rapporti con tutto il mondo. Dipende dal tipo di rapporto. Dovete cercare di capire il tipo di rapporto che la gente ha con lui». All'ultima domanda, però, sulla presunta chiacchierata sull'inchiesta di Perugia, De Ficchy sbotta: «Sicuramente non è stato informato da me. Mi perdoni, chiudiamo questa conversazione, lei parla con De Ficchy, se lo ricordi».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/palamara-chattava-anche-con-de-ficchy-il-giudice-di-perugia-che-indagava-su-di-lui-2646073335.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-colonnelli-di-unicost-alla-corte-dellex-capo-dellanm" data-post-id="2646073335" data-published-at="1590271354" data-use-pagination="False"> I colonnelli di Unicost alla corte dell’ex capo dell’Anm Le grandi manovre dei colonnelli di Unicost nelle chat di Luca Palamara, il pm indagato a Perugia per una presunta corruzione. Richieste di promozioni, trasferimenti e semplici consigli che i componenti del Comitato centrale direttivo della corrente, alcuni dei quali firmatari dell'appello per la questione morale, gli rivolgono durante e dopo la sua esperienza al Csm. Perché Palamara è stato indiscutibilmente un punto di riferimento per gran parte della magistratura italiana. Come dimostra la conversazione con Giuliano Caputo, segretario dell'Anm, che al collega dice: «[...] Spero di poter contare sul tuo supporto. Avrò bisogno di confrontarmi con te e ci sentiremo spesso». Caputo, pm nel capoluogo campano, si rivolge a Palamara anche per evitare le insidie della stampa. È il 22 aprile 2019, e il segretario scrive: «Ciao Luca, ti avevo chiamato perché la Milella (la giornalista di Repubblica Liana Milella, ndr) voleva un'intervista... Ti giro il testo». E specifica: «Le ho chiesto alla fine di aggiungere che chiediamo rispetto come lo abbiamo chiesto in tutti questi anni. Ma forse la taglia proprio l'ultima». Palamara apprezza: «Riletta ora sul giornale. Bravissimo Giuliano!!!!!». E lui, di rimando: «Con la Milella è sempre una faticata...». Di Caputo, poco dopo la nomina al vertice dell'Associazione, parla tale Alessia che a Palamara confida: «Qui c'è totale monopolizzazione. Minisci (il presidente dell'Anm Francesco Minisci, ndr) che telecomanda Ferramosca (la componente della giunta Bianca Ferramosca, ndr) e Caputo... Non va bene». Caputo segretario, spiega invece Palamara all'ex pm della Direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano, è «una richiesta di Napoli». E quando Sirignano ribatte che «il segretario rappresenta Unicost», Palamara risponde un po' a sorpresa (avendo egli stesso ricoperto il ruolo di presidente): «L'Anm non conta nulla». Quel che conta piuttosto sono le relazioni. Personali e di cordata. Come dimostra la promozione a presidente di sezione del tribunale di Silvia Corinaldesi che sarà dirottata su Ancona non avendo potuto ottenere Rimini. A suo favore, a Palamara arrivano le segnalazioni dei pm di Bologna Roberto Ceroni («saremmo orientati su Silvia Corinaldesi») e di Rimini Irene Lilliu («collega molto preparata e stimata da tutti») oltre che di Gianluigi Morlini, consigliere del Csm dimissionario dopo l'esplosione dello scandalo del mercato delle toghe («abbiamo 4 eccellenti candidati, Corinaldesi in testa, e dobbiamo parlarne»). È poi la stessa donna a contattare, in più occasioni, il consigliere Palamara per informarsi sullo stato di avanzamento delle trattative a Palazzo dei Marescialli. Il 21 marzo 2018, gli invia questo messaggio: «Ciao Luca mi ha chiamato Balduzzi per la mia domanda su Rimini […] lui mi sostiene […] Ho chiamato anche Gigi che mi ha spiegato il problema. Spero che si risolva (perché mi sto spendendo molto per la causa comune!) baci». Balduzzi è l'ex ministro della Sanità, Renato Balduzzi, all'epoca membro del Csm in quota Scelta civica. Balduzzi è stato inoltre consigliere giuridico del ministro Rosy Bindi, dapprima alla Sanità (1996-2000) e successivamente alle Politiche della famiglia (2006-2008) e deputato montiano. In quelle settimane, la prima scelta della Corinaldesi è ancora Rimini, ma poco dopo la strategia cambia. «Ok. Se non si spunta diversamente va benissimo Ancona... non volevo far le cose all'insaputa di Gianluigi Morlini (che è fuori) e mi ha sempre sostenuto», scrive la donna al potente boss di Unicost. Qualche giorno dopo, Palamara mantiene la parola e le invia questo Whatsapp: «3 Corinaldesi 1 Francolini 1 Reale». La Corinaldesi ha ottenuto la maggioranza in commissione, e finalmente può approdare ad Ancona. Da dove poi cercherà di spiccare il volo verso il Consiglio superiore candidandosi alle elezioni suppletive del 2019, indette proprio dopo lo scandalo delle intercettazioni di Perugia. Ma non sarà eletta.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».