
Pasquale Salzano, ambasciatore in Qatar gradito al Rottamatore, va in Simest, Federico Lovadina in Sia. Rispunta il ds: Donato Iacovone, ad di Ernst & Young, presidente di Salini Impregilo.Le abbiamo invocate e sono arrivate. Il cda straordinario di cassa depositi e prestiti ha prodotto un lungo numero di nomi destinati a ricoprire incarichi al vertice delle partecipate. Ma soprattutto il consiglio di Cdp ha sancito il ritorno sulla scena di Massimo D'Alema e dei Ds. Perché la corrente si era evidentemente inabissata come un fiume carsico per riaffiorare forte dell'incapacità dei grillini e delle altre correnti piddine di applicare il manuale cencelli. Così Donato Iacovone, capo di Ernst & Young Italia è diventato il nuovo presidente di Salini Impregilo, il conglomerato nato per il rilancio delle infrastrutture e, appunto partecipato da Cassa. Lo scorso maggio il nome di Iacovone era stato fatto circolare come possibile presidente di Cdp. A spingerlo fu Francesco Profumo, presidente dell'Acri e numero uno della fondazione Bruno Kessler, a metà strada tra gli ambienti prodiani e quelli dei Ds. Profumo partecipa pure alla Fondazione Italianieuropei il cui presidente è D'Alema. La fondazione dallo scorso aprile ha avviato una collaborazione con Ernst & Young, raddoppiando quella instaurata nel 2017. Insomma, un mondo di relazioni che sempre ieri avrebbe prodotto anche il nome del nuovo presidente di Sace. Alla partecipata di Cdp in qualità di presidente è stato nominato Rodolfo Errore, già membro del cda Sace e partner di Ey, mentre ad è stato nominato Franceso Latini già chief risk officer di Cdp. Quella di Errore è una figura gradita al mondo della ex Dc e inutile dirlo a Massimo D'Alema. E assieme a Iacovone completa una doppietta che fa riflettere. Fa pensare quanto l'intellighenzia dei Ds abbia deciso di rialzare la testa. Sarebbe bastato l'addio di Giuseppe Guzzetti dall'Acri per depotenziare il ruolo della tradizione della finanza cattolica che tutti sanno essere più vicina al mondo della Margherita e soprattutto all'eredità di Beniamino Andreatta. Non a caso nel giorno del suo addio Guzzetti ha citato quattro persone: Andreatta, Sergio Mattarella, Romano Prodi e il Papa. Non certo Massimo D'Alema. Solo che Guzzetti non aveva fatto i conti con la capacità dei grillini di farsi infiltrare da correnti esterne. Tanto esterne che il governo giallorosso ha deciso di appuntare a presidente di Simest, l'altra controllata di Cdp, l'attuale ambasciatore in Qatar. Pasquale Salzano dovrà così lasciare la Farnesina, Doha e traslocare a Roma. In questo caso sarà contento Matteo Renzi che ha spesso approcciato l'ambasciatore nelle sue visite nel Golfo. Soprattutto Salzano viene da Pomigliano e si pone esattamente in mezzo a Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora che è nato ad Afragola. L'impressione è che adesso Salzano si sia però posizionato più vicino a Italia viva. D'altronde la mega infornata di ieri (ben 50 nomine) è zeppa di renziani. Da notare Ada Lucia de Cesaris che ha trovato un posto nel cda di Cdp Immobiliare e soprattutto Federico Lovadina partner dell'avvocato Francesco Bonifazi nello stesso studio dove ha lavorato Maria Elena Boschi e il fratello Emanuele. Lovadina è da ieri presidente di Sia, società specializzata in servi di information technology. Nella tornata precedente l' avvocato era stato in Ferrovie dopo aver frequentato al Leopolda. Nelle nomine di Renzi non potevano mancare gli scout: Roberto Cociancich, attuale senatore di Italia viva è diventato membro del cda di Sace. Da segnalare anche Mario Giro, ministro degli esteri al tempo del governo Renzi che prende l'incarico di consigliere di Sace. Spicca, invece per diversa provenienza, Mauro Alfonso. Il manager proviene dal gruppo Cerved ma ai tempi di Romano Prodi è stato il country manager europeo di Dagong, l'agenzia di rating cinese. Anche in questo caso il segno che un pezzo d'ulivo spunta pure in Simest, tanto per bilanciare il potere di Salzano. Mentre in Fintecna ricompare il nome di Antonio Turicchi scaduto mesi fa al Mef e quello di Vincenzo delle Femmine a lungo figura di spicco dell'Aisi. Altro outsider, Marina Natale già in Unicredit ai tempi di Alessandro Profumo, nominata nel cda di Salini Impregilo.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.





