
«Repubblica» fa allarmismo però la temperatura è superiore solo di un centesimo di grado rispetto al 2016.Non siamo laureati in ecocatastrofismo applicato, come noto. Gente semplice, piuttosto. Che adora descrivere la realtà. Negli ultimi giorni, ad esempio, per fare un bagno nel nord della Sardegna, serviva la muta. Capirete, dunque, lo stupore, ieri mattina, davanti al titolone in prima pagina su Repubblica: «Gli oceani soffocano». E sopra, l’inevitabile occhiello: «Cambiamento climatico». Con un gruppo in gola, corriamo quindi a leggere l’articolone a supporto dell’angosciosa diagnosi. Si fa presto. La notizia merita massima diffusione. Eccola lì, distesa alle pagine due e tre. Mappe mondiali colorate di rosso, a simboleggiare il punto di non ritorno. Grafici che sembrano il percorso di una tappa in salita del Giro d’Italia. E sotto il titolo, ancora più preoccupante: «Oceano bollente». Il sunto dell’implacabile diagnosi è già nel sommario: «Temperatura media mai così alta. Sfiorati i 21 gradi. Scienziati in ansia: «Basta bruciare combustili fossili»». Siamo in apprensione. Stavolta, la cosa sembra seria. Con l’indice tremante, temendo l’inevitabile ustione, cominciamo a leggere. Dopo il preambolo, s’arriva al punto: «Il primo agosto, fa sapere il sistema di rilevamento satellitare Copernicus, la temperatura media superficiale dell’acqua nel Pianeta (in solenne maiuscolo, ndr) è stata la più alta di sempre, pari a 20,96°, un valore che supera di pochissimo il precedente primato del 2016 (era 20,95°)». Trasaliamo. Gli oceani ribollono come mai nella storia perché, rispetto a sette anni fa, è stato registrato un aumentino di 0,01 gradi? Possibile che il quotidiano romano abbia lanciato un allarme tanto accorato per un centesimo? Possibile. Anzi prevedibile, vista l’inarrestabile deriva ecocatastrofista. Tra l’altro, nell’articolo, si scopre che questo rialzino non sarebbe dovuto a imperdonabili eventi antropici. Insomma: quelle umane malefatte che Repubblica sta enfaticamente spiegando senza risparmiarsi agli ottusi negazionisti. Accade soprattutto, invece, per le «conseguenze del fenomeno naturale di El Niño che contribuisce a un forte riscaldamento delle acque nell’Oceano Pacifico, un po’ come accaduto anche nel 2016». Ecco, appunto. A riprova di quella ciclicità spesse esecrata da chi preannuncia cataclismi. Poi, certo, a quel centesimo di grado contribuiscono «gli effetti sempre più allarmanti della crisi del clima che porta a ondate di calore decisamente impattanti». Ma il vero problema resta El Niño, che si verifica in un periodo variabile, tra i tre e i sette anni. Difatti, ammette il quotidiano, «adattamento a parte, poco possiamo fare».Ecoansia stellare, comunque. Già ci immaginiamo, dopo aver appreso dei boccheggianti mari, la tragica mattinata passata dalla ventisettenne Giorgia, che dal palco del Giffoni film festival confessa di paralizzarsi di fronte agli squillanti rischi climatici. Per non parlare del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che non riesce a trattenere analogo turbamento. Davanti a quel centesimo di grado che rende incandescenti i mari, come avrà reagito? Anche perché La Stampa, l’altro giornale dell’ecogalassia Gedi, ha lanciato ieri lo stesso funesto avvertimento: reiterato tra l’altro dal medesimo titolo, sebbene coniugato al plurale. «Oceani bollenti», quindi.Ma le caldane di Repubblica, a onor del vero, sono parse subito più partecipate e condivise. Tra le fonti citate nell’articolo c’è pure l’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu: «Ci ricorda che le ondate di caldo marino sono raddoppiate per frequenza e intensità dagli anni Ottanta in poi». E, dunque, «le conseguenze per la salute degli ecosistemi marini, per l’economia e le vite di milioni di persone rischiano di diventare sempre più devastanti».Insomma, il massimo dell’autorevolezza e