2020-07-06
«Ormai votiamo solo sui decreti. Succedeva così nel Ventennio»
Il fondatore di Fdi Ignazio La Russa: «Le urne restano la soluzione, ma i giallorossi scappano. Certo un 5-1 alle regionali sarebbe da ko. Governissimo? Il Cav parla in teoria, noi diremo sempre no».Vicepresidente del Senato, tra i parlamentari più esperti di questa legislatura, fondatore di Fratelli d'Italia, titolare di una posizione di «regia» politica sapientemente costruita, Ignazio La Russa conversa con La Verità all'indomani della manifestazione di sabato del centrodestra. Piazze piene, urne (regionali) piene?«Non è un'equazione sempre a prova di bomba: però meglio piazze piene che piazze vuote. Anche se da qualche tempo la fatica che dobbiamo fare è quella di non riempirle troppo: dobbiamo quasi dissuadere le persone… Sabato abbiamo organizzato la manifestazione di mattina alle 10 di fatto rendendo impossibile l'arrivo a chi è di fuori Roma. Ma abbiamo voluto rispettare la massima prudenza: lo sapete che il contagio colpisce solo le manifestazioni contro il governo? Questo Coronavirus dev'essere allineato a sinistra…».Ma come si fa a ottenere le urne nazionali? «Ci sono due strade. La prima sarebbe la più classica, ma è difficile che si realizzi: che la maggioranza si rompa in modo traumatico. Su questo, la spinta esterna dell'opposizione può contribuire, ma serve la lite interna. Però in genere il mastice delle poltrone aiuta le maggioranze anche traballanti a superare i contrasti».E la seconda strada?«Che arrivi la legge elettorale che loro vogliono. Si badi bene: non al punto che si convincano di poter vincere, questo mi pare impossibile. Ma che almeno li faccia sperare di avere una situazione post voto senza vincitori. Uno scenario da proporzionale puro».Considerando anche una campagna elettorale di appena 45 giorni, per votare alle politiche il 20 settembre occorrerebbe uno scioglimento delle Camere al massimo tra fine luglio e i primi di agosto. È realistico?«Eh, temo sia solo una petizione di principio a questo punto».Secondo i sondaggi, il centrodestra si affermerà alle Regionali per 4-2. Se così fosse, sulle 20 Regioni, ben 16 sarebbero governate dal centrodestra e solo 4 dal centrosinistra. Questo scollamento tra Parlamento e corpo elettorale sarebbe un caso da manuale per sciogliere, secondo la tradizionale dottrina costituzionale. «Siamo in una situazione anomala, perché non c'è mai stato il caso di un partito che ha superato il 30%, come i grillini, e che, nella migliore delle ipotesi per loro, si ritroverebbe dimezzato in caso di nuove elezioni. Certo, il 4-2 li metterebbe in seria difficoltà, magari proverebbero a valorizzare il successo in non so quale Comune sperduto. Un 5-1 li metterebbe knockout».Non sarebbe pragmatico puntare a elezioni a inizio 2021? Il centrodestra è in grado di negoziare in modo rispettoso ma robusto con il Quirinale su questo obiettivo? «Temo che il Colle non accetterebbe una trattativa di questo genere. Direbbe: “Non tocca a me, io registro ciò che avviene in Parlamento". Non gliene faccio una colpa, non accuso il Quirinale, è una scelta legittima, ma da molto tempo viene data un'interpretazione basata solo sui numeri in Parlamento».Alcuni hanno dimenticato il monito di Costantino Mortati sull'opportunità di sciogliere le Camere se ci sono «gravi disarmonie» con il corpo elettorale?«Non l'hanno dimenticato, e noi lo abbiamo citato con forza. Del resto, però, la valutazione sulla discrepanza con gli elettori - se ci sia o meno - spetta al capo dello Stato. Lo ripeto: non colpevolizzo, è un'interpretazione costituzionale che si è affermata da un po': quella per cui finché ci sono i numeri alla Camera e al Senato, non si scioglie il Parlamento. Però diciamo…».Diciamo?«Che mi piacerebbe vedere la controprova. Un presidente espresso dal centrodestra e magari una situazione complessivamente a parti invertite. Sarebbe interessante vedere cosa accadrebbe…».Mi affido alla sua lunga esperienza. La maggioranza traballa da mesi, e quasi non si vota più in Parlamento proprio per evitare incidenti. Si può far finta che questa situazione sia normale? «Si votano ormai solo fiducie su decreti. Situazione curiosa: nel Ventennio i decreti erano la regola e le leggi un'eccezione. Ora nella Costituzione ci sarebbe scritto il contrario. E invece…». Veniamo ai partiti di centrodestra. Osservata speciale è Forza Italia. La settimana scorsa un'intervista di Silvio Berlusconi a Repubblica è stata forzata nel titolo. Però una domanda sorge. Se si dice (giustamente) che la sinistra voleva un colpo di Stato silenzioso, che ha fatto uso politico della giustizia, poi come si fa a prefigurare anche solo teoricamente una maggioranza con il Pd?