2019-05-18
Ostriche, cibo dell’eros amato da Casanova
Per il grande seduttore veneziano erano uno dei giochi prediletti nel talamo. Paolina Bonaparte se le faceva portare con champagne dal servo nero in vasca da bagno. Adorate dagli eroi omerici e dai romani, che le tolsero ai plebei promuovendole a piatto imperiale.Ostrega! Vuoi vedere che dopo aver vinto le olimpiadi del caviale contro Russia e Iran, l'Italia sale ora sul podio dei mondiali delle ostriche? Le concorrenti, Francia e Irlanda soprattutto, sono temibili. La prima gode dei pronostici dei gourmet di tutto il mondo schierando le famosissime huîtres Fine de Claire, Marennes Oleron, Plate de Bretagne e Arcachon d'Aquitaine, detta l'ostrica dell'imperatrice. L'Irlanda mette in campo le oysters del Donegal, di Carlingford, di Galway. L'Italia risponde con le ostriche tarantine allevate nel Mar Piccolo da più di 1.500 anni, con le sarde speciali di San Teodoro e con una campionessa emergente: la Perla del Delta, l'ostrica rosa della Sacca di Scardovari, provincia di Rovigo. Il primo impianto d'allevamento è del 2016. Sono bastati tre anni per farsi una grande fama. Più polpute delle concorrenti francesi, morbide e sinuose, di grande appeal, meno salate, le Perle del Delta hanno un unico difetto: non riescono ad accontentare tutte le richieste. La produzione è ancora limitata. Alessio Greguoldo, che le coltiva nella Sacca dove da secoli si allevano cozze e vongole dop, non ha dubbi: «La Perla del Delta è più buona di quelle francesi».Chissà come sarebbe stato contento Giacomo Casanova, lui che le ostriche le avrebbe intinte anche nel caffellatte, se avesse potuto fare i giochetti erotici che gli piacevano tanto, con un'ostrica nostrana, cresciuta a poche miglia dalla sua Venezia dove, detto per inciso, ci sono ancora la calle e il Ponte delle Ostreghe vicino alla chiesa di Santa Maria del Giglio. Racconta Casanova nella Storia della mia vita: «Ci divertimmo a mangiare le ostriche scambiandole quando già le avevamo in bocca. Lei mi presentava sulla sua lingua la sua nello stesso istante in cui io le imboccavo la mia. Non esiste gioco più lascivo, più voluttuoso tra due innamorati». Libidini di grandi seduttori... E più avanti rincara: «Per puro caso, un'ostrica che stavo per mettere in bocca ad Emilia sdrucciolò fuori dal guscio e le cadde sul seno. La ragazza fece il gesto di raccoglierla con le dita, ma io glielo impedii, reclamando il diritto di sbottonarle il corpetto per raccoglierla con le labbra nel fondo in cui era caduta. Lettore voluttuoso, prova e poi dimmi se non è quello il nettare degli dei». I «lettori voluttuosi» e di buon portafoglio, visto che le ostriche costicchiano un bel po', se lo appuntino per il prossimo San Valentino.Le ostriche hanno costruito la loro fama di cibo afrodisiaco puntando proprio sulla somiglianza con una certa parte del corpo femminile e sulla conchiglia di Afrodite, la dea greca della bellezza nata dalla spuma del mare, che Sandro Botticelli ritrasse vestita della sola chioma bionda. Isabel Allende, in Afrodita, libro di ricette e ricordi peccaminosi, racconta che Paolina Bonaparte si faceva servire ostriche e champagne nella vasca da bagno da un servo nero. «Le ostriche sono le regine della cucina afrodisiaca, le protagoniste di tutte le cene erotiche della letteratura e del cinema. Il modo migliore di gustarle è di mangiarle crude, dopo aver spruzzato del limone per verificare che siano vive». Isadora Duncan poneva la sua nascita sotto il segno di Venere. Raccontava: «Prima di darmi alla luce mia madre era in una situazione tragica: non riusciva a mangiare nulla eccetto ostriche ghiacciate e champagne. Quando mi chiedono quando abbia cominciato a ballare, rispondo «Nel grembo di mia madre, grazie alle ostriche e allo champagne, il cibo di Afrodite».A verificare la freschezza delle ostriche che si sbafarono Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni in una ripresa de La grande bouffe, il film di Marco Ferreri, era presente un veterinario. I