2019-01-23
Non solo propaganda. Qualcuno i naufragi vuol causarli davvero
Anche le Ong hanno il loro ruolo nel fare allarmismo e manipolare le sciagure, o presunte tali, per dimostrare il fallimento della linea dura perseguita dal governo italiano. Le stesse Ong esagerano la portata delle crisi e gli 007 avvisano: gli scafisti cercano la strage. Berlino si sfila dalla missione Ue.Spiace doverlo scrivere, ma è così: i naufragi nel Mediterraneo si sono trasformati in uno strumento di lotta politica. E con essi i migranti che rischiano la vita nelle acque del Canale di Sicilia e che, soprattutto, non dovrebbero neppure partire dalle coste africane.Lunedì La Verità titolava «Tifano morti in acqua pur di piegare il governo», un pugno nello stomaco che, purtroppo, è anche tragicamente vero. Ci sono diversi fatti a dimostrarlo. Innanzitutto il fatto che i servizi segreti italiani sospettino che ci sia una strategia, studiata a tavolino dai trafficanti di esseri umani, dietro le tragedie dei barconi. Il motivo? Fare pressione sull'opinione pubblica perché vengano riaperti i porti e gli scafisti possano continuare ad arricchirsi. Lo spiegava ieri Fiorenza Sarzanini sulle colonne del Corriere della Sera, riferendosi all'ultimo allarme: «C'è un precedente drammatico che preoccupa gli apparati di sicurezza. È il naufragio nel Canale di Sicilia del 18 aprile del 2015, quando un barcone partito dalla Libia affondò provocando almeno 700 vittime. I racconti dei sopravvissuti», scrive la giornalista, «consentirono di disegnare uno scenario inquietante: i trafficanti avevano obbligato gli stranieri a salire a bordo nonostante il mare forza otto (…) La convinzione degli investigatori è che le organizzazioni criminali avessero deciso di rischiare o forse addirittura provocare una tragedia per fare pressione sull'opinione pubblica e così convincere Italia e Unione europea a pianificare una politica di accoglienza e soccorso. Una strategia che potrebbe ripetersi adesso». Quindi, se servisse mai conferma, la responsabilità volontaria delle stragi nel Mediterraneo è degli scafisti, affiliati alle cosche africane, che caricano sulle carrette del mare anche donne e bambini senza farsi alcuno scrupolo. Ma a «tifare» per i naufragi non sono soltanto le organizzazioni criminali. Anche le Ong hanno il loro ruolo nel fare allarmismo e manipolare le sciagure, o presunte tali, per dimostrare il fallimento della linea dura perseguita dal governo italiano. Lo racconta Fausto Biloslavo sul Giornale, analizzando la vicenda del gommone, con 100 immigrati a bordo, che domenica scorsa sembrava dovesse colare a picco da un momento all'altro. «L'informazione “umanitaria" via social è stata manipolata e drammatizzata ad arte», scrive il giornalista, «per provocare l'indignazione contro l'Italia, Malta e l'Europa che se ne fregano dei migranti in mare. Per non parlare della Libia che non li soccorre e quando lo fa li deporta illegalmente facendoli tornare nei “lager"». Infatti le organizzazioni non governative avrebbero raccontato una serie di bugie: innanzitutto Allarm Phone, la piattaforma che raccoglie le segnalazioni sui migranti in mare, twittava che il natante stava imbarcando acqua, che un bambino era pressoché morto e che le persone a bordo erano semiassiderate. Ebbene, si tratterebbe di una esasperazione della reale situazione. A smentire queste notizie esiste una fotografia scattata da un velivolo della missione europea Sophia: «Si vede chiaramente il gommone stracarico, che non imbarca acqua e naviga seppure lentamente», prosegue Biloslavo, «a bordo non deve fare caldo, ma qualcuno è pure scalzo con i piedi in acqua. I migranti non sarebbero arrivati neppure nelle acque di soccorso maltesi, ma non stavano affondando». E non sarebbe l'unica bugia che le organizzazioni non governative ci hanno rifilato. Per esempio è stato detto che le autorità di Malta, Italia e Libia sono state prontamente informate del gommone in difficoltà, ma in realtà la comunicazione a Roma è arrivata oltre 2 ore dopo. E poi c'è il fatto che Tripoli non avrebbe mai risposto al telefono, nonostante le numerose chiamate partite dalla nave Sea Watch 3 per chiedere il soccorso dei migranti. Anche su questo ci sono molti punti oscuri, come spiega ancora il Giornale: «Per tutta la giornata di domenica le organizzazioni non governative coinvolte hanno sparato a zero contro i libici che “non rispondono al telefono" o rimandano indietro le mail accusando Tripoli di lasciare affogare i migranti. In realtà la Guardia costiera libica ha assunto il coordinamento del soccorso verso le 15, ma era già impegnata in due salvataggi e non aveva mezzi a disposizione. A questo punto ha dirottato la Lady Sham con bandiera della Sierra Leone che metterà in salvo tutti i migranti durante la notte riportandoli a Misurata». Ma neanche dopo il salvataggio la propaganda si è fermata: a quel punto l'accusa è cambiata. Non potendo invocare il mancato intervento, si è passati a parlare di violazione dei diritti umani per aver riportato i migranti «nell'inferno libico». Ieri è arrivata anche la notizia che la Germania ha deciso di sfilarsi - prima del termine ufficiale previsto a fine marzo - dall'operazione Sophia, ossia la flotta di navi dell'Ue che dovrebbe opporsi alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo. Il vicepremier Matteo Salvini ha commentato: «Sophia aveva come mandato di far sbarcare tutti gli immigrati solo in Italia. Se qualcuno si fa da parte, nessun problema».
(Ansa)
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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