2024-02-20
«Niente salario minimo per legge, paghe su se coinvolgi i lavoratori»
Il presidente della Cdo, Andrea Dellabianca (Imagoeconomica)
Il presidente della Cdo, Andrea Dellabianca: «La proposta della Cisl aumenta motivazioni, utili e compensi».«Dare la possibilità ai lavoratori di partecipare al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa può rappresentare una svolta culturale, sociale ed economica per il Paese. Per questo appoggiamo la proposta di legge della Cisl che indica una strada da seguire e che, in realtà, molte imprese aderenti alla Compagnia delle Opere già stanno percorrendo». Da qualche settimana Andrea Dellabianca è il presidente della Cdo (10.000 imprese associate tra profit e non profit) e pochi giorno fa nel corso di un’audizione alle commissioni riunite Finanza e Lavoro della Camera si è speso a favore dell’iniziativa legislativa parlando di potenziale svolta per il nostro capitalismo.Presidente, l’Italia non è la Germania e il suo tessuto imprenditoriale è composto per il 90% e passa da Pmi. È sicuro che la partecipazione dei lavoratori possa funzionare? «Certo, perché ogni modello va calibrato al contesto. Ma questo non vuol dire che in Italia non si possa ricreare quello stesso circolo virtuoso che parte dalla responsabilizzazione del lavoratore, arriva a un miglioramento delle sue prestazioni e anche dei suoi guadagni e si chiude di conseguenza con i risultati aziendali in crescita». In Italia però il rapporto imprenditore-lavoratore è stato sempre molto conflittuale.«Io credo che l’imposizione da noi funzioni meno e per questo il coinvolgimento potrebbe essere ancora più importante. Bisogna lasciare libertà di scelta. Nelle aziende al di sotto dei 50 dipendenti c’è quasi sempre un rapporto diretto e poco o per nulla intermediato dal sindacato. Per questo se si crea fiducia la partecipazione agli utili e alla gestione può dare ancor di più vantaggi». Un esempio.«Guardi le faccio il mio. La nostra (Notess Srl) è una società di noleggio a lungo termine di auto e veicoli commerciali. Da quando ho deciso di coinvolgere i miei lavoratori nella strategia aziendale e di ascoltare e in alcuni casi recepire i loro consigli c’è stato un altro tipo di coinvolgimento anche da parte da chi prima sembrava meno motivato. E per tanti versi è più semplice instaurare questo rapporto in una piccola impresa». Ritiene che questo sia anche un modo per aumentare i salari e non passare per la paga minima imposta per legge?«Non credo che il problema delle basse retribuzioni si risolva con il salario minimo. Credo al contrario si possa affrontare con la partecipazione agli utili, ma anche con le altre forme di premialità, penso per esempio alla detassazione dei premi di risultati, che vanno nella direzione di incentivare chi lavora e produce di più». Per premialità cosa intende?«Non per forza di cose premi economici. Tantissime aziende anche di piccola e media dimensione garantiscono forme di welfare aziendale: ad esempio il pagamento dei libri o delle rette scolastiche per i figli, viaggi o l’abbonamento in palestra. Si passa dalla cura della famiglia a quella benessere, ma intrecciare il lavoro alla vita privata aiuta a creare quel circolo virtuoso di cui le parlavo prima. I lavoratori sentono che l’azienda per una parte è anche la loro». E la formazione?«Tocca alle aziende certo, ma anche il pubblico deve fare la sua parte. Per questo crediamo sia giusto riconoscere pari dignità agli investimenti in macchinari e a quelli sul capitale umano (formazione)». Crediti di imposta per le spese in formazione?«Seguiamo con grande interesse una proposta di legge dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà che va in questa direzione». Parliamo di un mondo ideale, ma se arrivano perdite e ristrutturazioni?«Se si instaura quel tipo di rapporto di cui le parlavo prima, anche gestire le perdite è più semplice. Anche il sacrificio è accolto meglio».