2020-02-03
Manlio Di Stefano: «No a un’alleanza tra M5s e Pd. Torniamo a dire qualche vaffa»
Il sottosegretario agli Esteri: «Nessuna intesa strutturale con i dem, checché ne pensi Beppe Grillo: il capo politico non è lui. Il Movimento funziona solo quando ha le mani libere».Sottosegretario Manlio Di Stefano, nel Movimento 5 stelle siamo al punto zero. Dopo il magro risultato in Emilia Romagna, i consensi sono ai minimi storici, stando ai sondaggi. Negli ultimi giorni sembra dominare l'anarchia. Gli Stati generali del partito slittano, per via del referendum sul taglio dei parlamentari. Si prospetta una resa dei conti finale?«Nessuna anarchia e nessuna resa dei conti. Siamo un Movimento che, giovanissimo, è cresciuto in maniera esponenziale fino ad arrivare al governo. È normale quindi trovare un momento per correggere alcuni aspetti lasciati indietro per poter offrire ancora di più agli italiani».Prima bisogna scegliere il leader. Lei è un uno degli uomini più vicini a Luigi Di Maio. Pensa ci siano i presupposti per un «Di Maio bis»?«Credo che sia fondamentale parlare di cosa prima che di chi. Aggiorniamo la nostra visione di politiche per il futuro e poi troveremo il nome, o i nomi, adatto a rappresentare questa nuova visione».In effetti ci si divide anche sul futuro assetto di comando. Stefano Buffagni vorrebbe un Politburo, Giancarlo Cancelleri un «ufficio politico», altri una sorta di «direttorio». Lei che dice? «Credo che l'esperienza di Di Maio dimostri che il lavoro sia abnorme, persino per uno stacanovista come lui, e quindi sia un bene condividerlo con altre persone, un lavoro collegiale con un vertice di riferimento. Troveremo la formula migliore».Quello di Di Maio, più che un addio, è un arrivederci. «Solo lui sa cosa reputa giusto, ma credo che il M5s non possa comunque fare a meno di una risorsa così valida in ogni caso».Dicono che nel partito gli anti Di Maio sono la maggioranza. «Per fortuna non è così. Purtroppo, come sempre, la minoranza rumorosa è più mediatica della maggioranza silenziosa». A proposito di rumorosi: Alessandro Di Battista resterà nel Movimento? «Gli do un consiglio: esserci pienamente. Io però Di Battista lo sento spesso e posso garantirvi che lui si sente parte integrante del Movimento, e che la sua presenza sarà importantissima anche in futuro». I fuoriusciti dicono che non c'è dialogo democratico: decidono tutto i vertici. «Non ne conosco uno che non sia stato ascoltato e persino coccolato oltre i suoi reali meriti». E quindi perché si lamenterebbero? «Purtroppo quella del dialogo è diventata la facile scusa di chi non vuole dimezzarsi lo stipendio come facciamo tutti noi del M5s da anni». Per i morosi si attendono nuove sanzioni disciplinari, mentre continuate a perdere pezzi. Non è che sulla storia dei rimborsi avreste dovuto essere un po' più tolleranti? «Decisamente no. La regola della restituzione della metà dei nostri stipendi, che tutti gli eletti hanno sottoscritto all'atto della candidatura, ha sia un valore etico che uno pratico, grazie a quei soldi sono nate oltre 10.000 imprese in Italia».Riformerete la piattaforma Rousseau?«La piattaforma Rousseau viene migliorata costantemente dalla sua nascita, è l'unico esperimento al mondo di democrazia diretta».Diciamocelo: lo spirito avventuriero degli inizi è stato un po' smarrito. «Purtroppo stare in un governo di coalizione ci ha costretto ad ammorbidire alcune posizioni ma nonostante questo abbiamo realizzato riforme che aspettavamo da 30 anni come il reddito di cittadinanza, il taglio dei vitalizi e dei parlamentari, una vera legge anticorruzione e l'abbassamento del cuneo fiscale». Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha lanciato l'idea di un fronte progressista con i 5 stelle, affidato alla leadership di Giuseppe Conte. Idea subito rispedita al mittente. Ci ripenserete? «Respingo l'idea che il M5s possa confluire dentro una alleanza strutturale con il Partito democratico, perché credo che tutto il buono che è nato dalla nostra esperienza di governo e di opposizione sia frutto della nostra indipendenza e delle nostre mani libere di agire». Tutto il buono nasce dall'avere mani libere? In Emilia Romagna non è sembrato…«Se avessimo ragionato esclusivamente in termini elettorali ci saremmo venduti al migliore offerente come abbiamo sempre visto fare agli altri partiti. Noi partecipiamo alle