
Le protezioni contro le malattie sono preziose, ma è pericoloso usare il piano medico (sempre perfettibile) per brandire le leggi. Ogni obiezione viene ridotta a superstizione irrazionale e muore la laicità del dibattito.I vaccini sono preparazioni farmacologiche in grado di fornire all'organismo un'immunità acquisita di tipo attivo, stimolando cioè la produzione di anticorpi contro determinati patogeni. Come qualsiasi altro farmaco e trattamento sanitario, anche i vaccini si prestano a diversi livelli di analisi. Esistono innanzitutto i farmaci in sé: i vaccini. Che sono una famiglia numerosa. Negli Usa ne risultano oggi autorizzati al commercio più di ottanta tipi. […] Da questa varietà si capisce quanto sia fuorviante e scientificamente infondato parlare de «i vaccini» come se fossero una cosa sola, riproponendo così la stessa reductio ad unum de «i medici». Così lo statistico sanitario Roberto Volpi: «Si resta sconcertati perché si pensa: ma come, nell'epoca dei più differenziati vaccini si ricorre all'astrazione del «vaccino» come ai tempi del vaccino contro il vaiolo, a cavallo tra Sette e Ottocento, quando non c'era che quello? E si capisce la manipolazione neppure troppo sottile consistente nel mettere in second'ordine il fatto che ci sono molti, sempre di più e sempre più numerosamente auspicati vaccini».A un secondo livello di analisi occorre poi distinguere il vaccino dall'atto della sua somministrazione: la vaccinazione. A parità di farmaco, nella vaccinazione si valutano dosaggi, richiami, destinatari, precauzioni, controindicazioni, anamnesi, follow-up e altro. Infine, a un terzo livello, vaccinazioni e vaccini formano assieme l'oggetto delle politiche vaccinali che a loro volta introducono istanze di tipo politico ed economico: obbligatorietà, sanzioni, sostenibilità, protocolli, contratti di fornitura, certificazioni, coordinamento e formazione del personale sanitario, recepimento delle direttive internazionali, sensibilizzazione degli utenti, eccetera.L'intersezione di questi tre livelli, a cui potrebbero aggiungersene altri (industriale, etico, religioso…), forma una trama di variabili complessa che è in fondo tipica di ogni trattamento sanitario, specie se rivolto al largo pubblico. Senonché, nel dibattito in corso, tutto si riduce a una sola parola: «i vaccini». E chiunque critichi anche un solo mattone dell'edificio, chi esprima dubbi a qualunque altezza dell'analisi e in qualsiasi suo punto, è «contro i vaccini». Chi ha remore sulla sicurezza o l'efficacia di un vaccino, tra le decine in commercio, o anche su un suo solo componente, è «contro i vaccini»; chi ritiene che una modalità di vaccinazione, tra le tante possibili e praticate, possa comportare dei rischi, è «contro i vaccini»; chi è disturbato da un solo comma della normativa vigente sui vaccini, tra le infinite possibili, è «contro i vaccini». Tutto ciò è evidentemente assurdo.Che ragionamenti così grossolani siano presi per buoni e addirittura impiegati per difendere le ragioni della scienza, quando invece la umiliano al rango di uno slogan, è preoccupante. […] In generale, sembra che nel dibattito pubblico la questione dei vaccini goda di una proprietà transitiva tutta sua, monodirezionale e pro bono. Se un vaccino ha funzionato in passato, allora tutti «i vaccini» funzionano: presenti e futuri. Se invece uno o più vaccini hanno causato problemi o si sono rivelati inefficaci, allora si tratta di casi statisticamente non rilevanti o di «errori del passato». Anche quando quel passato è presente. Benché nella vulgata politica e giornalistica ciò non sia ammesso, si può anche sostenere la pratica delle vaccinazioni e al tempo stesso criticarne i modi. […]In una precedente relazione sullo stesso tema (progetto Signum), l'oncologo Franco Nobile testimoniava l'ovvio nel corso di un'udienza in Senato: «Le vaccinazioni sono una conquista importantissima della medicina, perché grazie ad esse abbiamo debellato la piaga delle malattie infettive: oggi non si muore più di molte malattie infettive e noi oncologi speriamo di arrivare, in futuro, alla vaccinazione contro il cancro. Quindi, la vaccinazione è preziosa, però va fatta in un certo modo. Del resto, ad un ammalato che ha uno scompenso cardiaco si somministrano 10 gocce di digitale per curarlo, ma con una dose di 50 gocce lo si avvelena. Il dosaggio deve essere sempre adeguato, per le medicine come per le vaccinazioni».Per quanto riguarda le politiche, oggi è diventato normale insinuare che persino chi si oppone all'obbligo vaccinale di Stato sarebbe «contro i vaccini». Come se, per non essere «contro la vitamina C», dovessimo obbligare tutti gli italiani a consumare limoni. O accettare la circoncisione coatta di tutti i neonati per non negare i rischi della fimosi. O costringere tutti alla ginnastica mattutina sotto videosorveglianza, come