
Oltre alla Bce anche l’Eba boccia lo sconto fiscale per il Banco, ma in assemblea l’ad di Unicredit non si sbilancia sull’offerta. Il valore del titolo si allinea alla proposta.Andrea Orcel non si sbilancia ma la strada che porta Unicredit a conquistare Banco Bpm appare in discesa. L’assemblea degli azionisti ha approvato, all’unanimità (99,88% voti favorevoli) l’aumento di capitale a servizio dell’operazione. Una vittoria per l’amministratore delegato che, comunque, non si è sbilanciato: l’acquisizione verrà conclusa solo se in grado di creare valore. Un contributo positivo in questa direzione è arrivato dall’Eba (L’Autorità di vigilanza europea) che ha confermato il parere della Bce: Banco Bpm non potrà utilizzare il cosiddetto «Danish Compromise» per l’acquisizione di Anima. La bocciatura non rappresenta una buona notizia per Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm: l’assenza del beneficio costerà un miliardo a livello patrimoniale. Una vittoria invece per Orcel: «Tengo a rimarcare che avevamo ragione a considerare l’offerta escludendo Anima viste le incertezze e oggi le vediamo». Castagna comunque non si arrende. Il consiglio d’amministrazione fa sapere che l’Opa su Anima va avanti anche senza il beneficio patrimoniale. Tanto più che la maggioranza assoluta è molto vicina. L’Opa ieri sera ha raggiunto la soglia del 48,7%. C’è tempo fino al 7 aprile. L’assenza del beneficio patrimoniale non cambia le carte in tavola secondo il cda del Banco: ci sarà un minor dividendo nell’arco di piano 2024-2027 (sei miliardi contro sette) e una limatura del parametro patrimoniale al 13%.Le decisioni che arrivano da Francoforte hanno però impattato sulle quotazioni: Banco Bpm ha perso ancora lo 0,22% a 9,7 euro e Unicredit a 54,5 euro con una perdita dello 0,85%. Questo andamento potrebbe condizionare i parametri dell’offerta visto che, a queste condizioni non c’è convenienza. Tuttavia la strada è ancora lunga visto che Orcel aspetterà giugno prima di annunciare la proposta definitiva: «Proponiamo un prezzo che incorpora un premio di almeno il 15% rispetto al prezzo delle azioni di Bpm prima dell’annuncio dell’offerta su Anima», ha spiegato, «Come ormai noto, tale offerta ha caratteristiche che potrebbero aumentare, mantenere inalterato o diminuire il valore della banca e che ci riserviamo di valutare». Un’affermazione che contiene anche un avvertimento ai soci di Banco Bpm: se Unicredit si alza dal tavolo il prezzo del titolo inevitabilmente crollerà. Terreno sdrucciolevole. Meglio aspettare sperando in un rilancio da parte di Orcel. Tanto più che ad alcuni soci di Banco Bpm non è andata giù l’uscita di Castagna in occasione del meeting londinese con Morgan Stanley, durante il quale il banchiera aveva dato per assodato l’ok di Bce ed Eba. Dichiarazioni che hanno automaticamente alzato il valore del titolo. L’assemblea di Unicredit ha approvato altri punti fondamentali, come il bilancio 2024 e la politica di remunerazione, che prevede un aumento dello stipendio complessivo per Andrea Orcel a 13,2 milioni di euro. L’assemblea ha inoltre discusso il futuro dell’esposizione di Unicredit in Russia, con l'impegno da parte della banca di ridurre progressivamente la propria presenza in quel paese.Nel corso dell’assemblea è emersa l’attuale composizione dell’azionariato della banca: Blackrock detiene il 7,377% del capitale sociale, Capital Research and Management Company è al 5,163%, Fmr Llc è al 3,090%.In sintesi, l’assemblea di Unicredit ha dato il via a una fase cruciale della strategia di espansione e consolidamento della banca. Con l’approvazione dell’aumento di capitale e la conferma della strategia su Banco Bpm, il gruppo di Piazza Aulenti si prepara a rafforzare la propria posizione nel panorama bancario europeo, mentre la bocciatura dell’Eba sul Danish Compromise apre la strada a un’offerta più snella e mirata su Banco Bpm, il cui esito avrà riflessi significativi per il settore bancario italiano ed europeo. Soprattutto se la campagna di Germania avrà successo
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
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Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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