2019-05-02
Nilla Pizzi, la regina di cui l’Italia si vergogna un po’
È passato ingiustamente in sordina il centenario della nascita della grande artista, simbolo di un Paese operoso e provinciale.Il centenario della nascita di Nilla Pizzi, 14 aprile 1919-2019, è trascorso praticamente inosservato. E non è giusto. Continua una sorta di malinteso sulla «regina della canzone» (copyright Luca Goldoni, sembra) che pure ha contribuito in misura non lieve a plasmare l'immaginario collettivo italiano, non solo canoro. È proprio qui, il punto. Nilla Pizzi rappresenta un'Italia del dopoguerra, operosa e provinciale, di cui oggi (ma anche ieri e ierlaltro), ingiustamente ci si vergogna un po'. Nilla Pizzi è rimasta inchiodata ai trionfi dei primi due Festival di Sanremo (1951, Grazie dei fiori; 1952 la troppo nota tripletta Vola colomba, Papaveri e papere, Una donna prega), ma già al terzo Festival si parlava di declino e cominciò l'esilio per la regina. Mancanza di repertorio, querelle con le case discografiche, infelici partecipazioni cinematografiche, anche se il regista di Ci troviamo in galleria (1953), con Alberto Sordi, Carlo Dapporto e un'acerbissima Sophia (col ph) Loren, era Mauro Bolognini, non proprio l'ultimo dei cinematografari. Per qualche anno Nilla si trasferì ad Acapulco dove aveva aperto un night frequentato da Frank Sinatra e altri big. L'ultimo trionfo fu L'Edera (1958), gran bella canzone, seconda a Sanremo, giustamente superata da Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu. La rivincita avvenne a fine anno, quando L'Edera vinse Canzonissima. Poi seguirono partecipazioni sporadiche a programmi televisivi pomeridiani e sempre con Papaveri e papere (anche cantata in duetto con Mina) e Grazie dei fiori. Ma la Pizzi aveva anche un repertorio latino-americano in cui dava il meglio di sé. Per capire l'aria che tirava negli anni Cinquanta, basta andare su Youtube e ascoltare No te metas, cantata in spagnolo dall'impareggiabile Duo Fasano, le gemelle Dina e Delfina, dall'intonazione leggendaria. Ebbene, il testo diceva: «No te metas con la novia de nadie, non metterti con la fidanzata di nessuno, perché nessuno si metta con la tua. Va' per la tua strada, senza voltarti». E poi, con stacco sorprendente: «E adesso andiamo a vedere Teresa che balla la rumba». Su Youtube c'è la foto del 78 giri di quella canzone, e si legge che «la fidanzata» è stata sostituita con «la vita»: «Non metterti nella vita di nessuno». Già parlare di «novia» era considerato osé. In quegli anni, Nilla Pizzi cantava Amanti, di Galdieri e D'Anzi, inno all'amore clandestino, costretto a nascondersi dalle convenzioni sociali: «Perfin le furtive parole ignorano il lieto splendor del sole». Ma il finale sistemava le cose, la clandestinità come ingrediente della relazione: «È triste, lo so, ma è forse per ciò che spesso il vostro amor non muore». Se non c'è regola, viene meno anche il gusto della trasgressione.Ma torniamo al centenario. Ci sono stati festeggiamenti a Sant'Agata Bolognese, dove la Pizzi era nata, riportati nelle pagine locali di Repubblica. Inaspettatamente, però, le Poste hanno emesso un francobollo per Nilla Pizzi, un riconoscimento quasi istituzionale alla cantante insignita dal presidente Ciampi, nel 2003, del titolo di Grande ufficiale al merito della Repubblica italiana. Il monumento lo stanno costruendo gli amici di il discobolo.net, non solo con notizie e repertorio di Nilla Pizzi & colleghi, ma anche con la biografia redatta da Enzo Giannelli in quattro grossi volumi, di cui sono già usciti i primi tre.