nella dittatura distopica di 1984, per non disconoscere i benefici dell'attività fisica.Naturalmente anche questa licenza, dove le presunte ragioni de «la scienza» possono fare strame della logica e del diritto, vale solo nel caso qui trattato. Sarebbe inutile osservare, come si è accennato, che diversi medici e analisti sanitari sconsigliano di rendere obbligatorie le vaccinazioni proprio per non creare sfiducia nella popolazione con il risultato, già osservato in alcuni Paesi, di ridurre le coperture. Ciò che vale per il buon senso analitico - cioè, appunto, per il metodo scientifico - sembra non valere per «i vaccini». E in questo campo le deroghe alla logica non risparmiano nessuno, neanche chi la pratica di professione. In una trasmissione televisiva, il matematico Piergiorgio Odifreddi paragonava chi si dichiara «non contrario» alle vaccinazioni, pur reclamando la libertà di scegliere se somministrarle ai propri figli, a «quelli che dicono «ho tanti amici ebrei» e poi magari sono antisemiti». Per il professore di logica, la non contrarietà personale doveva tradursi nella costrizione altrui. E per supplemento emotivo, come nella fiaba morale del lupo e dell'agnello, i discriminati dalla legge si trasformavano nella metafora in discriminatori, i perseguitati in persecutori. La fiaba de «i vaccini» e di coloro che sono «contro i vaccini» partorisce il sottoprodotto, altrettanto fiabesco, dei «no vax». I quali, una volta negata la complessità del problema, ricadono l'uno sull'altro negli stessi inferi e da lì appaiono come un esercito oscuro, bestiale e compatto che dal sottosuolo dell'irrazionalità attenterebbe al progresso. Nella realtà, quella ormai esclusa dal dibattito e sostituita dagli slogan, chi scrive non si è mai imbattuto in un cosiddetto «no vax» che fosse anche «contro i vaccini» in sé, che ne negasse cioè l'effetto immunizzante e, quindi, l'utilità. Leggiamo ad esempio il dottor Dario Miedico, radiato in quanto «medico che odia i vaccini»: «Non è vero che sono contrario alle vaccinazioni. È una affermazione stupida prima ancora che falsa. Nessun medico potrebbe fare una simile affermazione senza sentirsi ridere in faccia. Sarebbe come affermare che si è contrari per principio agli interventi chirurgici, agli antibiotici o ai parti cesarei… non ho mai sentito che un medico che abbia scoraggiato un paziente anziano dal sottoporsi a un inutile intervento chirurgico, una mamma dal non esagerare nella richiesta di antibiotici per il proprio bimbo al minimo accenno di febbre, o che abbia motivato la propria contrarietà ad un parto cesareo non ritenuto necessario sia mai stato per questo sottoposto a un qualsiasi procedimento disciplinare, o anche solo considerato antiqualcosa, così come invece attualmente sta succedendo ai laureati in medicina che mostrino pubblicamente un pensiero critico in tema di vaccinazioni». Queste parole, con cui si chiede semplicemente di riconoscere a chi esercita la professione medica la facoltà di valutare ogni aspetto delle profilassi vaccinali in scienza e coscienza, al pari di ogni altro trattamento sanitario e come è previsto dal codice deontologico, erano scritte da un signore che, lo ricordiamo, secondo la stampa e le autorità sanitarie incarnerebbe invece il prototipo del «guru no vax»: intransigente, ignorante, demagogico, irragionevole e cialtrone. Se è dunque questa la massima «contrarietà ai vaccini» espressa dalla categoria, possiamo solo immaginare le altre, quelle più attenuate e prudenti. Che un'ipotesi scientifica debba essere accettata non solo in ogni sua minima e singola sfumatura, ma addirittura con il supplemento intero delle norme e delle formule retoriche che vi si ispirano, non ha evidentemente nulla di scientifico. Sembra piuttosto rimandare ad altre prassi, alle dispute teologiche del passato dove la critica di un solo dogma comportava l'eresia e la scomunica. Ma almeno in quei casi ci si scontrava solo sui postulati fondamentali, mentre qui bisogna trangugiare ogni singolo dettaglio senza obiezioni. Più che di religione occorrerebbe allora parlare di fideismo. Sennonché, al contrario, chi promuove queste politiche giura di servire «la scienza». Ma che cos'è «la scienza»? E perché improvvisamente la politica se ne innamora, vi si identifica e la sequestra, fingendosi la sua ancella?
Mattia Furlani (Ansa)
L’azzurro, con 8,39 metri, è il più giovane campione di sempre: cancellato Carl Lewis.
iStock
L’azienda sanitaria To4 valuta in autonomia una domanda di suicidio assistito perché manca una legge regionale. Un’associazione denuncia: «Niente prestazioni, invece, per 3.000 persone non autosufficienti».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Le motivazioni per la revoca di alcuni arresti: «Dalla Procura argomentazioni svilenti». Oggi la delibera per la vendita di San Siro.