Fin qui, dicevamo, la «condanna» parlamentare nei confronti di uno dei leader dell'opposizione e del capo di quello che al momento risulta essere il primo partito d'Italia. Salvini, come egli stesso ha spiegato, non ha rubato e non si è messo in tasca un euro di tangenti. Semplicemente ha deciso di mettere in pratica ciò che aveva promesso agli italiani durante le elezioni e per cui aveva preso i voti. Sulla Gregoretti, e sulle altre navi fermate, la sua è stata una scelta politica coerente con il programma annunciato agli italiani. Ma a quanto pare, prendere decisioni politiche, popolari o impopolari, è roba da codice penale. Dunque ci permettiamo di segnalare alla magistratura una serie di altri governanti che si sono resi responsabili di reati «politici». Cominciamo da lontano, ripescando il nome di Massimo D'Alema il quale, nonostante la Costituzione ripudi la guerra, nel marzo del 1999 da presidente del Consiglio fece alzare in volo i tornado italiani mandandoli a bombardare Belgrado e, per di più, senza passare dal Parlamento. Segue Giuliano Amato, altro premier, che il 10 luglio del 1992, nonostante la solita Costituzione tuteli la proprietà privata e pure il risparmio, si rese responsabile di un furto con destrezza sui conti correnti degli italiani, prelevando nella notte il 6 per mille a ricchi e poveri.
Lucia Annunziata (Ansa)
Vip e intellettuali di sinistra amano dipingersi come una colonna di poveri profughi in fuga dal satrapo. Eppure i cittadini rimproverano semmai all’esecutivo di essersi troppo normalizzato, non il contrario.
Antonio Scurati (Ansa)
È stata la conduttrice ad aprire la polemica: una rivalsa dopo la «retrocessione»?
In Francia l’industria della componentistica elettrica si rilancia, L’IEA critica l’Unione europea sull’energia, Biden alza i dazi contro la Cina, i prezzi bassi della CO2 mettono in crisi la transizione europea, il sindacato americano dei lavoratori dell’auto si espande.
Giorgia Meloni (Ansa)
Lo scrittore s’accorda con Rai 3 per un monologo gratuito sul 25 aprile, poi vuole soldi per insultare il premier. La trattativa salta, il Pd ne fa un martire. Giorgia Meloni chiude i conti pubblicando il «discorsetto» su Facebook.