2023-09-10
«I cattolici non possono collaborare con chi sposa aborto ed eutanasia»
Il monito del vescovo Giampaolo Crepaldi alle Tavole di Assisi: «Benedetto XVI diceva che Gesù accoglie tutti, ma non accoglie tutto. Troppi aderiscono all’agenda Onu 2030. Torniamo a intervenire nella società».Si pensa oggi che l’azione del cristiano nella vita pubblica possa essere solo indiretta, ossia che debba passare attraverso gli strumenti e le vie della laicità, oppure che debba adoperare - senza trascenderlo - il criterio della persona, il cosiddetto «personalismo». Il cristiano, per quanto riguarda la costruzione della società nelle sue strutture politiche e nelle sue leggi, dovrebbe far fare ad altri e, tuttalpiù, animare le coscienze di tutti. Constatiamo oggi le difficoltà e i pericoli di una simile impostazione: il cristianesimo si riduce ad agenzia di animazione civica, l’agire morale è considerato autosufficiente e possibile senza la luce e il sostegno religioso, la fede si riduce a «buone pratiche sociali» che alla fine è sempre il potere di turno a stabilire. Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la Chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, non per sostituirsi ad altre competenze distinte e legittime, ma per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI, che quaerere Deum ha dirette conseguenze sociali in quanto non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime. Siccome da una vita mi interesso di dottrina sociale della Chiesa, mi sento dire che senza questo presupposto anche la ricchezza del magistero sociale viene trascurata. Se oggi questa realtà si trova in difficoltà, come a me sembra essere, il motivo di fondo è di fede ed anche di ragione, ma prima di tutto di fede. Concediamo troppo al naturalismo e pensiamo che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi scendere progressivamente anche da quel livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista e quindi al Cristo della coscienza individuale.Se il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto. Scriveva Benedetto XVI che «Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto». [...] A me sembra che sia ancora valido quanto stabilito da Benedetto XVI nella sua Lettera apostolica a modo di Motu proprio sul servizio della carità (novembre 2012), dato che l’impegno pubblico della Chiesa, anche attraverso i laici, è espressione della carità, la quale non può però essere in contrasto con la liturgia e la dottrina. La suddetta Lettera apostolica riguardava le attività delle associazioni legate giuridicamente alla Chiesa, ma anche di realtà autonome giuridicamente ma che si avvalgono del titolo di cattoliche ed anche dei singoli fedeli impegnati nella vita pubblica. In essa si dice che non è lecito collaborare con altre realtà sociali le cui finalità sono in contrasto con i principi cristiani, né è possibile accettare finanziamenti da associazioni o gruppi sociali che perseguano queste finalità divergenti, e che il vescovo deve vegliare su tutto questo. Il discorso mi sembra di grande interesse. Come non era ritenuto possibile collaborare per la lotta all’Aids con associazioni che promuovevano la contraccezione - ricordiamo tutti la polemica per alcune frasi di Benedetto XVI sul contraccettivo pronunciate durante un viaggio in Africa - così oggi dobbiamo considerare inopportuno collaborare con associazioni che, pur avendo obiettivi positivi nella loro agenda, però lottano per promuovere l’aborto o il suicidio assistito. Non basta concordare nominalmente sulla questione ambientale per collaborare con tutti quanti se ne occupano e vi si impegnano. Né è lecito pensare che il senso della collaborazione possa nascere durante il percorso collaborativo, perché questo comporterebbe di negare che la Chiesa abbia una parola propria e unica da dire sulla questione sociale. Si rimane negativamente colpiti, per fare un esempio, da quante realtà cattoliche facciano oggi propria l’Agenda Onu per il 2030.L’agnosticismo e il nominalismo ci dicono di agire senza prima pensare e hanno quindi un impatto antropologico molto dirompente, dato che invece a tutti risulta che si pensa e poi si agisce […]. Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di Chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, il che li rende disponibili alle avventure anche le più strane. Si evidenzia anche una certa «liquidità» dell’essere cattolici nella società, in un attivismo magari frenetico ma improduttivo. L’«agnosticismo cattolico» è alla base dell’oblio dei «principi non negoziabili» di cui ci parlava Benedetto XVI, oblio che assolutizza la politica permettendole di fare tutto e, nello stesso tempo, la svilisce perché la rende cieca. La politica può fare tutto, ma alla cieca. Il danno dell’oblio dei principi non negoziabili è rilevantissimo perché ad una politica così ridotta la dottrina sociale della Chiesa non ha più nulla da dire di significativo.La mia impressione, da osservatore come vescovo, è che il cerchio si stia stringendo e che gli spazi di libertà per il cattolico siano sempre più esigui fino a scomparire. Man mano che la secolarizzazione procede a grandi passi, aiutata nei suoi effetti distruttivi dalla nuova mondializzazione del nichilismo illuminato, la pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della Chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali e non come semplice umanesimo vagamente solidarista e fraterno, si riduce di numero. Siamo di fronte ad una convergenza operativa molto coerente di molti centri di potere. Nessun ambito ne rimane esente. Non c’è una precisa cabina di regia, ma tutti quei soggetti parlano la stessa lingua, tutti mirano ad una società mondialista fondata sulla tecnologia e su una morale ambiguamente umanistica, post-veritativa, post-naturale e post-cristiana. L’unità di queste forze è data dalla loro cultura comune dell’illuminismo moderno. La domanda a questo punto si fa seria: a questa pressione coerente e coesa che vuole la distruzione della natura e della soprannatura, i cattolici, laici e uomini di Chiesa, si adeguano o tentano di opporsi? Per opporvisi servono le idee, oltre che le mani, con il che torniamo a quanto detto sopra: il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare. Negare il conflitto è il modo migliore di perderlo.*Vescovo emerito di Trieste
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.