2019-05-04
Omo, trans e bisex non bastano più. Ora l’Arcigay celebra pure i pansessuali
Campagna sul nuovo orientamento sdoganato dalla cantante Kehlani: «Mi piacciono tutti, ma un po’ meno i maschi etero»L’hanno definita «campagna social per i diritti e la visibilità delle persone Lgbt nei luoghi di lavoro». Presentata in occasione del primo maggio, si chiama «Te l’ho mai detto?», dovrebbe convincere gay, lesbiche, transessuali (c’è solo l’imbarazzo della scelta) a metterci la faccia e a dichiarare il loro orientamento sessuale anche in ufficio o in fabbrica. Sei abitanti di Mantova si sono fatti fotografare, ciascuno accompagnando la testimonianza con due frasi a effetto. Non bastava il martellamento di messaggi mediatici, politici, sociali, culturali, perfino religiosi di quanti ostentano il loro genere non binario, rifiutando il dato biologico di essere maschi o femmine. Siamo bersagliati da coming out, da indottrinamenti al credo gender, dal gay friendly, da appelli alla non discriminazione verbale, psicologica e fisica dell’omosessuale e del transessuale, che stanno limitando pesantemente la nostra libertà di espressione. Gli Lgbt hanno voce su tutto, eppure l’Arcigay ha sentito la necessità di un ennesimo spot pro diversità. Sullo sfondo arcobaleno, quattro donne e due uomini ci fanno sapere che sono orgogliosi di «essere di sesso differente». Così Pierpaolo, 52 anni, cardiologo e gay, guarda dritto nell’obiettivo del fotografo dichiarando: «Al matrimonio con mio marito c’erano molti miei colleghi, perché noi siamo un’equipe anche nella vita privata». Fortunato. Come mai allora ha sentito l’esigenza di raccontarci i suoi gusti a letto? Valeria sorride fiera accanto a un cane di grossa taglia. Ha 29 anni, lavora come educatrice cinofila, è lesbica. «Gli animali non discriminano, perché dovresti farlo tu?», chiede nello scatto realizzato dal fotografo Giuseppe Gradella «che ha scelto i luoghi di lavoro dei propri soggetti per raccontare l’importanza, per il benessere del lavoratore e della lavoratrice, di non nascondere la propria dimensione affettiva e sessuale e la propria identità di genere», sottolinea il comunicato stampa dell’Arcigay. Se non rispondi al quesito in modo corretto, il cane di Valeria sembra pronto all’attacco. Più morbida è l’espressione di Anna Maria, 52 anni, impiegata bancaria, capello grigio raccolto, appena un filo di trucco. Il suo spot è sibillino: «La malattia mi ha fatto capire quanto sia forte l’unione tra me e mia moglie ma anche quanto ami il mio lavoro». Mentre pensi a quale male l’avrà colpita, leggi come si definisce: pansessuale. Tradotto, Anna Maria si sente attratta da maschi e da femmine, ma anche da intersessuali, androgini, persone appartenenti al genere fluido. Come la cantante americana Kehlani, che in un tweet ha spiegato di essere «queer. Non bi, non etero. Sono attratta da donne, uomini, molto attratta da uomini queer, persone non binarie, intersessuali, trans. In una parola, sono pansessuale». Ha aggiunto: «Dato che ci sono, vi dico che le persone che mi attraggono di meno sono gli uomini eterosessuali. Sì, siete adorabili alle volte, ma i ragazzi bisessuali sono davvero dei doni degli dei!». Anche Giuseppe, 33 anni, product manager, non si pone limiti. Si definisce bisessuale e afferma: «Un buon team va oltre qualsiasi pregiudizio». Giustissimo, deve esserci perfetta eguaglianza in un ambiente di lavoro, ma «la libertà di essere omosessuali e di definirsi anche gay», come ricordava Giuliano Ferrara, «è una minaccia culturale, una prepotente minaccia di marketing che ora è approdata all’altezza dei poteri forti, quando diventa eguaglianza come moralismo sentimentale e diritto come desiderio». Non la pensa così, ovviamente, Diego Zampolli della Salamandra, il circolo Arcigay di Mantova che ha curato la campagna social «Te l’ho mai detto?». Un’associazione che promuove «Le belle giovenche», ovvero aperitivi Arcigay, o i «Trivial pursuit Lgbt», definiti chiacchierate informali ogni quarto venerdì del mese. Zampolli ha invitato «i sindacati con i quali abbiamo già ottimi rapporti a contattarci per pianificare azioni», per la tutela di trans e omosessuali. «La visibilità diventa lo strumento di affermazione di diritti e di decostruzione di pregiudizi», sostiene l’Arcigay. Per questo Maria Pamela, 31 anni, sarta transgender, taglia e cuce abiti femminili mentre racconta di essere «nata in un corpo non conforme alla mia identità: oggi nei miei panni sono finalmente me stessa!». Felice lui, anzi lei, felici i suoi clienti. Come saranno contenti gli avventori del locale dove lavora Rawah, 24 anni, cameriera, lesbica. Il tocco migrante che mancava, con addosso una maglietta dallo slogan Feminist af. «Sono dovuta scappare dal mio Paese a causa del mio orientamento sessuale. Oggi sono serena e i miei clienti lo sanno», racconta la giovane. Era importante far sapere di essere lesbica? Si ha un modo diverso di servire a tavola, di accettare le mance? O forse di reagire a uno sgarbo, alla maleducazione di un cliente che diventa subito espressione di omofobia? Non so perché, ma questa campagna suona un po’ come intimidatoria per chi non è Lgbt.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.