«Il titolo era indubbiamente forzato, però diciamo che il testo dell'intervista ha lasciato qualche spazio alla forzatura… Detto questo, io escludo che Forza Italia possa fare una maggioranza di quel tipo. Berlusconi si è spinto al massimo punto teorico possibile, dicendo che ogni soluzione è astrattamente possibile, a patto però che lo decida il centrodestra nel suo insieme. Questo ha detto, e io penso sia la verità. Nel senso che se anche qualcun altro volesse il governissimo, noi per esempio saremmo nettamente contrari».Che possono fare Lega e Fdi per aiutare Fi? Il rilancio della battaglia su maggioritario e presidenzialismo potrebbe servire a cementare l'alleanza e a evitare calcoli da proporzionale?«Questo è scontato. Io penso che Berlusconi punti anche a una riforma equilibrata della giustizia. Credo che sia giusto, per farlo sentire sempre più a casa sua nel centrodestra che lui ha fondato (cosa che io non dimentico e che non è giusto dimenticare), aiutarlo in questo obiettivo. Ma al tempo stesso la destra deve essere il baluardo di una riforma non squilibrata nell'altro senso: non si può confondere tutta la magistratura con ciò che ha fatto una piccola parte della magistratura, buttando anche il bambino con l'acqua sporca».Veniamo alla Lega. Che consiglio darebbe a Matteo Salvini, che guida il primo partito?«Io non lo vedo affatto depotenziato come qualcuno vorrebbe descriverlo. Chi ha raggiunto il massimo del consenso facendo il ministro è naturale che possa avere una piccola perdita di consenso stando all'opposizione. Il mio suggerimento, e credo non si tratti di un consiglio estraneo alle sue valutazioni di questo periodo, è di non guardare i sondaggi. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo proseguito per la nostra strada quando eravamo al 2%, quando eravamo al 6%, e ora che siamo al 16%. Dopo di che…».Dopo di che?«Immagino che Salvini abbia forse bisogno, nel suo partito, di sentire davvero che la sua leadership non è basata solo sui consensi. Noi, e mi prendo questo merito, abbiamo scommesso su Giorgia Meloni anche quando i nostri numeri erano molto diversi da quelli di adesso».Veniamo a voi di Fdi. Grande crescita, clima molto positivo. Che errori non dovete commettere? «Quello di non snaturarci. Il rischio della crescita è che, per conservarla o per incrementarla, uno possa appunto snaturarsi. Conosciamo chi vuol salire sul carro dei vincitori, e poi naturalmente sarebbe pronto a scendere se il carro a un certo punto non gli sembrasse più vincente. Dobbiamo aprire le porte, ma non snaturarci né nella struttura né nella linea politica».Come valuta il gioco di establishment e anche dei giornaloni di blandire la Meloni per attaccare Salvini? I due si parlano a sufficienza per sottrarsi a queste trappole altrui? «Chi vuole fare questo gioco casca male con noi, perché siamo vaccinati. È stato fatto con Fini contro Berlusconi. Salvini sappia che siamo assolutamente vaccinati». In caso positivo, se cioè le urne fossero all'orizzonte, com'è organizzato il lavoro del centrodestra per costruire priorità di governo? Non parlo di totoministri e nemmeno di programmi di duecento pagine. Ma ci sarebbero alcune priorità pronte con un lavoro strutturato?«Vedo alcune idee chiare. Sull'Ue, non siamo anti europei, ma vogliamo un'Europa che ci rispetti. Sull'immigrazione, siamo tutti convinti che sia una risorsa solo se è guidata, regolata e non clandestina, altrimenti diventa un dramma sociale, specie se si vogliono mettere gli italiani in seconda fila. E poi sull'economia, naturalmente, siamo tutti concordi su un forte abbassamento delle tasse».Domanda finale. Il fattore umano. Lei conosce i tavoli della politica, sa misurare gli sguardi… C'è sincerità e buona volontà reciproca dalle vostre parti o ognuno gioca la sua partita e basta?«La domanda è difficile, e bisogna fare una differenza con il passato. Se uno pensa al vecchio centrodestra, con Berlusconi, Bossi, Fini, Casini, era pacifico che il leader fosse Berlusconi. E non solo per i voti, ma perché la formula l'aveva inventata lui, per tante ragioni. Eppure anche lì, come abbiamo ricordato, ci furono contrasti non piccoli».E stavolta?«Ci sono due leader giovani, Salvini e Meloni. Berlusconi è chiaramente un padre nobile, e sa che il suo ruolo a centrocampo oggi è decisivo. Tornando a Salvini e Meloni, sanno di avere molte idee in comune, ma anche due partiti non uguali. È naturale che ci sia una sana competizione, e sarei un bugiardo se dicessi di non vedere a volte qualche squilibrio, chiamiamolo così. Ma so di certo che entrambi sono molto intelligenti, e sanno perfettamente che ognuno senza l'altro sarebbe meno forte. Per questo sono fiducioso».