Però adesso processate anche questi

Però adesso processate anche questi
Ansa/Getty Images
Matteo Salvini sarà processato per sequestro di persona. La decisione era talmente scontata che ieri abbiamo praticamente annunciato l'autorizzazione a procedere contro l'ex ministro dell'Interno come se fosse cosa fatta. Non perché in redazione fossimo dotati di una palla di vetro atta a prevedere il futuro, ma semplicemente perché sarebbe bastato fare i conti per avere la certezza che il capo della Lega non sarebbe riuscito a sfuggire al plotone d'esecuzione che era stato allestito dalla maggioranza giallorossa. I 5 stelle, il Pd, Italia viva e Leu non vedono l'ora di levarsi dai piedi un rompiscatole all'opposizione e dunque gettarlo tra le braccia dei giudici è sembrata la soluzione più rapida per sbarazzarsi di un concorrente. D'ora in poi, invece di girare l'Italia per fare campagna elettorale, Salvini dovrà recarsi in tribunale a difendersi dalle accuse. Giulia Bongiorno, che l'ex ministro si è scelto come avvocato difensore, ha provato in ogni modo a convincere i senatori, ma la sua arringa è stata fatica sprecata, in quanto tutto era già deciso. Sventolare i fogli con le dichiarazioni del presidente del Consiglio sull'obbligo di riassegnare i profughi ad altri Paesi prima di farli sbarcare o la trascrizione dell'intervista tv al ministro della Giustizia sulla condivisione delle decisioni a proposito della Gregoretti, non ha indotto la maggioranza a un rimorso di coscienza. Salvini va processato punto e basta, perché così la prossima volta che dovrà parlare di immigrazione starà bene attento alla spada di Damocle che pende sul suo capo e che rischia di tagliargli la testa con una condanna a 15 anni.

Fin qui, dicevamo, la «condanna» parlamentare nei confronti di uno dei leader dell'opposizione e del capo di quello che al momento risulta essere il primo partito d'Italia. Salvini, come egli stesso ha spiegato, non ha rubato e non si è messo in tasca un euro di tangenti. Semplicemente ha deciso di mettere in pratica ciò che aveva promesso agli italiani durante le elezioni e per cui aveva preso i voti. Sulla Gregoretti, e sulle altre navi fermate, la sua è stata una scelta politica coerente con il programma annunciato agli italiani. Ma a quanto pare, prendere decisioni politiche, popolari o impopolari, è roba da codice penale. Dunque ci permettiamo di segnalare alla magistratura una serie di altri governanti che si sono resi responsabili di reati «politici». Cominciamo da lontano, ripescando il nome di Massimo D'Alema il quale, nonostante la Costituzione ripudi la guerra, nel marzo del 1999 da presidente del Consiglio fece alzare in volo i tornado italiani mandandoli a bombardare Belgrado e, per di più, senza passare dal Parlamento. Segue Giuliano Amato, altro premier, che il 10 luglio del 1992, nonostante la solita Costituzione tuteli la proprietà privata e pure il risparmio, si rese responsabile di un furto con destrezza sui conti correnti degli italiani, prelevando nella notte il 6 per mille a ricchi e poveri.


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«Mamma mi strozza», ma il giudice archiviò
La casa del delitto, a Muggia, Trieste (Ansa). Nel riquadro, Olena Stasiuk
Emergono nuovi, incredibili particolari sulla morte del piccolo Giovanni, sgozzato da Olena Stasiuk a Muggia. Nell’esposto del 2023 del padre contro la ex, c’è la testimonianza della vittima sulla madre: «Mi ha infilato un dito nel sedere». Il pm: «Beghe tra coniugi».

Il piccolo Giovanni aveva paura della mamma e non riteneva una «buona idea» trascorrere del tempo con lei. Sono sempre più inquietanti i particolari che emergono sulla morte del bimbo di nove anni sgozzato dalla mamma Olena Stasiuk nel suo appartamento a Muggia, in provincia di Trieste.

Merz: l’Europa sono io (più Parigi)
Friedrich Merz (Ansa)
Il cancelliere conferma che alla guida del continente devono esserci solo i tedeschi e i transalpini. E per avere un’Unione più utile a Berlino, punta a sopprimere il veto.

L’Unione europea non funziona più? Facciamone un’altra, più piccola e maneggevole, in tandem con la Francia. Questo il senso profondo di quanto dichiarato ieri dal cancelliere tedesco, Friedrich Merz, nel corso di un convegno organizzato dalla Süddeutsche Zeitung.

Con i soldi che gli abbiamo regalato Zelensky fa fare gli affari a Macron
Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron (Ansa)
Il presidente vola in Francia e compra 100 Rafale, 8 contraeree, radar, bombe e treni: con i caccia svedesi, il conto supera i 30 miliardi (nostri). E Ursula vuol dargliene altri 70, per coprire il «deficit enorme» di Kiev.

Ai grandi magazzini Lafayette, Volodymyr Zelensky ha comprato 100 caccia, otto contraeree, quattro sistemi radar, sei di lancio di bombe e 55 treni. Così, senza aver ancora spedito manco un legionario straniero al fronte, Emmanuel Macron ha raccolto, per conto della sua industria bellica, i dividendi delle passerelle dei volenterosi.

L’Italia si mette all’erta per la guerra ibrida
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni durante il Consiglio supremo di Difesa (Ansa)
Al Consiglio supremo di Difesa, con Mattarella, c’era la Meloni con mezzo governo. La nota del Colle: «Vigilare sugli attacchi cyber, adeguarsi alla sfida dei droni russi. A Gaza cessi l’occupazione, però Hamas va disarmata. Ignobile l’antisemitismo».

Un appuntamento fisso che in questo caso, visto il contesto, assume un’importanza diversa. Si tratta del Consiglio supremo di Difesa, che si tiene periodicamente al Quirinale e che ieri ha visto all’ordine del giorno, oltre all’evoluzione dei conflitti in corso, anche le minacce ibride, con riferimento alle possibili ripercussioni sulla sicurezza dell’Italia e dell’Europa. Cina e Russia, in particolare, sono state portate all’attenzione del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che appena due giorni, fa al Bundestag, ha fatto riferimenti al rischio nucleare.

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