2023-09-08
«Ostacolò attacchi di Kiev in Crimea». Anche Musk diventa un «putiniano»
Un biografo del magnate rivela che la rete Starlink sarebbe stata disattivata in occasione di alcuni raid. La Nato esulta: «L’Ucraina conquista 100 metri al giorno». Gli Usa difendono l’uranio impoverito: «Non dà radiazioni».Nella giornata di ieri, alla commissione Esteri del Parlamento europeo è intervenuto Jens Stoltenberg. Il segretario generale della Nato non ha mancato di rilasciare dichiarazioni molto importanti sulle operazioni belliche in Ucraina, in particolare sui frammenti del drone russo rinvenuti in Romania. Una circostanza che aveva allertato il presidente romeno, Klaus Iohannis, che ha parlato di «una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale di uno Stato alleato della Nato». Parole che, naturalmente, hanno fatto temere un eventuale allargamento del conflitto alle altre nazioni dell’Alleanza atlantica. Ebbene, all’Europarlamento Stoltenberg ha voluto gettare acqua sul fuoco: «Non risulta alcuna informazione in merito a un attacco intenzionale da parte della Russia. Ci sono indagini in corso e stiamo aspettando il loro esito», ha dichiarato il segretario della Nato. Che ha aggiunto: «A prescindere dai risultati di queste indagini, stiamo assistendo a molti combattimenti e attacchi aerei vicino ai confini della Nato, come dimostrato dagli altri avvenimenti in Polonia e altre zone». Di conseguenza, ha concluso Stoltenberg, «stiamo monitorando con attenzione quanto avviene e abbiamo aumentato la nostra presenza nella parte orientale dell’Alleanza». D’altronde, i rischi di un’estensione del conflitto inquietano anche il presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, che ha chiesto alla comunità internazionale di «prendere sul serio il rischio dell’uso delle armi atomiche. È facile dire che i timori sono infondati, ma i politici devono essere preparati al rischio di un’escalation», ha affermato il presidente finlandese. Che poi ha specificato: «Se verranno usate le armi nucleari, sarà la fine del mondo».Per quanto riguarda il ricorso agli armamenti più letali, in effetti, sta continuando a far discutere la scelta di Washington di dotare Kiev delle controverse munizioni all’uranio impoverito. Secondo John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, «diversi studi dimostrano che non c’è il rischio di radiazioni», ma Mosca la vede molto diversamente: l’uso dell’uranio impoverito è «una notizia molto brutta», ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «L’uso di questi proiettili», ha spiegato, «ha avuto conseguenze molto, molto tristi, registrate anche dalle organizzazioni internazionali» nell’ex Iugoslavia, dove l’Alleanza atlantica li ha impiegati.Per il resto, Stoltenberg ha ribadito all’Europarlamento la decisa volontà della Nato di rimanere al fianco di Kiev: «Il sostegno all’Ucraina», ha dichiarato, «deve continuare, gli ucraini stanno gradualmente guadagnando terreno. Si tratta di combattimenti duri, ma sono stati capaci di violare le linee di difesa russe, e questo mostra l’importanza del nostro aiuto». Nel concreto, il segretario dell’Alleanza atlantica ha spiegato che «Kiev sta guadagnando terreno, circa 100 metri al giorno. L’esercito russo era il secondo più forte nel mondo e ora è il secondo più forte in Ucraina: la realtà è che gli ucraini stanno superando le aspettative un’altra volta e il nostro dovere è sostenerli». Su questo punto, le dichiarazioni di Stoltenberg lasciano piuttosto perplessi. Sono settimane che, sul fronte sudorientale, le truppe ucraine avanzano. E 100 metri al giorno non sembrano progressi particolarmente apprezzabili, specie se valutiamo che ogni centimetro di terreno costa la vita di molti soldati. Ma soprattutto le affermazioni del segretario della Nato stridono con le stime fatte dai servizi militari americani circa due settimane fa. Il rapporto degli 007 statunitensi, citato dal Washington Post, sosteneva che l’Ucraina non sarebbe in grado di conquistare Melitopol, obiettivo strategico fondamentale per tagliare in due le difese russe e imprimere così una svolta decisiva al conflitto. I 100 metri al giorno di Stoltenberg, al contrario, sembrano confermare che le ostilità si configurano tuttora come una logorante guerra d’attrito. Non è un caso che, già da tempo, siano iniziate le grandi manovre diplomatiche per una risoluzione politica del conflitto, con lo stesso Volodymir Zelensky che, tra le altre cose, ha sostituito al ministero della Difesa il falco Oleksi Reznikov con la colomba Rustem Umerov. Però, va da sé, più terreno si conquista e più potere contrattuale avrà Kiev al momento di sedersi con Mosca allo stesso tavolo. E la partita, appunto, non si gioca tanto nei cieli, con i bombardamenti strategici o gli attacchi a suon di droni che anche ieri non sono mancati, da ambo le parti, e che sanno più di propaganda che altro. La vera partita si gioca tutta sulle operazioni terrestri. Ma il tempo stringe: non manca molto, infatti, alle piogge autunnali, che renderanno quasi impossibile condurre offensive ad ampio raggio con mezzi pesanti. Nel frattempo sono emerse indiscrezioni scottanti sul conto di Elon Musk, che dalle fasi iniziali della guerra ha messo a disposizione di Kiev la sua rete satellitare Starlink, ma che ora rischia di passare per «putiniano». Secondo Walter Isaacson, obamiano ed ex direttore della Cnn, l’anno scorso il patron di Tesla avrebbe ordinato ai suoi ingegneri di disattivare la rete vicino alla costa della Crimea per ostacolare un attacco di droni marini dell’Ucraina contro la flotta russa. Stando a queste anticipazioni della biografia che Isaacson ha dedicato a Musk, il proprietario di Tesla avrebbe agito in tal modo per evitare una sorta di «mini-Pearl Harbor» e le eventuali ritorsioni di Mosca (atomiche incluse). Il libro uscirà nelle librerie il prossimo 12 settembre e, per ora, Musk non ha rilasciato commenti.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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