due fecero a gara a chi ne mangiava di più nel tempo più breve. La gara finì alla pari: 30 ostriche a testa. «Ci fu un disgustoso epilogo che non sto a descrivervi», confida Tognazzi in L'abbuffone. Meno male che durante l'abbuffata c'era pure un medico per controllare la pressione e gli altri valori degli attori.Le ostriche piacciono all'umanità dai tempi più remoti. Di sicuro le mangiarono gli eroi omerici. Heinrich Schliemann archeologo tedesco, l'uomo che trovò le mura di Troia, frugando nel sottosuolo intorno a Micene rinvenne mucchi di gusci d'ostrica. E a Micene regnò Agamennone, figlio di Atreo e fratello di Menelao. Fu Roma, però, a dare impulso all'ostricocoltura. E furono i Cesari romani a togliere le ostriche di bocca ai plebei (erano considerato cibo povero) e a farle diventare cibo imperiale. Giulio Cesare ne andava matto. Chissà quante ne avrà mangiate scrivendo il De bello gallico. Nerone se le faceva arrivare dalla Britannia. Pare che Claudio il Gotico, imperatore nel III secolo, fosse talmente goloso di ostriche da arrivare a mangiarne, un giorno, 1.000. Una dopo l'altra. Un'esagerazione, senza dubbio. Ma anche se ne avesse mangiato un quarto e, sia pure, tutte fresche, una potente intossicazione non gliela avrebbe risparmiata nessuno.Giovenale, Petronio e Orazio le decantano nei loro scritti. A Marziale piacevano un sacco, ma non al punto di ascoltare i pessimi versi di Ligurino che apparecchiava banchetti da favola, ma, poi, straziava gli orecchi dei convitati: «Non voglio che tu mi offra dei rombi o una bella triglia di due libbre, non boleti, non ostriche io richiedo: desidero soltanto che tu taccia». Apicio suggeriva di versare sulle ostriche una salsa a base di pepe, aceto, sedano di monte, uovo, garum - condimento fatto con le interiora di pesce- e, perfino, miele. Bleah.Virgilio in un'egloga loda le ostriche e i ricci del «petroso scoglio» di Mergellina. Il napoletano Giovan Battista Marino, re dei poeti barocchi, secoli dopo pesca l'ostrica, che paragona a un piccolo scoglio, nello stesso mare: «Questo, che, quasi un pargoletto scoglio/ per durissima scorza aspro e sassoso,/ Lilla, e di scaglie rigido e nodoso,/ dal mar divello e nel mio grembo accogli». Un altro poeta, Giosuè Carducci, scriveva in una lettera da Napoli: «Tutti i giorni mangio 12 ostriche e bevo una bottiglia e mezzo o due di Posillipo o di Vesuvio, con un piatto di pesce o di carne, maccheroni e frutta e non altro». Alla faccia dei poeti inappetenti. Leonardo da Vinci, che amava capire gli uomini osservando la natura, osservò: «Le ostriche si aprono completamente quando c'è la luna piena; quando il granchio ne vede una, lancia una pietra o un'alga dentro la fessura e l'ostrica non si può richiudere, diventando così un buon pasto per il granchio stesso. Questa è la sorte di chi blatera e si pone in questo modo alla mercé dell'ascoltatore». Ambrose Bierce, giornalista e scrittore californiano vissuto a cavallo tra otto-novecento, per niente tenero con politici e business-man, nel Dizionario del diavolo, alla voce «ostrica» riporta con sarcasmo: «Mollusco viscido e melmoso che la civiltà costringe l'uomo a mangiare senza aver eliminato prima le interiora. Il guscio viene dato comunemente ai poveri».Ammorbidita dal dialetto romanesco, è la satira politico-sociale di Carlo Alberto Salustri, Trilussa, nella poesia Er gambero e l'ostrica: «Ormai che me so' messo/ su la via der Progresso,- disse er Gambero all'Ostrica- nun vojo/ restà vicino a te che sei rimasta/ sempre attaccata su lo stesso scojo»./ L'Ostrica je rispose: «E nun t'abbasta?/ Chi nun te dice ch'er Progresso vero/ sia quello de sta' fermi? Quanta gente,/ che combatteva coraggiosamente/ pe' vince le battaje der Pensiero,/ se fece rimorchià da la prudenza/ ar punto de partenza?»./ Er Gambero, cocciuto,/ je disse chiaramente: «Nun m'incanti!/ Io vado all'antra riva e te saluto»./ Ma, appena ch'ebbe fatto quarche metro/ co' tutta l'intenzione d'annà avanti,/ capì che camminava a parteddietro».