2023-02-02
Nordio blinda il 41 bis: «Non si può cambiare per un caso singolo o per le intimidazioni»
L’ex magistrato in Aula: «Su Cospito non posso pronunciarmi». Furiosi i dem. Enrico Letta: «Non molliamo». Asse Schlein-Fratoianni.«Non esistono 41 bis di serie A e di serie B, la legge è uguale per tutti». L’attesa informativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alle Camere sulla vicenda del leader anarcoinsurrezionalista Alfredo Cospito, in sciopero della fame, può essere sintetizzata da queste parole che il Guardasigilli ha pronunciato rivolgendosi chiaramente agli esponenti del centrosinistra, che hanno chiesto a più riprese una sospensione del «carcere duro». Una richiesta che, se accolta, ha spiegato il ministro, rappresenterebbe un precedente pericolosissimo per la sicurezza dello Stato, poiché poi la stessa decisione dovrebbe essere presa per tutti gli altri detenuti nelle stesse condizioni di Cospito, compresi i boss mafiosi. «Lo stato di salute di un detenuto», ha spiegato Nordio, «non può costituire un elemento di pressione sul governo, perché ciò aprirebbe una diga a tutta una serie di pressioni da parte di detenuti che si trovano nello stesso regime di detenzione, se la salute di Cospito finisse per essere un condizionamento nell’allentamento del 41 bis». E a chi ha posto in discussione, soprattutto nelle fila della sinistra radicale, la stessa sopravvivenza del carcere duro, il ministro ha risposto altrettanto chiaramente, spiegando che una modifica del 41 bis non è assolutamente in discussione: «Su questo la fermezza dello Stato è massima, anche se numerose formazioni stanno facendo pressione». «Gli attentati», ha aggiunto il ministro, «gli atti vandalici, purtroppo in progressione, da parte degli anarcoinsurrenzionalisti e altre formazioni che si stanno compattando sono intimidazioni, davanti alle quali lo Stato, spero all’unanimità, deve tenere la massima fermezza e la massima determinazione».Ciò non toglie, ha voluto sottolineare il ministro, che le condizioni di salute di Cospito non debbano essere tenute ovviamente in considerazione e monitorate, come testimonia il trasferimento dell’anarchico dal carcere di Sassari a quello di Opera: «Il detenuto è stato trasferito in una struttura di massima sicurezza, mantenendo il 41 bis, ma anche di massima tutela. Abbiamo avuto un’indicazione della Asl di Sassari che definiva la situazione sanitaria accettabile con discrete condizioni ma, essendo venuto meno un parametro elettrolitico, per tutela massima del detenuto, abbiamo ritenuto di trasferirlo e ora è sotto strettissimo monitoraggio sanitario». Quanto a eventuali mutamenti del regime di detenzione cui è sottoposto Cospito, Nordio si è rimesso alle valutazioni delle autorità giudiziarie competenti, che però sono ancora in corso: «È opinione prevalente», ha spiegato, «che il ministro non possa pronunciarsi prima di aver acquisito i pareri delle autorità giudiziarie competenti. Il procuratore generale di Torino ci ha fatto sapere telefonicamente che non è in grado oggi di inviarci il suo parere ma domani (oggi, ndr), per cui non sono in grado di rispondere». Si tratta comunque di una decisione «complessa», poiché la scelta di mandare Cospito al 41 bis dipende dal fatto che questo «ha fornito positiva dimostrazione di essere perfettamente in grado di collegarsi con l’esterno, anche in costanza di detenzione».Dopo aver fatto chiarezza sulla posizione del governo rispetto alla situazione di Cospito, il Guardasigilli ha abbordato la questione più scottante della presunta fuga di notizie riservate di cui si sarebbero reso responsabile il parlamentare e vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, entrambi di Fdi e molto vicini al premier, Giorgia Meloni. In questo caso Nordio ha mostrato molta prudenza, pur premettendo che per loro natura le informazioni relative a detenuti sotto 41 bis sono «sensibili», poiché debbono essere sottoposte a «verifica preventiva». Il ministro ha però aggiunto che «occorre verificare il livello di segretezza e se il destinatario potesse divulgarli». Domande alla quali Nordio non ha dato una risposta in aula, ricordando che sulla questione è stato aperto un fascicolo: «C’è un’indagine aperta dalla Procura di Roma», ha detto, «questa notizia è un elemento di novità. A questo punto, per doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti, non possiamo non tenerne conto». Ed è a questo punto che l’Aula di Montecitorio è tornata a scaldarsi come nei giorni scorsi, perché gli esponenti delle opposizioni, in primis il Pd, hanno accusato il ministro di reticenza, dando anche in escandescenza con urla e proteste plateali. Quando poi Nordio è passato nell’altro ramo del Parlamento, è tornato sulla questione, aggiungendo che in ogni caso il governo «non si parerà dietro la magistratura di Roma, per dire che ce ne laviamo le mani e rispondere solo all’esito di quell’inchiesta della Procura, ma», ha concluso, «ci sono limiti procedurali che vanno rispettati». Insoddisfatte, prevedibilmente, le reazioni dei parlamentari d’opposizione, a partire dalla capogruppo dem, Debora Serracchiani, che ha accusato il premier di «fare finta di niente» di fronte alla vicenda Donzelli. In serata, dopo che la candidata alla segreteria Elly Schlein si era posta sulla stessa lunghezza d’onda dei rossoverdi di Fratoianni e Bonelli chiedendo le dimissioni di Donzelli e Delmastro, alla linea dura si è adeguato anche il gruppo dirigente del Nazareno: la stessa Serracchiani ha annunciato la presentazione di una mozione di censura per il sottosegretario, ed Enrico Letta ha aggiunto su Twitter che il Pd «non mollerà». Sulle parole di Nordio è intervenuto anche il leader M5s, Giuseppe Conte: «Il ministro non si assume neppure la responsabilità della qualificazione della natura di queste informazioni».