2021-06-26
Omosessuali, famiglie e pornografia. Che cosa dice la legge sotto assedio
Nonostante la lettera di denuncia dei 17 leader dell'Unione, Budapest non nega libertà ai gay. Ma inasprisce le misure contro i contenuti osceni e la pedofilia. Tenendo lontana la teoria gender anche dalla pubblicità.Leggi il testo in italiano della legge ungherese contestata dall'UeSarebbero stati soltanto due Paesi dei 27 membri dell'Ue a schierarsi apertamente dalla parte del premier ungherese Viktor Orbán giovedì sera durante il Consiglio europeo: Slovenia e Polonia.La giornata si era aperta con la pubblicazione di una lettera firmata da 17 capi di Stato e di governo (quelli di Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Estonia, Irlanda, Italia, Grecia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Spagna e Svezia) e indirizzata ai vertici europei. Nella lettera non viene nominata l'Ungheria, ma l'allusione è chiara: i 17 leader parlano di «minaccia contro i diritti fondamentali e in particolare il principio di non discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale», sostenendo che urge «continuare a combattere contro la discriminazione verso la comunità Lgbti».Chiamato in causa anche se girandoci attorno, il premier ungherese si è difeso. «L'omosessualità non c'entra con questa legge. Si parla dei minori e dei loro genitori, tutto qui», ha dichiarato. «L'omosessualità era punita sotto il comunismo e io ho lottato per la libertà e i diritti dei gay». Con lui si è schierato l'omologo sloveno Janez Jansa. Esiste un problema legislativo? La Commissione Ue ha a disposizione i meccanismi per verificarlo, ha ribattuto il premier.Da Budapest ha tuonato Judit Varga, ministro della Giustizia. «Sono anni che la stampa internazionale pubblica dichiarazioni indiscutibili sulla morte della democrazia» in Ungheria, ha dichiarato. «Questa volta si dice che l'Ungheria ha adottato una legge omofobica e discriminatoria. A nessuno importa che la dichiarazione firmata da diversi Stati membri dell'Ue contenga accuse false e che falsifichi il merito della legge ungherese omettendo parti essenziali. A nessuno importa notare che il focus della legge è la tutela dei bambini da qualsivoglia tipo di sessualità e che per questo motivo non può essere, per definizione, discriminatoria», ha affermato la Guardasigilli lamentando che ai firmatari non è venuto nemmeno in mente di «chiedere una spiegazione ufficiale». «L'orientamento sessuale e l'identità di genere rientrano pienamente nelle tutele della Costituzione ungherese», ha affermato il ministro, sostenendo che nel suo Paese «tutti sono liberi di esprimere la loro identità sessuale come ritengono» e «non c'è contraddizione» nel garantire allo stesso tempo i diritti e gli obblighi dei genitori nell'educazione dei figli.Dunque, che cosa contiene questa legge approvata il 15 giugno scorso? La Verità ha avuto accesso a una versione in inglese e ha deciso di tradurla in italiano per i suoi lettori. La legge è intitolata «Sull'adozione di misure più severe contro i pedofili e sulla modifica di alcune leggi per la protezione dei bambini». È composta di 25 articoli, di cui due contenenti le disposizione finali. Il primo titolo prevede un emendamento alla legge sulla protezione dei bambini e l'amministrazione della tutela. Il nuovo articolo recita: «Per garantire la realizzazione degli obiettivi stabiliti nella presente legge e l'attuazione dei diritti dei minori, è vietato rendere accessibile alle persone che non hanno raggiunto l'età di 18 anni un contenuto pornografico o che rappresenta la sessualità in modo gratuito o che diffonde o ritrae la divergenza dall'identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l'omosessualità».Si parla di tutela della famiglia e si vieta di «rendere accessibile alle persone che non hanno raggiunto l'età di 18 anni un contenuto che sia pornografico o che ritragga la sessualità in modo gratuito o che diffonda o ritragga la divergenza dall'autoidentità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l'omosessualità». Il terzo titolo riguarda la modificazione della legge sulla pubblicità. La nuova norma recita: «È vietato rendere accessibile alle persone che non hanno raggiunto l'età di 18 anni la pubblicità che ritrae la sessualità in modo gratuito o che diffonda o ritragga la divergenza dall'autoidentità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l'omosessualità». Vi è poi il titolo 5, che prevede una stretta sui programmi classificati come «non adatti a un pubblico di età inferiore ai 18 anni», cioè quelli in cui elemento centrale è «la violenza, la diffusione o la rappresentazione della divergenza dall'identità personale corrispondente al sesso alla nascita, del cambiamento di sesso o dell'omosessualità o la rappresentazione diretta, semplicistica o gratuita della sessualità». Norme stringenti che però appaiono di difficile applicazione. Se non in un contesto in cui è schiacciante la mano dello Stato. Sono previste infatti forti restrizioni alle professioni pubbliche per chi ha commesso reati contro i minori e le attività nelle scuole «non possono essere finalizzate alla propaganda della divergenza dall'autoidentità corrispondente al sesso alla nascita, al cambiamento di sesso o all'omosessualità».
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)