2022-11-16
La nuova legge di Macron: limitazioni allo ius soli ed espulsioni più veloci
La norma proposta dal falco anti meloniano Gérald Darmanin sembra scritta da Matteo Salvini. Tra le novità, la possibilità di selezionare gli arrivi in base alle necessità economiche.Mentre Emmanuel Macron cerca di farsi passare come un esempio virtuoso di umanità nei confronti dei migranti, il suo ministro dell’Interno Gérald Darmanin prepara una legge sull’immigrazione durissima. Ma, di questo, i media mainstream francesi e italiani parlano poco e preferiscono incensare la telefonata fatta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al suo omologo transalpino. Eppure se Giorgia Meloni si azzardasse a proporre una legge simile a quella su cui lavora Darmanin, sarebbe il finimondo. Invece il presidente francese può permettersi di affermare la sua volontà di avere «regole più restrittive» e di riconoscere che «la metà» degli atti di delinquenza registrati a Parigi sono provocati da stranieri. Secondo i piani dell’Eliseo, la nuova legge sul diritto d’asilo e l’immigrazione dovrebbe essere approvata dal parlamento nel primo semestre del 2023. Si tratterebbe della ventinovesima norma dedicata al tema dell’immigrazione approvata dal parlamento transalpino dal 1980 ad oggi. L’iter che porterà all’entrata in vigore della futura legge è già iniziato. All’inizio dell’estate erano «filtrate» alcune anticipazioni sul contenuto potenziale della nuova legge. Probabilmente si era trattato di un modo per sondare la reazione dell’opinione pubblica e mandare segnali di fumo alle opposizioni di destra - Républicains e Rassemblement National - e di estrema sinistra, Nuova unione popolare ecologista sociale (Nupes). D’altra parte le elezioni legislative dello scorso giugno hanno privato il capo dello Stato francese di una solida maggioranza all’Assemblea Nazionale. Come scritto da La Verità a fine agosto, Darmanin aveva scaldato i cuori di tanti elettori di destra durante una visita ufficiale sull’isola della Mayotte. In quell’occasione aveva proposto l’inserimento nel progetto di legge sull’immigrazione, di una restrizione dello ius soli per impedire l’acquisizione automatica della cittadinanza francese ai figli nati dalle donne arrivate clandestinamente per partorire in questo piccolo territorio d’Oltremare francese, posto nel Canale del Mozambico. Durante un’audizione parlamentare, il ministro dell’Interno francese aveva proposto un modo più semplice per espellere i clandestini: se una domanda di asilo non viene accolta, già in prima istanza, automaticamente dovrebbe valere come un’espulsione. In pratica, il capo del Viminale parigino vorrebbe evitare che un richiedente asilo possa fare anche un solo ricorso alla Commissione nazionale francese del diritto d’asilo. Per il ministro, attualmente in Francia vigono delle procedure, definite «deliranti», che permettono ad un migrante di presentare un ricorso seguendo «fino a dodici tipi di procedure». Inoltre Darmanin ha dichiarato di voler «dare asilo più rapidamente a chi ne ha bisogno» e di «dire no rapidamente a chi non vogliamo». Il ministro tiene quindi un discorso improntato al buon senso che però, generalmente, dalla gauche viene assimilato ad idee di estrema destra. La Francia (e qualsiasi altro Paese) deve poter affermare la propria sovranità anche attraverso la scelta di chi ha diritto di rimanere sul suo territorio. Il titolare del Viminale transalpino ha anche ribadito questo diritto di uno Stato sovrano, facendo allusioni esplicite all’immigrazione economica selezionata. Insieme al ministro del lavoro, Olivier Dussopt, qualche giorno fa, aveva proposto di «creare un titolo di soggiorno per le professioni in tensione», cioè quelle che non riescono ad attirare abbastanza addetti.Ma non tutte le ciambelle riescono col buco nemmeno a Emmanuel Macron e Gérald Darmanin. E così mentre il ministro dell’Interno parigino, su ordine del suo presidente, mostrava i muscoli in tema di immigrazione, una serie di eventi di cronaca hanno vanificato i suoi sforzi. Lo scorso agosto, le forze dell’ordine francesi si sono lasciate scappare l’imam integralista Hassan Iquioussen. Il predicatore estremista avrebbe dovuto essere espulso e rimandato nel suo Paese d’origine, il Marocco. Ma quando la polizia si è presentata al suo domicilio per prelevarlo, non lo ha trovato. L’uomo era riuscito a «rifugiarsi» in Belgio dove, proprio ieri, i giudici locali hanno respinto per la seconda volta la domanda di estradizione presentata da Parigi. In ottobre, Dahiba B. - una cittadina algerina clandestina alla quale era già stato notificato un foglio di via - ha violentato e ucciso una ragazzina di 12 anni: Lola Daviet. Questo efferato delitto ha traumatizzato l’opinione pubblica francese. L’11 novembre scorso è arrivata nel porto di Tolone l’Ocean Viking con 234 migranti a bordo. Emmanuel Macron si è quindi ritrovato in una trappola che lui stesso si è costruito. Anche per l’opinione pubblica, l’immagine del presidente della Repubblica è in parte sbiadita anche a causa dei fallimenti in tema di immigrazione e sicurezza. Grandi testate come Le Figaro, non esitano ad attaccare l’inquilino dell’Eliseo. Inoltre, secondo un sondaggio Csa realizzato per il canale Cnews e pubblicato ieri, quasi 7 francesi su 10 (il 67%) vorrebbero una politica di accoglienza «più severa». Un altro sondaggio online, realizzato dal sito di destra Boulevard Voltaire, mostra che il 91% dei partecipanti (a ieri circa 2.800) ritiene che «Giorgia Meloni vincerà il braccio di ferro» contro chi vuole imporre all’Italia l’accoglienza delle navi delle Ong cariche di migranti. Per questo, il tentativo di ottenere consensi sulla scena internazionale - magari con strette di mano al leader cinese Xi Jinping come fatto ieri a Bali - potrebbero non bastare a Macron per rilanciare il suo secondo e ultimo mandato.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.