
Rom aggredisce un cinquantenne e confessa: «Aveva rimproverato mio figlio». È indagato per tentato omicidio. Però per il magistrato questo non basta per sbatterlo dentro. È il terzo caso in pochi giorni.E quindi deve essere andata così. Dev'essere andata che il giudice, durante l'udienza, gli ha chiesto: «Sei stato proprio tu a ridurre in coma quel benzinaio?». E allora quello, il rom appena arrestato, ha ammesso senza tentennare nemmeno un po': «Certo, signor giudice. Sono stato io». «E perché lo hai fatto?», gli ha chiesto il giudice. E il rom senza batter ciglio: «Ovvio, perché volevo vendicarmi». Vendicarmi di che? «Quel tipo aveva litigato con mio figlio, dovevo punirlo». A quel punto il giudice avrà sicuramente fatto presente la gravità del gesto: «Il benzinaio è all'ospedale, in fin di vita». «Lo so». «Lei è imputato per tentato omicidio». «Capisco». Immaginiamo che a quel punto il rom avrà offerto i polsi, aspettandosi le manette e un rapido trasferimento nel più vicino carcere. Invece no. «Lei è libero», ha detto il giudice. E l'ha liberato davvero. Dev'essere andata così. E se non fosse la giustizia, sarebbe una barzelletta. Ma forse, purtroppo, è tutte e due le cose insieme. È successo a Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo. L'altro giorno nella stazione di servizio Ip sulla statale 16, frazione di Cologna Spiaggia, si è presentato G.D.G. un trentottenne di origine rom. È sceso dall'auto e ha aggredito il titolare del distributore, un cinquantenne di nome Gianfranco Pigliacampo. Il motivo del litigio? Il fatto che il benzinaio, nelle ore precedenti, avrebbe rimproverato il figlio del rom. Un affronto evidentemente inaccettabile per cuore nomade di papà. Ma si capisce: come è venuto in mente a Gianfranco di rimproverare un giovane rom? E per quale motivo poi? Non lo sa che i giovani rom non sopportano i rimproveri? Solo applausi. E portafogli pieni. Che, ovviamente, loro si guardano bene dal rubare essendo molto onesti. E per nulla meritevoli di rimproveri. In ogni caso, il rimprovero è stato pagato a caro prezzo. Il rom ha tirato un pugno sul volto al benzinaio così forte da farlo cadere. Gianfranco ha picchiato la testa contro il cordolo del gabbiotto. È in rianimazione. Lotta tra la vita e la morte. E il rom? Si è consegnato qualche ora dopo, accompagnato dall'avvocato. Ha ammesso tutto. Ha ammesso di essere stato lui a sferrare il pugno violento che ha mandato in coma l'uomo colpevole di aver rimproverato suo figlio. Ha biascicato qualche giustificazione sul fatto di aver agito per paura (paura? Ma de che? È stato lui ad andare a cercare la rissa…). Quindi è stato accusato di tentato omicidio. E, come si diceva, subito liberato. A questo punto mi chiedo perché limitarsi. Perché, oltre a lasciare questo picchiatore libero, non si pensa anche di premiarlo? Perché non dargli direttamente una medaglia? Ma sì: una bella onorificenza al valor civile. La croce al merito del benzinaio ko. La coppa Cassius Clay per il miglior uppercut fuori dal ring. Non se lo merita forse, questo povero rom dal cuore di papà? Certo: c'è un cinquantenne che stava lavorando al suo distributore e che, nel giro di qualche minuto, s'è trovato a un passo dal Creatore solo per aver opposto il suo mento ad un pugno. Ma che ci potrà mai fare la giustizia italiana? È stato riconosciuto il tentato omicidio. Non si poteva fare altrimenti. Il rom si è costituito. Ha confessato. Si è autoaccusato. Ma quando è toccato al magistrato decidere, l'ha subito lasciato subito libero. Con tante scuse per il disturbo. In effetti si ha l'impressione che per la giustizia italiana la prima regola sia non disturbare troppo i violenti. Nel giro di qualche giorno abbiamo visto alcuni delinquenti patentati, con una lista di precedenti da far paura, così impuniti da poter girare come pazzi per i vicoli di Vittoria, in provincia di Ragusa, falciando due cuginetti che giocavano innocenti. Poi abbiamo visto un uomo, anche lui con numerosi precedenti, giù denunciato 19 volte (diciannove), così impunito da poter ammazzare la sua ex mentre cantava al karaoke di Savona. E ora vediamo il rom che riduce in fin di vita un benzinaio, così impunito che nemmeno viene accompagnato al gabbio. Tre indizi sono una prova, diceva Agatha Christie. Se poi si presentano a così poca distanza l'uno dall'altro, il sospetto è inevitabile: che cosa deve fare un criminale per andare in galera di questi tempi? Una strage? Una carneficina? E come si può pensare che gli italiani ritrovino un po' di fiducia nella magistratura se le sentenze sono così, come quella del giudice di Teramo?
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.