2019-07-02
«Non si può decidere senza l’Italia». Nessun accordo sulle nomine Ue
Giuseppe Conte fa saltare il piano di Angela Merkel e di Emmanuel Macron: «No a pacchetti precostituiti. Soffiate sull'antieuropeismo». Oggi nuovo round. Il ritardo potrebbe far slittare il verdetto sulla procedura d'infrazione, atteso entro il 9 luglio.Nel suk delle nomine dell'Ue è tutti contro tutti. Dopo la fumata nera di una decina di giorni fa, le speranze erano riposte nel meeting in programma domenica a Bruxelles. Ma nonostante le trattative si siano protratte fino a lunedì mattina, dopo il rinvio a oggi imposto dal presidente del Consiglio Donald Tusk la partita dei «top jobs» continentali (presidente della Commissione europea, del Parlamento e del Consiglio, governatore della Bce e Alto rappresentante per gli affari esteri) è ancora tutta aperta. Ma andiamo con ordine. Nel precedente Consiglio europeo (l'organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi e a cui spetta il compito di decidere i vertici delle istituzioni dell'Ue) svoltosi il 20 e 21 giugno, i partecipanti si erano scontrati sul meccanismo dello Spitzkendidat, il sistema che prevede l'elezione a presidente della Commissione europea dell'esponente di spicco del partito che ha raccolto il maggior numero di voti. Il nome in cima alla lista era quello del tedesco Manfred Weber, appena rieletto alla guida del Ppe, che poteva contare sul supporto di Angela Merkel ma aveva contro Emmanuel Macron, convinto che quello del tedesco fosse un nome debole. L'Eliseo era riuscito a radunare una fronda intenzionata a boicottare Weber. Al punto che, dopo due giorni di trattative, i convenuti si erano accordati per rivedersi a fine giugno.Dopo il tracollo dei giorni scorsi, la Merkel era atterrata a Bruxelles con un nuovo stratagemma. Il cosiddetto «piano Osaka» aveva preso forma durante il G20 dello scorso fine settimana a seguito di un incontro informale tra la cancelliera, Macron, Giuseppe Conte e il premier spagnolo Pedro Sánchez. Punti cardine della nuova proposta: l'olandese Frans Timmermans alla presidenza della Commissione, Manfred Weber «retrocesso» alla presidenza del Parlamento europeo e il francese Francois Villeroy de Galhau (oggi governatore della Banca di Francia) alla Bce. Per le altre cariche, domenica circolavano i nomi del premier belga Charles Michel per la presidenza del Consiglio e della bulgara Kristalina Georgieva (attualmente presidente della Banca mondiale) come successore di Federica Mogherini alla carica di Alto rappresentante per gli affari esteri.Nonostante il timido ottimismo iniziale, c'è voluto poco per capire che il piano di Angela Merkel faceva acqua da tutte le parti. La prima batosta della serata per Timmermans, socialista e oggi vicepresidente della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, è arrivata dal premier ungherese Viktor Orbán: «L'eventuale supporto da parte del Ppe per questa candidatura sarebbe un errore di portata storica. Significherebbe che un partito politico che ha vinto le elezioni rinuncia alla posizione per la quale ha corso». Ma la bocciatura senza appello per Timmermans è arrivata da tutto il gruppo di Visegrád (oltre all'Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), deciso a fargli scontare le dure prese di posizione verso i Paesi del blocco orientale. «Nel passato abbiamo avuto la sensazione che la sua non sia una figura positiva per la nostra regione», ha chiosato il premier ceco Andrej Babis. Molto critico anche il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki: «Timmermans non è il candidato del compromesso, semmai è un personaggio che divide l'Europa. Di sicuro non comprende l'Europa centrale». Contro il politico olandese si sono schierati anche il premier irlandese Leo Varadkar, quello lettone Artur Krisjanis Karins, il croato Andrej Plenkovic e il bulgaro Bojko Borisov. La notte è lunga, e i tentativi durante la cena di forzare il nome dell'olandese vanno a vuoto. La mattina inizia peggio di come si era conclusa la serata. L'Italia, che pure ha partecipato all'incontro con la Merkel in Giappone, si schiera con i Paesi dell'Est, con il premier Conte che dice no a «pacchetti precostuiti». «Potete pensare di offrire un governo condiviso e adeguato di questa nostra cosa comune europea per i prossimi cinque anni muovendo da questa divisione iniziale?», incalza Conte, «pensateci bene perché così non fate altro che soffiare sull'antieuropeismo». La Merkel alza bandiera bianca: «Non potevamo votare con l'Italia contro». Il piano Osaka diventa ormai un lontano ricordo. Delusi il presidente Macron («La credibilità dell'Europa è a rischio») e il premier portoghese António Costa. Voci da Bruxelles riferiscono alla Verità che, se la bocciatura di Timmermans dovesse essere definitiva, i nomi sul piatto rimarrebbero quelli del francese Michel Barnier (capo negoziati della Brexit), della danese Margrethe Vestager (oggi commissario per la Concorrenza) oppure di Kristalina Georgieva e Andrej Plenkovic. Dopo lo stop imposto da Donald Tusk, la ripartenza delle trattative è attesa per oggi.Il nodo sulle nomine inevitabilmente si sovrappone alla procedura di infrazione nei contro l'Italia. Considerato che la plenaria di questa settimana dovrà eleggere il presidente del Parlamento, un nuovo stop sui top jobs potrebbe provocare a catena un rinvio anche sulla nostra procedura, sulla quale è attesa la decisione dell'Ecofin tra l'8 e il 9 luglio. A quel punto il governo potrebbe sfruttare la situazione a suo favore, facendo valere il peso in ambito di negoziato.
Jose Mourinho (Getty Images)