2019-09-09
«Onorevoli 5 stelle, per dignità ribellatevi a questo inciucio»
Il vicesegretario leghista Andrea Crippa: «Nei prossimi mesi 9 senatori grillini lasceranno il loro gruppo in Aula. Spero si rivolti pure qualche piddino. Noi scateneremo la resistenza in piazza».Vicesegretario Crippa, come vanno le cose?(Sospira) «Le cose vanno bene a livello di organizzazione del partito: la gente è dalla nostra parte, è partecipe, si rende conto di quello che sta succedendo all'interno del Palazzo. Però sono preoccupato per il futuro del Paese».La preoccupa il pateracchio giallorosso?«Sarà il peggior governo della storia della Repubblica».Addirittura il peggiore?«Temo di sì, essendo formato da due partiti che per nome e per conto delle cancellerie europee e del Pse hanno improvvisato un'alleanza per mettere fuori gioco la Lega».Complotto internazionale?«Ingerenze di sistemi di potere esterni all'Italia si sono sicuramente verificate. E Sergio Mattarella è stato complice».Il presidente della Repubblica ha seguito il rituale: cade un governo, si cerca una nuova maggioranza.«Sì, ma la maggioranza non è solo una questione di numeri, è anche una questione di programmi. Pd e 5 stelle non vanno d'accordo su niente, eppure Mattarella ha certificato quest'alleanza. Evidentemente pure lui deve rispondere a quei centri di potere».Quali?«Be', se lo ricorda cosa successe quando, lo scorso anno, proponemmo Paolo Savona ministro dell'Economia, no?».Il Quirinale chiese di scartarlo per le sue posizioni antieuropeiste.«Appunto. Ma allora se i governi italiani li devono decidere a Parigi e Berlino, o a Bruxelles e Strasburgo, è inutile che andiamo a votare».Andrea Crippa, vicesegretario della Lega e vicinissimo a Matteo Salvini, è furibondo per l'inciucio tra dem e pentastellati. È ancora impegnato a costruire la classe dirigente del Carroccio al Sud («sono di ritorno dal Molise», ci riferisce), ma sta anche raccogliendo il dissenso degli esponenti grillini contrari all'accordo con il Pd. I famosi 9 senatori che lo avrebbero contattato perché non si sentono più rappresentati dal Movimento.Gli Scilipoti grillini ci salveranno dai giallorossi?(Risata) «Domani non credo».Quando, cioè, si voterà la fiducia in Senato.«Esatto. Però io quelle chiamate dai 9 senatori del M5s le ho ricevute davvero».Che vi siete detti?«Loro mi hanno spiegato che non si sentono più a casa loro nel Movimento per cui hanno combattuto nei territori, mettendoci la faccia. Hanno detto che l'alleanza con il Pd è una porcata. E che se possono trovare un'altra casa nella Lega, sono disponibili a passare con noi».Comunque, se il Senato vota la fiducia, il governo s'insedia.«La mia speranza ovviamente è che domani il governo non abbia i numeri a Palazzo Madama. La maggioranza però la troveranno, magari nel nome dello scranno parlamentare e dello stipendio».E allora i dissidenti quando verranno allo scoperto?«Nei prossimi mesi, quando arriveranno in Aula i provvedimenti su immigrazione ed economia, alcuni senatori dei 5 stelle lasceranno il loro gruppo parlamentare».Lei ha chiarito che la Lega «non è un'assicurazione sulla vita». Un'assicurazione, però, chi lascia il gruppo parlamentare d'appartenenza la chiede…«Valuteremo caso per caso. Se ci sono persone da sempre coerenti con i nostri valori, le nostre porte sono aperte. L'importante è che non si riduca tutto a un mercato delle vacche, per ottenere un collegio sicuro».I collegi elettorali, eventualmente, saranno quelli del Sud, dove non avete ancora una classe dirigente strutturata?«Queste persone non mi hanno parlato di collegi. E ciò dimostra che per loro è innanzitutto una questione di dignità politica. Si vergognano di uscire di casa e di presentarsi di fronte ai loro concittadini».Nomi o indizi per identificare i dissidenti?(Ride) «No, niente. Posso dire che sono persone sia del Sud sia del Nord e che ce ne sono sia al primo sia al secondo mandato».L'altro strumento che avete a disposizione per fare opposizione sono le commissioni parlamentari, di cui non lascerete le presidenze. Come vi muoverete?«In linea generale, io credo che l'ostruzionismo a oltranza non serva. Il nostro obiettivo non è bloccare il Parlamento. Ci opporremo strenuamente ai provvedimenti che danneggiano l'Italia. Se altri avessero almeno un impianto di partenza condivisibile, daremo il nostro contributo».E i provvedimenti condivisibili quali potrebbero essere?«Il taglio dei parlamentari. Il taglio del cuneo fiscale. I sì alle infrastrutture strategiche. Uno sfoltimento della burocrazia. La lotta serrata all'immigrazione clandestina».Lotta all'immigrazione clandestina? Sembra difficile…«Eh, però i 5 stelle hanno votato i decreti Sicurezza proposti da Salvini. Adesso che fanno? Se li rimangiano?».La Lega rischia di non ottenere nemmeno la presidenza del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, che spetta all'opposizione per legge. E che potrebbe finire a Silvio Berlusconi.