2021-08-24
Ancora bloccate le nomine Anas
Francesco Giavazzi (Ansa)
La scelta del governo per i vertici della partecipata Fs è stata stoppata dai partiti prima di Ferragosto: De Carolis troppo legato ai Benetton. Ora l'assemblea slitta a settembre.Ha lasciato strascichi a Palazzo Chigi il tentativo di nominare Ugo De Carolis ai vertici di Anas. Tanto che l'azienda che gestisce la manutenzione di gran parte delle strade in Italia non ha ancora fissato la prossima assemblea per il rinnovo dei vertici, sia il presidente sia l'amministratore delegato. La settimana scorsa si parlava ancora di un possibile rinvio a settembre, ma calcolando la lenta ripresa dalle ferie c'è già chi scommette su ottobre. In sostanza è sempre più concreta la possibilità che gli organigrammi delle partecipate del comparto ferroviario possano rimanere tali e quali a ora. Non c'è solo Anas infatti, tra le controllate di Fs in scadenza. Anche Sistemi urbani, azienda che gestisce tra le altre cose gli scali ferroviari di Milano, deve nominare un nuovo amministratore delegato. Eppure a fine luglio sembrava che il cambio di passo fosse imminente, anche in vista della gestione dei soldi del Recovery plan dove diverse di queste partecipate avranno un ruolo strategico. Eppure adesso la situazione risulta bloccata. C'è qualcosa che non ha funzionato nella macchina per la scelta dei nuovi manager pubblici. Gli osservati speciali sono Francesco Giavazzi, Antonio Funiciello e lo stesso direttore generale del Mef, Alessandro Rivera. Risultato? In Anas come presidente dovrebbe arrivare Edoardo Valente, generale di corpo d'armata della Finanza. Sarà una sorta di super commissario sugli appalti. Su questo nome sono tutti d'accordo. Il problema resta l'amministratore delegato. Dopo la proposta Benetton non sono spuntati nuovi profili. È un'incognita, tanto che c'è chi scommette ancora sulla permanenza di Massimo Simonini, nominato ai tempi del governo di Giuseppe Conte. Che qualcosa non abbia funzionato alla fine di luglio nella cabina di regia per le nomine pubbliche è un fatto palese a Montecitorio. E la vicenda, scoppiata ai primi di agosto, pare abbia lasciato un po' di malumore dalle parte dell'ufficio del presidente del Consiglio Mario Draghi, forse non del tutto convinto dall'idea di caldeggiare il nome di De Carolis, manager cresciuto alla corte della famiglia Benetton e per questo osteggiato da tutto l'arco parlamentare, tra le fila dell'opposizione e persino in quelle della maggioranza. La vicenda non è stata gestita a regola d'arte, tanto che dopo le proteste è stato proprio il manager di Atlantia a diramare una nota dove annunciava che si sarebbe fatto da parte. Da quel che trapela, al presidente del Consiglio, come ai leader di Lega, Pd e 5 stelle, non sarebbe piaciuto in particolare un dettaglio del passato di De Carolis.Nel gennaio dello scorso anno, da amministratore delegato di Aeroporti di Roma, aveva venduto 27.000 azioni di Atlantia mentre il gruppo era nel pieno delle polemiche per l'intenzione del governo di revocare la concessione autostradale tagliando gli indennizzi o, in alternativa, di tagliare le tariffe delle autostrade. De Carolis cedette le azioni poche ore prima che fosse resa nota la decisione dell'agenzia Fitch di abbassare il rating sul debito di Atlantia e delle controllate Autostrade per l'Italia e Adr: dall'operazione incassò 573.000 euro. Ma non c'è solo questo. I partiti sono sulle barricate non solo per il nome portato in cda da Luigi Ferraris, ad di Fs, ma anche per le scelte della cabina di regia di Palazzo Chigi e del Mef. Che non ci sia particolare sintonia tra i partiti di maggioranza e chi si occupa di nomine pubbliche lo ha dimostrato anche la vicenda Gse, Gestore servizi energetici, dove è spuntato il nome di Andrea Ripa di Meana, nuovo amministratore unico. Si è trattato per molti di un altro schiaffo a chi sostiene l'esecutivo in Parlamento. Sono problemi che andranno risolti appena finita l'estate.