2018-11-11
L'accanimento c'è stato ma ora non ha più alibi
Provate a digitare sul vostro computer le seguenti parole: indagato e falso. In video vi compariranno una serie di link dedicati alle vicende giudiziarie dei sindaci di Agrigento, Terni, Cagliari, Torino e Milano. Negli ultimi due casi i nomi degli indagati sono piuttosto noti, trattandosi di Piero Fassino, ex primo cittadino del capoluogo piemontese, e di Beppe Sala, attuale capogiunta della città lombarda. (...)(...) A seguire potrete trovare i nomi di qualche governatore di Regione, molti quelli di uomini delle forze dell'ordine e così via. Questo per dire che, se si ricopre un incarico pubblico, o si è pubblici ufficiali, finire indagati per falso non è la regola, ma neppure l'eccezione. Tuttavia, leggendo i giornali, nelle ultime settimane pareva che la sola a essere sulla graticola con l'accusa di aver detto il falso fosse il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Intendiamoci, la signora non ha il dono della simpatia e neppure un gran carisma. Per di più la città che amministra da un paio di anni è ridotta peggio di prima, con le buche per le strade, gli autobus che s'incendiano in strada, la metropolitana che si ferma, l'immondizia che trabocca dai cassonetti. Insomma, per dirla con un sito che racconta ogni giorno le cose che non vanno nella Capitale, Roma fa schifo. Ma tutto ciò non si può mettere sulle sole fragili spalle della Raggi, la quale ha la colpa di avere fatto poco o niente negli ultimi 24 mesi, ma non è la responsabile numero uno del degrado.Però, forse perché nei giornali che in passato hanno osannato Francesco Rutelli e Walter Veltroni la sindaca non gode di grande simpatia, sulla Raggi si è abbattuta una gragnuola di colpi. In particolare per questa faccenda del falso. Di che cosa si tratti credo che pochi lo sappiano, in compenso tutti o quasi, nelle redazioni e nei partiti, hanno scommesso le loro carte sulla condanna della signora Virginia. Il succo della storia è il seguente. Dopo la sua elezione la sindaca promuove un certo Renato Marra, fratello di un suo stretto collaboratore. La nomina è controversa, ma soprattutto consente al funzionario premiato di fare, oltre a un passo avanti nella carriera, un bel salto con lo stipendio. Dopo un po' si scopre che la scelta non è tra le più corrette e la promozione finisce in Procura. La Raggi, interrogata, si attribuisce la paternità della decisione, negando che sia stato il fratello a far ottenere ruolo e soldi a Renato Marra. I giudici però non le credono e quindi la sindaca finisce rinviata a giudizio.In sé la vicenda è niente, perché non ci sono tangenti o ruberie. Si tratta semplicemente di una promozione che fa discutere, forse sussurrata all'orecchio della Raggi dal suo collaboratore, forse no. Ma giornali e opposizione non vedono l'ora di regolare i conti con la sindaca trasparente, nel senso che anche quando c'è non si vede. Per cronisti e sinistri è giunto il momento di dare un colpo di grazia alla giunta grillina, licenziandola. Così, per mano giudiziaria, si può liquidare l'esperienza di un'aliena in Campidoglio. In pratica, sono molti a sognare che quella della Raggi sia una parentesi a termine, da archiviare grazie al codice etico grillino che impone ai propri iscritti di dimettersi. Sui quotidiani, oltre ai titoloni in prima pagina vengono pubblicate le indiscrezioni sulle grandi manovre in vista del voto. Così possiamo leggere di che cosa farà Matteo Salvini e chi candiderà, insieme alla strategia del Pd renziano, già pronto a riprendersi il Comune più grande d'Italia.Invece, al posto dei dieci mesi di carcere chiesti dal pm, arriva il proscioglimento perché il fatto non costituisce reato. Il dispositivo per ora non spiega se la Raggi abbia mentito o meno e tuttavia stabilisce che il dolo non esiste e dunque la signora è libera di tornare a guidare Roma, con grande scorno di tutti quelli che auspicavano una sua condanna allo scopo di liberare la poltrona. Come dicevamo, non s'era mai vista un'accusa di falso diventare titolo da prima pagina, ma del resto non s'era mai vista prima d'ora tanta ostilità nei confronti di un sindaco, messo alla berlina fin dalle sue prime settimane di giunta.Ciò detto, levate di torno le imputazioni e dunque le azioni della magistratura, resta un problema di fondo, e cioè evitare il collasso della Capitale. Archiviato il processo, Virginia Raggi non deve più occuparsi delle accuse e quindi ha «solo» il compito di amministrare Roma. Tradotto in poche parole: non ha più scuse. Ora tocca a lei fare qualcosa per rilanciare la città. Le mancano tre anni prima di terminare il mandato, e in tre anni si possono fare molte cose. Per esempio cominciare a tappare le buche e ripulire la città. Sarebbe già qualche cosa per lasciare un segno.