2024-07-09
«Nucleare strumentalizzato dalla politica»
Luca Tosto (Imagoeconomica)
Luca Tosto, l’ad dell’azienda omonima, che per i prossimi cinque anni ha ottenuto commesse per 400 milioni per le centrali all’estero: «A differenza dell’Italia, Inghilterra, Francia e Germania costruiscono impianti. Solo i reattori possono supportare le rinnovabili».Cento milioni di euro. È l’importo delle commesse conquistate dal gruppo Tosto nel Suffolk, in Inghilterra, per la costruzione della centrale nucleare di Sizewell c. Fondata a Pescara nel 1960 da Walter Tosto per produrre serbatoi per le imprese vinicole e per i frantoi locali, l’azienda abruzzese oggi è basata a Chieti ed è guidata dal figlio Luca. Il gruppo adesso fa lavorare 1.200 persone e nel 2023 ha registrato ricavi per 220 milioni di euro con oltre 20 milioni di investimenti annui. Produce apparecchiature in pressione per impianti industriali sia per il petrolchimico sia per la generazione di energia, tra le varie business unit c’è anche il nucleare, creata nel 2010 inizialmente con attività di ricerca. «Per i prossimi cinque anni il gruppo ha consegne programmate fino al 2029-2030 nel comparto nucleare che superano i 400 milioni», ci spiega Luca Tosto in questa intervista.Partiamo dalla commessa inglese. Di che tipo di centrale si tratta?«La centrale, che è basata su tecnologia Edf, produrrà 3,2 gigawatt di energia, sufficienti per alimentare 6 milioni di abitazioni per almeno 60 anni e risparmiare l’emissione di 9 milioni di tonnellate di CO2 per ogni anno di operatività. Sizewell c sarà una replica molto simile della centrale nucleare di Hpc, sempre in Inghilterra, per la quale abbiamo costruito 100 apparecchiature critiche. Abbiamo battuto anche concorrenti locali e ci siamo rafforzati nel settore che ormai vale la metà dei nostri ricavi globali. La grande novità è che in questo caso, per la prima volta, abbiamo trattato direttamente con il cliente finale, l’autorità pubblica, senza intermediari e global contractor di riferimento. Questa per noi è una commessa importante indipendentemente dal valore perché siamo l’interfaccia diretta dell’operatore della centrale e perché il Regno Unito ha un programma ambizioso nel nucleare confermato anche con il cambio di governo. Non è come in Italia dove lo sviluppo del nucleare è diventato uno strumento politico».Quando è partito lo sviluppo del comparto nucleare?«Nel 2010 abbiamo avviato con un piccolo gruppo di lavoro l’attività soprattutto di ricerca nel settore e poi siamo cresciuti entrando in nuove tecnologie per grandi impianti di quarta e ultima generazione e per i cosiddetti small modular reactors (Smr), piccoli reattori modulari. Oggi il gruppo partecipa anche al progetto Iter, il maggiore impegno mondiale per la fusione nucleare. La commessa legata a Iter riguarda il reattore a vuoto dove circolerà il plasma. In questo business ha un carnet di commesse da 400 milioni relativo ai prossimi cinque anni, cifra destinata a salire perché sul mercato ci sono tante offerte. Senza dimenticare che lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale avrà sempre più bisogno di energia per alimentare gli impianti di gestione dei dati e questa energia potrà arrivare anche dal nucleare». A che punto è il piano nucleare europeo?«Il piano dovrebbe portare alla costruzione di almeno ulteriori 50 impianti entro il 2050 per un totale di 150 gigawatt elettrici di potenza nucleare. Per avere un’idea, la centrale di Sizewell produce 3,2 gigawatt elettrici per soddisfare 6 milioni di abitazioni. Già qualche anno fa dopo si parlava di un nuovo programma nucleare che poi è stato subito fermato dal referendum post Fukushima, ma abbiamo continuato a investire e a fare ricerca in questo mercato che per noi è importante, circa 250 persone lavorano completamente dedicate a questo segmento. In Europa il 25% della corrente elettrica è prodotta dal nucleare, è l’unica tecnologia disponibile a supporto delle rinnovabili che dipendono da fattori esterni. La Francia è lo Stato che ha più reattori attivi e ha già un programma lanciato che consiste in sei reattori. Entro l’inizio del 2025 prevede inoltre di confermare altri otto impianti. La Finlandia ha da poco avviato un impianto e sta valutando la costruzione di un altro per ridurre il costo bolletta elettrica. L’Italia usa energia elettrica da fonte nucleare ma per il 12% è importata». La produzione per la centrale inglese verrà fatta tutta in Abruzzo?«I prodotti destinati alla centrale verranno interamente realizzati nel sito di Chieti, portando in prospettiva a nuove assunzioni. Per noi il nodo delle risorse umane e della formazione è strategico. Siamo in Abruzzo, una regione piena di parchi nazionali ma senza industrie. Per questo vogliamo far crescere il personale locale, attraverso la collaborazione con le scuole, le università, gli istituti tecnici, con master o corsi di formazione specifica. Il gruppo opera con nove stabilimenti: sei a Chieti e due in Romania. Abbiamo un sito all’interno del porto di Ortona, sul mare Adriatico, per gestire la spedizione via mare dei componenti, spesso di dimensioni rilevanti. La logistica in questo comparto è fondamentale». E come la state sviluppando?«L’azienda Belleli energy cpe di Mantova, che fa parte del gruppo, possiede una propria una darsena privata nel porto di Ortona che la collega con il mare Adriatico, i manufatti pesanti vengono caricati sulle chiatte per evitare il trasporto stradale che da anni incontra problemi per la mancata manutenzione e, giunti a Marghera, prendono le navi fino all’arrivo. I progetti Smr basano la propria forza sulla possibilità di produrre i componenti più in officina e meno sul sito quindi vanno trasportati, le società hanno bisogno di avere un asset logistico. Come gruppo partecipiamo anche all’alleanza industriale europea sugli Small modular reactor, e ci è stata assegnata la vicepresidenza nell’ambito della supply chain».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)