«È vero, all'opposizione ci sono anche Forza Italia e Fratelli d'Italia, ma la Lega è il primo partito. Il Copasir dovrebbe andare a noi, anche perché abbiamo le giuste credenziali in tema di sicurezza. Perciò alla presidenza io vedrei benissimo lo stesso Salvini».Lei è vicinissimo al segretario della Lega: ci spiega cosa l'ha spinto ad aprire la crisi di governo, nonostante fosse chiaro da tempo che c'erano grandi manovre in atto tra Pd e 5 stelle - basti vedere il voto sulla presidente della Commissione Ue - e che Giuseppe Conte stava giocando una sua partita, magari sostenuto dal Colle?«Fino all'ultimo Salvini ha cercato di mandare avanti il governo gialloblù, nonostante tutti i sottosegretari e ministri leghisti gli chiedessero di staccare la spina. Si rendeva conto che, tutto sommato, quel governo alla gente piaceva».Quand'è che ha cambiato idea?«Dopo l'ultimo Consiglio dei ministri: 9 ore per uscire dal vertice con un pugno di mosche sulla giustizia».Altro che Tav, insomma.«Abbiamo percepito che c'era un accordo sottobanco tra Ms5 e Pd, che anche ministro dell'Economia e ministro degli Esteri non rispondevano al governo, ma al Quirinale - quindi a Bruxelles. E che Conte non era più una figura di garanzia. Per cui abbiamo capito che sarebbe stato impossibile portare temi come la flat tax nella prossima legge di bilancio».Ah ecco. Il nodo era il trappolone nella legge di bilancio.«Il trappolone esisteva. Avrebbero impedito alla Lega di portare avanti le sue proposte in materia economica».Eppure, un 5 stelle con il quale potreste ancora dialogare in futuro sembra esserci: Luigi Di Maio.«Con Di Maio noi abbiamo lavorato bene. È una persona leale, che cerca di rispettare gli accordi presi. Il suo problema è che non è lui a gestire veramente il partito».La casalinga di Voghera che ha votato la Lega, però, dirà: le europee le ha vinte la Lega e adesso ci ritroviamo Paolo Gentiloni commissario europeo. La mossa di Salvini penalizza tutta l'Italia.«La crisi era stata aperta proprio per senso di responsabilità verso la casalinga di Voghera, perché lei ci ha votato per farci risolvere i problemi, non per occupare le poltrone. Evidentemente abbiamo peccato d'ingenuità».Roberto Maroni è stato molto severo: a suo avviso è fallito il progetto salviniano di una Lega nazionale. Per lui esistono due Italie e bisogna tornare al progetto originario di un Carroccio nordista.«Il fallimento della Lega nazionale lo vede solo Maroni: siamo oltre il 30% e alle amministrative abbiamo vinto in posti dove prima non esistevamo nemmeno».Il Nord è scontento?«Niente affatto. Abbiamo vinto pure a Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni, non era mai successo. In Lombardia e Veneto abbiamo punte del 55%. Non esiste il fallimento della Lega nazionale e non esiste il disallineamento del Nord».Per assestare un bel colpo al governo giallorosso dovreste vincere le regionali in Umbria e in Emilia Romagna. Se però Pd e 5 stelle stipulassero un'alleanza elettorale, sarebbe dura…«In politica, uno più uno non fa sempre due».Che intende?«Pd e 5 stelle possono allearsi, ma la gente capirebbe che l'unica cosa che li tiene insieme è il desiderio di sbarrare la strada alla Lega. Sull'Umbria, che è la prima Regione in cui si andrà al voto, sono ottimista».Confida nella vittoria?«Abbiamo un'ottima candidata e, in più, l'Umbria è lo specchio del disastro delle amministrazioni Pd: giochi di potere, inchieste giudiziarie, il caos nella sanità».E l'Emilia Romagna?«È una sfida difficile. Ci sono tante roccaforti storiche di sinistra. Ma possiamo farcela. E se vincessimo in entrambe le Regioni, sarebbe un segnale devastante per il governo giallorosso».È un governo pensato per durare?«Secondo me ha il mandato di durare almeno fino al 2022, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. E creeranno le condizioni affinché il governo duri».Cioè?«L'Europa sarà molto più accomodante su conti pubblici e gestione dei clandestini. Io però confido sempre nella dignità politica dei parlamentari del Movimento 5 stelle e - perché no - anche del Partito democratico, che vedono in quest'alleanza un'aberrazione».Ma la Lega li reggerebbe due, tre o quattro anni all'opposizione? Vi possono cucinare a fuoco lento.«Siamo un partito nato all'opposizione. Siamo ancora più carichi. Scateneremo la resistenza in ogni piazza, in ogni via, in ogni paese d'Italia». I giallorossi avevano appena giurato e già era partita la prima inchiesta su Salvini, quella per la presunta diffamazione di Carola Rackete…«Noi non temiamo nessuno: né i magistrati, né i poteri forti, né gli attacchi mediatici quotidiani. Quando sei coerente e non hai scheletri nell'armadio, alla fine il popolo ti dà ragione».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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