2019-12-15
«Ora il Parlamento indaghi sul sistema che lodava Fiesoli»
Il commissario del Forteto Jacopo Marzetti: «Si poteva fare giustizia prima, ma fino all'arresto il guru veniva invitato in cda e convegni».Jacopo Marzetti è commissario della cooperativa Il Forteto. Dopo una lunga lotta, è riuscito a ottenere lo scioglimento della relativa associazione, fondata nel 2005 come una prosecuzione di quella creata negli anni Settanta da Rodolfo Fiesoli. Il guru della comunità agricola di Vicchio (Firenze), a lungo incensato dalla sinistra, è stato condannato in via definitiva a 14 anni e 10 mesi per maltrattamenti e violenza sessuale anche a danno dei minori che riceveva in affido.Dottor Marzetti, chiariamo: lei è commissario della cooperativa e ha fatto sciogliere l'associazione?«Sono stato nominato commissario della cooperativa Il Forteto proprio per interrompere ogni rapporto con le omonime associazione e fondazione».Che le vittime considerano espressione della «setta» di Fiesoli.«Non solo le vittime, ma le due commissioni regionali d'inchiesta».Il Forteto fu fondato nel 1977: ci sono voluti oltre 40 anni per arrivara a questo?«Sì: 40 anni di violenze e abusi sui minori. E ancora nel 2015, la maggioranza di centrosinistra alla Camera respinse la richiesta di commissariamento».E poi?«Con il governo gialloblù è arrivata la gestione commissariale, che è riuscita a convincere la Regione e di fatto a costringere i soci dell'associazione, ormai accerchiati, a decretarne lo scioglimento».Ha anche stanziato 820.000 euro di risarcimenti per le vittime.«Le tranche di risarcimenti di quest'entità sono due. E riguardano le vittime riconosciute a sentenza».Ce ne sono altre non riconosciute ufficialmente?«Certo».Quante?«Non saprei quantificare, ma sono molte».E perché?«Perché i reati sono stati prescritti». Be', dopo 40 anni...«Se nel 2015 si fosse deciso di commissariare e se oggi ci fosse stata più collaborazione istituzionale dalle realtà territoriali, sarebbe stata fatta giustizia prima».Cosa si può fare ora?«Far partire la commissione parlamentare d'inchiesta, affinché identifichi quelle vittime e istituisca un fondo statale per risarcirle».Perché dev'essere lo Stato a risarcirle?«Ci sono serie responsabilità delle amministrazioni locali e dello Stato: gli affidi sono proseguiti anche dopo le prime condanne».Ci sono state connivenze od omissioni politiche?«È un fatto che per tanti anni non si sia voluto commissariare la cooperativa».Solo questo?«La Regione e la città metropolitana finanziavano la fondazione e l'associazione».Le responsabilità politiche riguardano solo il passato?«No. Ma il mio ruolo m'impone di evitare considerazioni politiche. Ci sono state sicuramente responsabilità amministrative. E su queste la commissione d'inchiesta deve indagare».Esempi eclatanti?«Nel 2012 Fiesoli entrò nel cda dell'Istituzione don Milani, su conferma del sindaco di Vicchio. E pochi giorni prima dell'arresto veniva invitato sui palchi a celebrare il suo sistema di “famiglia funzionale"».Lei si è detto disponibile a partecipare alla commissione parlamentare d'inchiesta.«Spero di essere ascoltato il prima possibile».Non teme che cercheranno di deporla dall'incarico, per evitare che vada a rilasciare la sua testimonianza?«Guardi, da parte della gente io ricevo un'unica richiesta: parlare del Forteto, ovunque».Non percepisce resistenze? La classe politica che ha coperto Fiesoli di lodi non vorrà che affiorino quelle che lei definisce «responsabilità amministrative». In Toscana si vota nel 2020...«Ripeto: non posso entrare nel merito politico».Questo era chiaro.«Però posso dire che è grave che ci siano voluti oltre 40 anni per sciogliere associazione e fondazione e che, ancora oggi, si cerchi di rimandare l'insediamento della commissione parlamentare d'inchiesta».Che altro?«A volte si è tentato di negare il sacrosanto diritto di parlare di questo scandalo».Parla delle polemiche sulla sua partecipazione al convegno «Da Barbiana a Bibbiano»?«È inaccettabile pretendere che non se ne parli. Solo parlando e supportando le azioni della magistratura si possono scoperchiare certi sistemi».Quindi, da Bibbiano a Vicchio, i «sistemi» esistono?«Qualcuno si ostina a dire “Lì o là non c'era un sistema, c'erano casi isolati"... Bene, ma quando ci sono di mezzo i bambini anche un solo caso è gravissimo».C'è un modo per proteggere i minori da tali abusi?«Uno strumento può essere il tutore volontario per i minori mandati in affido».Cioè?«Un privato cittadino, quindi completamente esterno al sistema e alla struttura statale, che può denunciare eventuali irregolarità».Non esiste ancora?«Esiste, ma lo si assegna solo ai minori stranieri non accompagnati. È un istituto che va esteso».Lei resterà commissario della cooperativa Il Forteto?«Questo non lo so. Lo deciderà il ministero della Giustizia. L'importante è che quello che ho fatto non vada perduto, perché la setta di Fiesoli non è stata ancora del tutto sconfitta».