2022-09-09
Occhio, iniziano a fermarsi pure le acciaierie
Nello stabilimento di Catania della bresciana Alfa stop per due settimane a causa dei costi di funzionamento: 500 dipendenti a rischio Le bollette fuori controllo colpiscono anche la farmaceutica e la distribuzione dei farmaci. Allarme case di riposo, rette su del 60 %.Ipotizzare per l’autunno a venire la minor durata della doccia, le modalità di cottura della pasta e il numero di lavastoviglie da far partire in una settimana rischia di banalizzare in modo davvero pesante l’attacco del caro prezzi. Ogni giorno, ormai, l’Italia che produce manda segnali di una paralisi preoccupante. Ieri, il caro bollette ha messo in ginocchio le Acciaierie di Sicilia, costrette a due settimane di stop produttivo con 500 lavoratori a casa. Salgono alle stelle anche i costi sostenuti dalle Rsa per prendersi cura degli anziani e uno studio delle Coop prevede che un terzo degli italiani taglierà la spesa per uscire a cena, divertirsi o viaggiare, per stare dietro ai conti salatissimi di luce e gas da pagare. Non a caso, Confcommercio chiede ai partiti in lizza per le elezioni del 25 «un tetto al prezzo del gas», oltre che «una migliore spesa pubblica e un riordino del sistema fiscale», proprio per affrontare al meglio l’emergenza. Ieri ha fatto scalpore, anche per la ricaduta occupazionale, il caso delle Acciaierie di Sicilia, del gruppo bresciano Alfa Acciai, che produce tondini di acciaio per il cemento armato nello stabilimento di Catania. L’attività era ripresa da una settimana soltanto, dopo il blocco delle linee produttive a giugno e luglio, con gli impianti poi fermati anche ad agosto. Ieri si è deciso un nuovo arresto produttivo per un colosso che è capace di produrre circa 500.000 tonnellate l’anno. Tra dipendenti diretti e indotto, il polo catanese conta 500 lavoratori e le rappresentanze di Fiom e Uilm parlano di azienda «a rischio», dicendosi «preoccupate» per un possibile «nuovo dramma occupazionale e sociale». Al momento, come lamentano i sindacati, silenzio da parte di Regione Sicilia e governo di Roma. Particolare non da poco, sia in Sardegna sia in Sicilia l’energia costa più che nel resto d’Italia, ma non è sull’agenda politica il superamento di queste storture.Il tabù dello scostamento di bilancio sta complicando la (non) risposta dell’Italia alla crisi internazionale del gas, con la riapertura delle vecchie centrali a carbone che al momento sembra l’unica risposta concreta del governo uscente. Confcommercio riceve ogni giorno gli allarmi dei suoi associati sui costi alle stelle e, iniziando una due giorni di incontri con tutte le forze politiche, ha presentato le richieste delle imprese del terziario di mercato, «imprese determinanti per l’economia italiana che da tre anni si confrontano con crisi globali gravissime». Queste imprese, ha spiegato il presidente Carlo Sangalli, «chiedono risposte immediate all’emergenza energia in raccordo con l’Europa, stabilendo in primis un tetto al prezzo del gas, una migliore spesa pubblica e un riordino del sistema fiscale, politiche a sostegno dell’innovazione, del lavoro e della transizione energetica». Non solo, ma si aspettano che le risorse pubbliche siano concentrate «su queste priorità per superare le emergenze che minacciano la ripresa economica e la stabilità del nostro Paese». Un altro settore particolarmente a rischio è quello della filiera farmaceutica, che ha visto impennarsi i costi energetici del 600%, con un effetto a cascata sulle aziende della distribuzione primaria, intermedia e finale del farmaco.Anche Confartigianato ha alzato ai livelli massimi l’allerta: «Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano».E mentre non si spegne l’onda lunga degli allarmi di chi lava lenzuola e camici per gli ospedali italiani, strozzati dai costi e vicini al blocco, non potevano che venire al pettine anche i nodi delle residenze assistite per anziani. Le Rsa della Lombardia stanno avvertendo la Sanità regionale che le bollette sono in esplosione e alcune strutture parlano già di rette per le famiglie che aumenteranno di mille euro al mese per assistito. Non sarà una passeggiata, in autunno, dover scegliere se riportare o meno a casa l’anziano di turno. Non solo in Lombardia, ovviamente. Secondo il periodico Vita.it, già nel primo semestre 2022, nelle Rsa lombarde le bollette erano salite del 60% e i costi per il vitto erano lievitati del 10%. E a proposito di cibo, un rapporto delle Coop diffuso ieri calcola che quasi un terzo degli italiani si troverà in difficoltà a pagare le bollette di luce e gas da qui alla fine dell’anno, ma non sarà la spesa alimentare a soffrirne. Al momento di fare delle rinunce, i consumatori taglieranno in un caso su tre la spesa mensile per bar e ristoranti, seguita dall’abbigliamento (31%) e dall’intrattenimento extradomestico come cinema e teatro (27%). Non è un caso che i più preoccupati della crisi siano proprio i pubblici esercizi, come risulta anche dagli appelli reiterati di Confesercenti. Potrebbe far sorridere, ma è un piccolo dramma nel dramma, anche quello che sta succedendo nel mondo nella carta igienica. Si tratta di un prodotto che richiede molta energia rispetto ad altri tipi di carta e quindi i costi di produzione stanno diventando proibitivi. Lunedì, il colosso tedesco Hackley ha alzato bandiera bianca e ha dichiarato la bancarotta, dopo aver visto i propri costi esplodere del 400%. Nei prossimi giorni, sono attesi rincari di rotoli e rotoloni un po’ ovunque. Da luglio, intanto, i prezzi sono aumentati del 10% al mese. Leggera o pesante, di carta o di acciaio, l’industria italiana manda i suoi allarmi ogni santo giorno.
Jose Mourinho (Getty Images)