campagne elettorali con l'idea di portare un reale cambiamento nelle istituzioni, e questo non può avvenire scendendo a compromessi pre elettorali».Ammetterà che diversi errori sono stati fatti, sia in Umbria sia in Emilia. Altrimenti sarebbe finita diversamente…«Le alleanze non c'entrano nulla. In Umbria non avevamo una penetrazione sufficiente sul territorio, mentre in Emilia il voto è stato polarizzato contro Matteo Salvini e quindi a favore di Stefano Bonaccini, l'unico che poteva batterlo».Ha detto che esclude un'alleanza strutturale con il Pd. Altri esperimenti a livello regionale se ne faranno? «Se le condizioni lo permetteranno si potrà sperimentare ancora. Ma onestamente è molto difficile ottenere dai partiti tradizionali una vera rivoluzione nelle liste, che passi dall'abbandono di candidati poco trasparenti e dalla scrittura di proposte veramente innovative».Più probabile l'alleanza con liste civiche?«Analizzeremo caso per caso consultando i nostri iscritti sul territorio perché, onestamente, una lista non vale l'altra». È vero che candiderete il ministro Sergio Costa in Campania? Come potrete convincere il governatore Stefano De Luca a farsi da parte? «Costa sta facendo egregiamente il suo lavoro da ministro. De Luca non è un problema del M5s bensì del Pd e dei campani che, purtroppo, si ritrovano governati da uno dei peggiori presidenti della storia».Una parte minoritaria del Movimento sognerebbe un ravvicinamento a Salvini: plausibile?«È chiaro che c'è chi si trova più a suo agio con la Lega e chi con il Pd, ma noi siamo riusciti a ottenere il meglio sia con l'uno sia con l'altro. È altrettanto vero che il Salvini visto da agosto in poi è la rappresentazione di una politica brutale e immorale».Quindi ci sono due Salvini: uno pre Papeete e uno post?«Sì, credo che a un certo punto della storia Salvini abbia avuto paura di governare e sia scappato». I giornali scrivono che Beppe Grillo starebbe trattando per un'alleanza con il Pd in Liguria: cosa c'è di vero?«Ciò che faremo a livello regionale sarà valutato insieme nei territori con il capo politico, che non è Beppe Grillo».Sì, ma Grillo è ancora il guru spirituale.«E infatti un guru spirituale parla di visione e morale, non di strategie politiche. Beppe lo fa benissimo da sempre». Il Movimento rischia di sparire se davvero si andasse verso un nuovo bipolarismo centrosinistra-Lega. Anche se lei alla storia del bipolarismo non ci crede…«Perché è un concetto obsoleto, superato dai fatti in tutta Europa e, soprattutto, perché è il racconto di chi vorrebbe far fuori il M5s che invece è fieramente l'alternativa al duopolio destra-sinistra».Quindi l'obiettivo è ripartire dal vaffa? «Il Movimento deve lavorare come sempre portando innovazione e idee vincenti alla politica nazionale e locale, troppo spesso stantia. Ma deve anche tornare a saper dire qualche vaffa quando serve, in difesa degli italiani».Il Pd tenterà di proporre l'abolizione di quota 100 e la revisione del reddito di cittadinanza: ci sono dei margini di trattativa?«No. Sono entrambe misure di successo. Quota 100 ha generato un ricambio generazionale utile all'intero sistema, superando in parte le distorsioni della riforma Fornero, il reddito sta aiutando concretamente oltre 2,5 milioni di italiani che, senza, non avrebbero modo nemmeno di fare un pasto». In realtà il Fondo monetario internazionale ha criticato il reddito di cittadinanza, sostenendo che non «combatte la povertà». «I dati parlano chiaro, è una misura di successo e, con l'avvio della seconda fase, riusciremo a chiudere il cerchio incrociando domanda e offerta di lavoro».Il decreto Sicurezza dev'essere riformato?«Siamo disponibili a modificarlo secondo le indicazioni pervenute dal Quirinale».Pensa ancora che il governo possa arrivare a fine legislatura?«Penso che possa durare fino al 2023 perché abbiamo tanto da fare per gli italiani ancora».Ha la delega al commercio estero: in un momento di paura globale come quello che viviamo, che dobbiamo aspettarci? «Lavoriamo incessantemente per dare alle nostre imprese sempre più opportunità di crescita nei mercati esteri e i dati del 2019 ci danno ragione, segnando un +3.8% rispetto al 2018, con una crescita consistente specialmente nei Paesi che abbiamo curato con piani speciali e visite mirate. Nel 2020 puntiamo a superare i 500 miliardi di euro di esportazioni totali».