Fin qui, dicevamo, la «condanna» parlamentare nei confronti di uno dei leader dell'opposizione e del capo di quello che al momento risulta essere il primo partito d'Italia. Salvini, come egli stesso ha spiegato, non ha rubato e non si è messo in tasca un euro di tangenti. Semplicemente ha deciso di mettere in pratica ciò che aveva promesso agli italiani durante le elezioni e per cui aveva preso i voti. Sulla Gregoretti, e sulle altre navi fermate, la sua è stata una scelta politica coerente con il programma annunciato agli italiani. Ma a quanto pare, prendere decisioni politiche, popolari o impopolari, è roba da codice penale. Dunque ci permettiamo di segnalare alla magistratura una serie di altri governanti che si sono resi responsabili di reati «politici». Cominciamo da lontano, ripescando il nome di Massimo D'Alema il quale, nonostante la Costituzione ripudi la guerra, nel marzo del 1999 da presidente del Consiglio fece alzare in volo i tornado italiani mandandoli a bombardare Belgrado e, per di più, senza passare dal Parlamento. Segue Giuliano Amato, altro premier, che il 10 luglio del 1992, nonostante la solita Costituzione tuteli la proprietà privata e pure il risparmio, si rese responsabile di un furto con destrezza sui conti correnti degli italiani, prelevando nella notte il 6 per mille a ricchi e poveri.
Ansa
Le linee guida iniziali di Roberto Speranza hanno depistato tutti, descrivendo un morbo serio ma curabile come terrificante. Salvo vietare ai medici di dare ai malati farmaci veri: solo isolamento e paracetamolo. Che però hanno giocato entrambi nella squadra del virus.
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- A 25 anni dalla legge che restituisce alla collettività le ricchezze sottratte ai racket, 20.000 immobili su 37.000 restano sospesi. Preda di incuria e vandali o perfino rimasti in possesso degli illegittimi proprietari. Dopo la mafia, va sconfitta anche la burocrazia.
- L'ex toga antimafia Gian Carlo Caselli: «Per far funzionare la norma del '96 serve semplificare e investire, ma manca la volontà politica. Le aziende confiscate potrebbero essere motore di sviluppo. Invece ci si arrende al loro fallimento».