2024-06-06
«La nuova truffa: con una sim clonata mi hanno ripulito il conto corrente»
Una delle vittime dell’ultimo trucco hacker: «Usata una patente falsa. In causa da 4 anni per riavere 25.000 euro dalla banca».«Sono sola, è stata molto dura e non riesco ancora a vedere segni di speranza di recuperare i soldi che mi hanno rubato». Angela A. è una ex insegnante di Roma, ha 74 anni e fino al 2020 si godeva tranquillamente la pensione. Poi un giorno, in pieno lockdown per la pandemia, la sua vita è diventata un inferno. È rimasta vittima di una truffa chiamata sim swap fraud. In pratica le hanno duplicato la sim del telefono cellulare, quasi come se avesse consegnato nelle mani di un’altra persona tutti i dati del suo smartphone. In questo modo le hanno svuotato il conto che aveva in Bnl (Banca nazionale del lavoro), prelevando più di 25.000 euro. La sua situazione è molto particolare, perché di mezzo ci possono essere responsabilità sia della compagnia telefonica sia della banca, in una classica situazione di vuoto normativo, cioè di carenza di leggi che possano contrastare questo tipo di reati. Ma lei non si è persa d’animo. Insieme con l’avvocato si è rivolta subito all’Arbitrato bancario, organo della Banca d’Italia che le ha dato ragione, condannando la banca a risarcirla dei 25.000 euro più le spese, tra cui 200 euro a Palazzo Koch. Ma questo non è bastato. Perché la Bnl ha deciso di contestare la decisione dell’Arbitrato bancario, anche perché più che una truffa bancaria potrebbe trattarsi appunto di una truffa telefonica, tirando quindi in ballo la compagnia telefonica Wind, produttrice della sim duplicata. Sta di fatto che a distanza di più di quattro anni Angela non ha ancora visto un euro. C’è un procedimento in corso. Il giudice del Tribunale civile di Roma ha fissato la decisione per il giugno del 2025, cioè il prossimo anno, con tutte le difficoltà economiche che ne conseguono. «Nel 2020 in pieno lockdown e più precisamente durante la Settimana santa all’improvviso il mio cellulare ha cessato di funzionare» spiega Angela nel suo racconto. «Così ho scoperto che, in primis, con una patente falsa avevano trasferito la mia scheda telefonica su di un altro gestore e, in seguito, che avendo la mia scheda telefonica mi erano entrati in banca e, dopo essersi fatte ridare le credenziali, avevano fatto via Internet un bonifico all’estero di ben 25.000 euro». A questo si è aggiunta anche una spesa da Mediaworld di 1.800 euro che per fortuna è stata recuperata. «In parole povere», aggiunge Angela, «mi avevano quasi svuotato il conto dove c’erano in tutto circa 28.000 euro». La donna decide di rivolgersi subito a Bnl. «Ma la banca dopo ripetute mie insistenze alla fine mi ha liquidato dicendomi che la colpa non era la sua in quanto era stato provveduto all’invio dell’sms di verifica, un sms che però non era mai arrivato a me ma bensì al truffatore che era in possesso della mia scheda telefonica» precisa Angela. Così «mi sono rivolta allora all’Arbitrato bancario, organo della Banca d’Italia, e la commissione preposta, dopo aver sentito le mie ragioni e quelle della banca, dopo circa un anno mi ha dato ragione». Angela, infatti, è vittima di truffa telematica. La banca viene così condannata: entro 30 giorni deve risarcire i 25.000 euro. «Ma, trascorso un mese dalla delibera» aggiunge Angela parlando alla Verità, «io non avevo ancora avuto alcuna notizia del fatto che la banca avesse accettato la decisione dell’Arbitrato. E solo grazie a una mia azione di forza nella filiale per ottenere una risposta, e dopo tre ore di attesa, ho saputo dalla direttrice della filiale che il verdetto non era stato accettato». La storia non finisce qui. Angela decide di andare avanti con il suo avvocato. E porta Bnl davanti al Tribunale civile di Roma. La banca continua a contestare la decisione dell’arbitrato, ma allo stesso tempo lo scorso anno propone una mediazione a cui partecipa anche Wind. «La mia avvocatessa mi ha consigliato di partecipare perché avrebbe potuto esserci la possibilità di un accordo, per cui pur con qualche perplessità ho deciso di partecipare alla mediazione tramite Internet. L’avvocato della Bnl ha subito esordito ribadendo che la banca continuava a dichiararsi estranea alla cosa ma che “per venirmi incontro e farmi un favore” mi avrebbe offerto per chiudere il contenzioso la mirabolante somma del ben 10 % della somma sottrattami dal truffatore». Angela non ci sta. «Ho chiaramente rifiutato sentendomi anche offesa da tale offerta, quasi mi avessero voluto dare una elemosina. Per di più ho dovuto in seguito anche versare la mia quota di mediazione pur non avendo avuto la necessità di partecipare». Secondo la donna la responsabilità è soprattutto della banca, anche perché «tutti gli istituti di credito da me interpellati mi hanno detto che un bonifico fatto tramite Internet non può superare i 10 o al massimo 15.000 euro» per di più fatto con un modello di telefono «diverso dal mio». A marzo una banca è stata condannata a risarcire con 50.000 una donna vittima di phishing: è stato uno dei primi casi in Italia. Vedremo ora cosa deciderà il giudice di Roma.Contatta dalla Verità, Bnl fa sapere di attendere la decisione del giudice.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.