dell’affidabilità. L’Ipcc, dettaglia il quotidiano, è il «principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici». Periodicamente, diffonde apocalittici rapporti su «oceani e ghiacci». Nel 2019, ad esempio, scrive: «Gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e dell’acidificazione, piogge e cicloni più frequenti». Fenomeni che, assicura il gruppo di studio dell’Onu, cresceranno ulteriormente nella seconda metà del ventunesimo secolo. Il report preconizza un aumento di temperatura tra i 3,2 e i 5,4 gradi. Non lo dite, però, a Repubblica, già in ambasce per quel centesimo.Ma ormai, si sa. Il futuro degli ecocatastrofisti è triste, tetro e gramo. Le cose sono destinare a precipitare ineluttabilmente e a brevissimo. Riguardo al passato, però, bisogna più mestamente attenersi ai dati. E nei tanti report pubblicati dall’Ipcc, vengono riepilogati anche i dati sulla temperatura degli oceani. Mediamente, dal 1950 al 2017, è cresciuta di 0,17 gradi ogni decennio. Capito? E invece negli ultimi sette anni, a leggere la catastrofistica ricostruzione di ieri, sarebbe aumentata di un modesto 0,01. Appena un centesimo di grado. Il più bollente della storia.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi
La Germania lancia il piano per reclutare mezzo milione di ragazzini, tra combattenti e riservisti: dal 2026, questionari obbligatori e visite militari ai diciottenni. Se scarseggeranno volontari, i coscritti verranno estratti. Per adesso, esentati donne e «non binari».
Dal divano alla trincea. Dai giovani che salvano il Paese restando sul divano durante il lockdown, ai diciottenni che devono mobilitarsi per la futura guerra contro la Russia. Nell’Europa di oggi, la storia si ribalta con disinvoltura. E così, archiviato lo spot del 2020, in cui lodava gli eroi della pandemia per essere stati «pigri come procioni», la Germania ha cambiato parola d’ordine. Prima era: «Restate a casa». Adesso è diventata: «Arruolatevi».
Il piano teutonico per rimpinguare le file dell’esercito con la coscrizione, concordato dai partiti di maggioranza e presentato ieri in conferenza stampa a Berlino, non è privo di aspetti grotteschi. A cominciare dal regime di esenzioni: il questionario che, dal 2026, il governo spedirà a chi compie la maggiore età, per determinarne l’abilità alla leva, dovrà essere obbligatoriamente compilato dai maschi, ma potrà essere ignorato dalle femmine e dai «non binari». Il confine tra l’inclusività e la gaffe è labile: il guanto di velluto arcobaleno l’avrà preteso la sinistra? Oppure la Bundeswehr non intende ingaggiare trans e individui dall’identità di genere ambigua?
Ll’ex ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk (Ansa)
Scoperta una maxi rete di corruzione. L’entourage presidenziale: «Colpa di Mosca». Da Bruxelles arrivano ancora 6 miliardi, ma crescono i dubbi sull’uso degli asset russi.
Quando gli investigatori dell’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) hanno aperto il fascicolo dell’operazione «Mida» di sicuro non si immaginavano di imbattersi in una struttura capace di gestire come un feudo privato uno dei settori più sensibili dell’Ucraina: il sistema elettrico nazionale. Quindici mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, sopralluoghi e documentazione sequestrata hanno rivelato un apparato clandestino che drenava denaro dagli appalti di Energoatom, la società pubblica che controlla tutte le centrali nucleari del Paese. Una rete che, secondo gli inquirenti, sottraeva percentuali fisse dagli appalti (tra il 10 e il 15%) trasformando ogni contratto in una fonte di arricchimento illecito mentre la popolazione affrontava - e lo fa anche oggi- blackout continui e missili russi diretti sulle infrastrutture.
Manfredi Catella (Ansa)
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.
La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.





