2020-04-22
Ondata di nomine di basso livello. La «nuova» Mps rischia la svendita
Le tensioni interne ai 5 stelle e i litigi tra Pd e Italia viva hanno ritardato le scelte per le cariche pubbliche e inserito figure fuori contesto. Per la banca senese può significare restare schiacciata dalle richieste Ue.La partita delle nomine non è ancora finita. La scorsa notte sono state rese ufficiali le liste dell'azionista di maggioranza pubblico, il Mef, di Enel, Eni, Leonardo e Poste. Il manuale Cencelli è ancora all'opera per Terna ed Mps (anche se le liste sono fatte) e per le decine di aziende controllate dalle controllate pubbliche. Nei prossimi giorni dovranno essere decisi altri cda. Solo l'Eni ha 37 controllate. Di queste una decina devono ricevere indicazioni per rinnovare i rispetti vertici e board. Stesso discorso per Enel e gli altri colossi. Non va dimenticata la Rai che a sua volta vedrà il cambio dei manager di Rai Way, Rai Cnema e Tivù. E un altro pugno di pubbliche che portano l'elenco dei nominandi da oggi ai primi di maggio a un altro centinaio. Ed è su questi che i partiti non molleranno l'osso esattamente come è accaduto nelle ultime ore. La tensione dentro i 5 stelle e gli scontri con il Pd e le richieste di Italia viva hanno creato un effetto al ribasso. Basti pensare alla nomina di Carmine America in Leonardo. Dalla sua vanta l'amicizia alle superiori con Luigi Di Maio. Anche il ripescaggio di Federica Guidi in in settore che non è certo di sua competenza si spiega con l'insistenza di Matteo Renzi. Ma è su Mps dove l'effetto ribasso può giocare brutti scherzi.Guido Bastianini-Patrizia Grieco. Ecco il tandem che dovrà guidare il Monte dei Paschi lungo la strada della privatizzazione sotto il severo sguardo dei «vigili» europei. Il primo, è candidato a prendere il timone come amministratore delegato di Rocca Salimbeni sponsorizzato in orbita grillina, anche se al momento l'unico collegamento tra il banchiere e il Movimento è quella Genova assai cara a Beppe Grillo dove Bastianini ha guidato Carige. Il nome della Grieco come presidente è invece scelto dai «registi» del valzer delle poltrone suonato nelle sale del Pd. E pare una mossa più legata a spartizioni di carattere politico considerando che la manager arriva dalla presidenza dell'Enel passata tra l'altro a una vecchia conoscenza di Mps, l'avvocato Michele Crisostomo che aveva assistito Mps per l'operazione del prestito cosiddetto Fresh ai tempi del blitz su Antonveneta. Quanto ai possibili consiglieri, i tasselli del mosaico sono quelli che saranno piazzati all'ultimo tuffo. La gestione operativa è, dunque, affidata a Bastianini: originario di Gavorrano (Grosseto), laureato alla Luiss, ha iniziato la sua carriera presso l'ufficio Studi della Banca Nazionale dell'Agricoltura, per poi passare al Banco di Santo Spirito e quindi alla Banca di Roma. Con la nascita di Capitalia ha ricoperto diversi ruoli all'interno del gruppo prima della fusione in Unicredit. E nel 2008 è passato alla Sator di Matte Arpe per poi diventare presidente di Banca Profilo. Fino al 2016 quando è approdato alla guida di Carige nel 2016 proposto dal socio di maggioranza Malacalza, che lo ha però sfiduciato nel 2017. Nella seppur breve gestione dell'istituto ligure aveva messo in piedi una profonda ristrutturazione (arruolando anche l'allora direttore finanziario di Mps, Arturo Betunio) che prevedeva un aumento di capitale da 450 milioni e una drastica pulizia dei crediti deteriorati maturando anche un'esperienza di relazioni con la Vigilanza Francoforte che potrebbe tornare utile sul Monte. Che di fatto è una banca commissariata, con un margine di manovra limitatissimo per chi la deve far navigare fino all'uscita dello Stato del capitale prevista entro e non oltre il 2021. Negli ultimi anni l'ad uscente, Marco Morelli, ha infatti avuto un compito non facile: tenere l'operatività del Monte dei Paschi sopra la linea di galleggiamento all'interno delle boe piazzate dalla Commissione Ue e dalla Bce nel 2017 in cambio del via libera alla ricapitalizzazione statale e nel frattempo rispettare la rigida tabella di marcia sulla pulizia di bilancio eliminando la zavorra di sofferenze e incagli accumulati negli anni della crisi. Tutto in mezzo alle onde agitate dai tassi negativi e dalle stime sulla crescita del Pil sempre più ridimensionate. E con la certezza che le poltrone sulla Rocca verranno cambiate nuovamente se, e quando, arriverà un nuovo azionista di controllo privato. Il Tesoro, oggi al 68% del capitale, ha i mesi contati per scendere dal Monte senza farsi troppo male in termini di minusvalenze considerato il gap tra il valore di carico della partecipazione (6,49 euro) e il prezzo del titolo in Borsa (poco più di 1 euro). L'ultima partita da giocare è quella sulla cessione di circa 10 miliardi di crediti deteriorati alla Amco controllata dal Tesoro, in modo da agevolare un'aggregazione. Ma la trattativa tra il Mef e Bruxelles è ferma nel limbo alimentato dal coronavirus. E la zavorra rischia nel frattempo di diventare più pesante in vista di una nuova ondata di Npl prodotti dalla crisi, scoraggiando eventuali cacciatori. Nel frattempo, da Siena ieri si è levata la voce del sindaco della città, Luigi De Mossi, che ha chiesto un'azione risarcitoria alla Fondazione Mps nei confronti della banca per gli aumenti di capitale dal 2008 al 2011 pari a 3,8 miliardi (all'epoca dei fatti, l'ente senese era, infatti, il principale azionista del Monte). De Mossi dice la sua anche sulle nomine: «La continuità io l'ho chiesta ma non l'ho ottenuta. Con Morelli abbiamo fatto a sportellate in certi momenti ma ha dimostrato di aver fatto un buon lavoro, lui e tutto il cda». Il prossimo 18 maggio l'ultima parola sui candidati spetterà all'assemblea degli azionisti. I nuovi vertici rischiano di non portare avanti il lavoro di galleggiamento gestito da Morelli e di trattare con l'Ue mentre il valore della banca scende.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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