2019-09-28
E non dite «almeno loro credono in qualcosa»
Le lodi a Greta sono tristi: veicola idee vecchie di mezzo secolo. Già negli anni 70 c'era chi giudicava l'uomo «male del pianeta».Le dichiarazioni di Greta Thunberg all'Onu, unite alle manifestazioni a lei ispirate, stimolano riflessioni non tanto per lo stile studiatamente aggressivo, ma perché non si capisce a chi le abbia rivolte. Il loro impatto emotivo e pratico è rilevante: il paradosso Greta sta nel fatto che ha accusato e minacciato chi era seduto di fronte a lei. Ma non si è domandata perché l'abbiano invitata, sponsorizzata, applaudita e fatta esaltare dalla stampa? Non ha sospettato che ci sia un business nella soluzione ambientale già stabilita da parte di chi probabilmente l'ha generata come fenomeno mediatico? Probabilmente non le è stato spiegato come è nato il problema ambientale. I veri responsabili dei misfatti che sembrano preoccuparla non sono in realtà quelli che l'hanno portata a rappresentare il movimento di protesta? Potrebbe scoprire che i responsabili indiretti sono gli ambientalisti neomalthusiani che negli anni '70 riuscirono a creare il sentimento per cui il mondo doveva ridurre il numero di abitanti. Lo fecero riuscendo a interrompere il tasso di crescita della popolazione (ma solo nel mondo occidentale). Usa ed Europa, rendendosi conto che interrompere le nascite significava interrompere la crescita, avviarono la inquinante ipercrescita dei consumi individuali in Occidente e promossero la inquinante delocalizzazione produttiva in Asia, per ridurre i costi. Cosa intende Greta quando dice: «Se sceglierete di fallire»? Fallire significa continuare la crescita economica e migliorare l'impatto ambientale? Aver successo significa cambiare il modello capitalistico attuale, adottando principi di decrescita economica (peraltro in atto da 10 anni) e di popolazione, magari privilegiando cultura e religioni pagane perché proteggono di più la natura e meno l'uomo? Ma questo processo porterebbe a una rivoluzione economica orientata a zero emissioni, con impatti rivoluzionari su produzione e uso di materie prime, ma anche sul potere economico. Le tecnologie e le materie prime di gran parte della rivoluzione energetica sono in Asia, non in Svezia: i coetanei di Greta dovrebbero apprendere il mandarino per lavorare. Rischia così di compromettere il futuro lavorativo di molti, perché troppi sono ansiosi di decretare che l'unica vera alternativa alla «fiaba della crescita economica eterna» è fatta di decrescita economica e della popolazione. Con le sue minacciose raccomandazioni Greta inconsapevolmente non solo giustifica un ulteriore crollo delle nascite, ma anche di influenzare tutti i sistemi economici, compromettere i valori di Borsa di imprese considerate inquinanti, stimolare tasse «verdi», bloccare iniziative e investimenti per la crescita. Perché la protezione dell'ambiente si fa grazie a investimenti tecnologici. Molti hanno apprezzato la crociata di Greta perché mostrerebbe che i giovani credono ancora in qualcosa. Molti altri prima di Greta credevano in altro: valori meno terreni e più eterni. Questi valori hanno creato la civiltà e il progresso di cui Greta ha beneficiato. Questi valori sembrano esser stati messi da parte sostituendo l'ambiente alla fede: magari la compenseranno con il Nobel per questo.Una decina di anni fa, in una riunione istituzionale e riservata, l'ambasciatore di un Paese europeo mi rimproverò l'insistenza a considerare come valore universale la sacralità dell'essere umano. Mi spiegò che la mia morale cattolica non era più sostenibile nel mondo globale, e che dovevo incominciare ad accettare che l'ambientalismo sarebbe diventato religione universale. Penso sia inutile oggi voler decidere se il cambiamento climatico c'è o no, né se è l'attività umana ne sia la causa. Quello che conta è capire come lo si voglia risolvere. Per esempio, l'università di Stanford fa proposte sulla base della correlazione tra crescita del Pil e crescita della temperatura. Ricorda il metodo utilizzato da Malthus a fine '700 per interrompere le nascite. In più, molte considerazioni sottese a questa idea non sembrano esser condivise da scienziati di assoluta fama. Per Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, il surriscaldamento globale antropico non ha fondamento scientifico. Per Antonino Zichichi, professore emerito del dipartimento di fisica superiore dell'Università di Bologna, «il riscaldamento globale è la più grande bufala di tutti i tempi». Sono inascoltati e persino censurati. Se potessi, chiederei a Greta se qualcuno le ha insegnato a riflettere sul senso della vita. Chi, potendo farlo, non lo ha fatto forse le ha rubato infanzia e futuro. Ma anche le autorità che oggi la illudono di essere un'eroina sbagliano, perché non le spiegano che per cambiare il mondo prima si deve cambiare il cuore dell'uomo (Benedetto XVI, Caritas in Veritate).
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)