
Mentre il Dragone fa passi da gigante, Europa e Usa hanno perso competitività nel settore spaziale. Solo la compagnia di Mr Tesla ha fondi, reattività e strategia.Coordinatore del tavolo scientifico del Comitato interministeriale per lo Spazio (Comint) L’Europa sta per essere travolta dal ritmo delle innovazioni tecnologiche e industriali che stanno rivoluzionando le attività spaziali, imprimendo un ritmo che per gli enti regolatori e i centri di ricerca e industriali del Vecchio continente è insostenibile.Lo scenario: stiamo rapidamente perdendo competitività in alcuni settori chiave: lo Spazio, le auto elettriche. Come recentemente rilevato da Nature, gli Usa e, dietro loro, l’Europa, stanno smarrendo posizioni di preminenza in ambito scientifico e tecnologico, a tutto beneficio della Cina che li ha ormai sopravanzati in numerosi settori.Tutto comincia nel 2010, con la dismissione del programma Space Shuttle che certificò l’esaurimento della spinta propulsiva che aveva portato la Nasa a sbarcare sulla Luna. Dopo 135 missioni, il programma era giunto a conclusione. Gli astronauti americani avrebbero dovuto trovare un altro modo per andare nello spazio e per dieci anni americani ed europei furono così costretti a «a fare» l’autostop, chiedendo ai russi un passaggio per raggiungere la stazione spaziale internazionale (Iss). Incapace di trovare una valida alternativa allo Shuttle, a causa della sciagurata decisione di Barack Obama di cancellare il programma voluto da Bush per sviluppare nuovi vettori, la Nasa iniziò a rivolgersi ai privati per sopperire a questa imbarazzante carenza. Fu così che nel 2008 venne stipulato il primo contratto con Space X, la società fondata da Elon Musk.Il 25 maggio 2012 Space X manda la sua prima capsula sulla Stazione spaziale internazionale e nel 2015 effettua il primo recupero a terra. Nel marzo del 2017 lancia due Falcon nell’arco di 3 giorni. Nel 2018 è il turno del Falcon Heavy e nel 2020, a quasi dieci anni dall’ultima volta per gli Stati Uniti, spedisce due americani sulla Iss facendoli decollare da Cape Canaveral. Musk si era già fatto notare per le sue innovative incursioni in plurimi settori. Con Space X ha realizzato un’elevata integrazione verticale per ottenere asset tecnologici altamente competitivi, riducendo a un decimo i costi di lancio. Così è nata così la navicella Dragon e più tardi, nel 2015, Starlink, la costellazione di satelliti che consente l’accesso a Internet in banda larga a bassa latenza.Nonostante le resistenze dei francesi, coinvolti insieme ai tedeschi nel progetto Iris-2 che punta a creare un analogo sistema europeo sulla falsariga degli Usa ma che metterà in orbita un primo satellite (in base alle attuali previsioni) solo nel 2030, Starlink già da oggi offre connessioni in volo ai passeggeri del programma Flying blue dell’Air France.Il punto nodale è che abbiamo bisogno come il pane di un sistema di satelliti in orbita bassa per esigenze di difesa, come esemplarmente dimostrato dall’uso di Starlink in Ucraina e ripetutamente spiegato dal ministro Guido Crosetto. L’Europa non è oggi in grado di farlo e non si sa se ci riuscirà entro i prossimi 5-10 anni. A quell’epoca sarà presente anche lo «Starlink cinese» e non è detto che ci sia posto per tutti.È chiaro che SpaceX è uno spartiacque nel contesto dell’esplorazione spaziale, capace di stravolgere le modalità operative della Nasa, imponendo i propri ritmi all’intera filiera spaziale, rivoluzionando letteralmente il mercato spaziale. Grazie a Musk, il costo di lancio di un satellite è passato da una media di 150-200 milioni di dollari a 60 milioni di dollari, con una decrescita potenziale fino a 5 milioni. Il report, certificato da morganstanley.com, prevede una riduzione dei costi della produzione di massa dei satelliti da circa 500 milioni a satellite fino a 500.000 dollari con parallela riduzione dei costi/kg di lancio.Il punto di forza di Space X sta in una semplice parola: riutilizzabilità. Prima del Falcon 9, il vettore utilizzato per i lanci andava perso. SpaceX riesce a recuperare il primo stadio del Falcon 9, potendolo quindi riutilizzare per ulteriori missioni, abbattendo in modo significativo i costi e incrementando la frequenza di lancio. Questa scelta è alla base della realizzazione di Super Heavy, il razzo che ha portato Starship - un veicolo spaziale autonomo per il trasporto di equipaggio - in viaggio suborbitale nell’aprile del 2023. Successivamente, nell’ottobre 2024, il razzo è partito ed è anche stato recuperato proprio dopo l’accensione, grazie a due enormi «bacchette» che lo hanno riagganciato alla rampa di lancio Mechazilla. E questo successo ha paradossalmente finito con il proiettare ombre sull’effettiva utilità del progetto Artemis, finora aggravato da costi e ritardi inaccettabili. Rilevando il guanto di sfida della Cina, Musk e le sue società sono le uniche che riescono a vedere oltre l’orizzonte tecnologico e strategico Nasa. Quest’ultima sta correndo ai ripari, ma è dubbio che ci riesca. Non a caso, Trump ha già annunciato che Jared Isaacman, un finanziatore e supporter di Space X, sarà il nuovo amministratore della Nasa.La creatività - la «reattività», come la definisce Musk - del settore privato disarticola il modello antiquato bloccato agli anni Settanta, impastoiato dalla burocrazia ed alimentato artificialmente dalle sovvenzioni pubbliche che nei decenni hanno acquisito il carattere di un sussidio finalizzato a sopravvivere piuttosto che a conseguire nuovi traguardi. Considerazioni simili si applicano in Europa dove le principali aziende, salvo rare eccezioni, hanno perso con la capacità di affrontare i rischi di impresa anche il gusto per l’avventura e la prospettiva di nuovi orizzonti. Questi sono i traguardi non futuri ma già presenti, rispetto ai quali occorre attrezzarsi e che l’Ue non sembra avere colto. Mentre l’Europa si dibatte sull’amletica scelta tra Starlink ed un futuribile sistema europeo (Iris-2), i cinesi hanno già messo in campo la «loro» costellazione, il progetto GuoWang, inaugurato con tre lanci e 54 satelliti, con l’obiettivo complessivo di portarne in orbita bassa (300 km) fino a 14.000. Il treno della storia sta passando. E l’unica possibilità per Usa e Ue di non perderlo, recuperando competitività e innovazione, passa oggi obbligatoriamente per Musk. Questi i dati crudi del problema. Tutto il resto è ideologia.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast dell'11 novembre con Carlo Cambi
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.






