2019-07-08
Noi, sacerdoti di trincea dissentiamo dalla linea Cei
Cara Verità, ho letto l'articolo di Giorgio Gandola di sabato 6 luglio circa la posizione dei teologi sugli immigrati. Volevo dirvi che se voi prendete a riferimento le lettere pubblicate dal giornale L'Avvenire, (...)(...) va da sé che vengano pubblicate quelle «pro domo sua»; in linea con il pensiero del direttore del giornale, e con la linea più alta dell'editore che è la Cei. Se invece guardiamo più umilmente in basso, in prima linea, tra il clero che sta in mezzo alla gente, ne conosce i problemi, tra i quali non ultimo, quello della sicurezza (quante persone anziane che vivono da sole mi hanno detto, passando in casa loro per le benedizioni pasquali, che da quando hanno avuto i ladri in casa non dormono più la notte con serenità), allora la storia cambia. E cambia di molto. È la storia che si ripete. Un alto clero che dall'alto della teologia pensa di vedere e capire tutto, e un basso clero, da battaglia, che ha consapevolezza che il disagio c'è, e che è di tutti i colori. È degli stranieri ed è degli italiani, dei giovani che non trovano lavoro, delle giovani coppie che se non fosse per la pensione dei genitori, o della nonna, sarebbero... a bestia, come si dice a Perugia Questo i preti in prima linea lo sanno benissimo e lo riconoscono. Solo che non ci si espone. Per prudenza. Forse anche per un po' di pusillanimità. Ma le assicuro che c'è tanto, tanto clero che ha le idee chiare, non teologiche, sulla realtà.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
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