2023-12-18
Ora Pfizer ci vaccina contro il patriarcato
La filiale italiana del colosso incassa un surreale premio per l’impegno a favore della «parità di genere», più la paginata celebrativa su Avvenire. E pontifica sui «dati relativi ai femminicidi». Di quelli relativi agli effetti avversi, invece, continua a infischiarsene.Avrà pure firmato contratti segreti per rifilarci, a condizioni capestro, i vaccini anti Covid. Avrà pure aggiustato le sperimentazioni cliniche per magnificarne l’efficacia e minimizzarne le controindicazioni. Avrà pure nascosto per mesi che, all’opposto, i suoi preparati non schermavano affatto dal contagio. Però, su Pfizer, una cosa va ammessa: è «attenta alla parità di genere». Lo assicura Rina, «una delle principali società di certificazione, attiva in più di 70 Paesi». E ce ne dà conto l’inserto di salute e benessere curato da Studionews, «agenzia di stampa telematica», per il quotidiano della Conferenza episcopale, Avvenire.Come poteva essere diversamente? Gli effetti collaterali dei vaccini anti Covid non hanno sesso. Non discriminano signori, signore, etero, gay, «fluidi». Per esempio, le miocarditi colpiscono di più i giovani maschi. In compenso, le alterazioni del ciclo mestruale sono un’esclusiva femminile - eh già: checché ne dicano gli ideologi trans, solo le donne hanno il ciclo.Per la sezione italiana della multinazionale, appena premiata, il riconoscimento dell’impegno «verso equità e inclusione» è un booster di fighetteria, per provare a restare sulla cresta dell’onda, mentre i profitti della casa madre, derivanti dai farmaci a mRna, colano a picco. È la dose di onorabilità inoculata proprio al momento giusto, proprio «in un periodo storico in cui il tema della discriminazione di genere è diventato di dibattito pubblico, alla luce dei recenti tragici eventi e dei dati relativi ai femminicidi in Italia».Peccato che non sia diventato tema di discussione, invece, quello delle reazioni avverse ai medicinali contro il coronavirus. Nemmeno un’agenzia di certificazione si è mossa. Le autorità regolatorie hanno liquidato la faccenda con una formuletta burocratica: i vaccini sono «efficaci e sicuri». Da noi, l’Aifa non voleva che trapelassero informazioni sulla facilità con cui il Sars-Cov-2 rompeva lo scudo immunitario creato dal farmaco. Nessun «dibattito pubblico»; anzi, chi osava sollevare il problema veniva coperto di improperi. Sostenere che in quei «rimedi» ci fosse un rovescio della medaglia, questionare il rapporto rischi/benefici delle iniezioni in certe categorie di popolazione, tipo i giovanissimi, significava essere nemici della scienza. Alleati del virus. «Sorci» no vax.Di «dati relativi ai femminicidi», in questo Paese, ce ne sono in abbondanza. Di rilevazioni sulle vittime delle punture, molte meno. I numeri che si trovano qua e là sarebbero sufficienti per concludere che, mentre quella delle donne uccise, almeno sul piano meramente statistico, non è un’emergenza, quello delle persone che hanno patito conseguenze dai vaccini è un faldone che merita di essere approfondito. Ma se persino chi è incaricato di vigilare chiude entrambi gli occhi, figuriamoci quali possono essere le priorità della casa farmaceutica: la «rappresentanza femminile in posizioni di leadership» e le «iniziative globali e locali in materia di diversità, equità e inclusione». Prima del danneggiato, viene il patriarcato. L’umorismo della storia: quelli di Pfizer, che hanno inventato il Viagra, adesso si riconvertono alla crociata contro la mascolinità tossica. Loro, che di intrugli tossici dovrebbero saperne qualcosa.Sarebbe bello sapere qualcosa pure del bizzarro intreccio mediatico-politico: l’elogio woke di Pfizer è comparso sul giornale della Cei; e all’incirca nelle stesse ore in cui il colosso dei medicinali celebrava i propri traguardi femministi, il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, su X, difendeva l’importanza di programmi per garantire «diversità, equità e inclusione». Le nozze del vigilante col vigilato, officiate dai vescovi... Dunque, nel mondo al contrario, anziché un’indagine - scientifica, beninteso: siamo mica qua a invocare le toghe - Pfizer incassa un premio. Di consolazione: gli affari non stanno andando a gonfie vele. Per qualche oscura ragione, la crociata contro le discriminazioni di genere non spinge la gente a porgere il braccio per l’ennesima volta, né gli Stati a prenotare altre vagonate di dosi, con gli avanzi che stanno già marcendo nei frigoriferi. Il prossimo premio a chi risolverà il mistero: se la gente non si vaccina, la colpa è del vaccino scadente oppure del patriarcato?
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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