2021-10-03
«L’obbligo ostacola noi carabinieri e aiuta i ladri: sicurezza a rischio»
Antonio Nicolosi, segretario del sindacato Unarma (Ansa)
Antonio Nicolosi, segretario del sindacato Unarma: «Con una lettera a Draghi e all'Ue chiediamo la revoca della carta verde e tamponi gratis. È una legge incostituzionale e molti potrebbero seguire l'esempio del vicequestore Schilirò».«Siamo usi obbedir tacendo e tacendo morir, ma a tutto c'è un limite. Viviamo pur sempre in una democrazia». Antonio Nicolosi è il segretario generale dell'Unarma, la più antica associazione sindacale dei carabinieri. In anteprima rivela alla Verità i contenuti della lettera che in queste ore è stata spedita a Mario Draghi e alla Corte europea dei diritti dell'uomo. «Il green pass è un provvedimento discriminatorio, la sicurezza del Paese non è mai stata così a rischio». Nella lettera si chiedono tamponi gratuiti per i militari dell'Arma; si parla di vaccinazione come «scelta personale che in quanto tale va rispettata e tutelata», in mancanza di un obbligo vaccinale erga omnes. Nicolosi, nei secoli fedeli ma non al green pass? «Siamo e resteremo fedeli alla Costituzione, ma quella sul green pass è una legge inaccettabile e incostituzionale». Perché questa lettera? «Chiediamo la revoca del provvedimento, o perlomeno un confronto. Siamo assolutamente favorevoli ai vaccini, che hanno ridotto i casi gravi e decongestionato gli ospedali, e questo sindacato ha sempre appoggiato fin dall'inizio la campagna vaccinale. Ma dal 15 ottobre il decreto sul pass causerà problemi enormi». Parla del divieto di accedere al lavoro per chi non ha il lasciapassare?«Ci saranno paradossi assurdi. Un esempio? Al carabiniere non vaccinato è vietato mangiare in mensa con i vaccinati, però può dormire nella stessa stanza in caserma, e condividere lo stesso bagno. Così com'è scritto, riteniamo che questo strumento, oltre che insensato, non sia in grado di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini. Prima di parlare abbiamo investito del tempo a informarci. Nella nostra lettera citiamo le evidenze scientifiche maturate con la sperimentazione: esse mostrano chiaramente e in maniera inoppugnabile che anche i vaccinati possono contrarre il virus e trasmetterlo». Quanti sono i carabinieri non vaccinati?«In base a quanto ci risulta sono 15.000, circa il 14% del totale. Considerando polizia, forze armate di pattuglia in città e vigili urbani, possiamo arrivare fino a 70.000 uomini e donne non vaccinati. Ma al ministero non vogliono fare uscire ufficialmente numeri chiari. Hanno paura. Quei numeri potrebbero alimentare dubbi e proteste». Perché una parte delle forze dell'ordine non si vaccina? «I più anziani, che spesso soffrono di patologie cardiache, non possono. Gli altri hanno liberamente deciso di non farlo, opzione consentita dalla legge». C'è sempre la possibilità del tampone, o no? «Non è così semplice. Ci sono compiti che non si possono interrompere per eseguire il tampone. Se faccio il servizio radiomobile per 48 ore no stop, non posso certo fermarmi. Come devo comportarmi se la validità del tampone è scaduta? Come posso interrompere il lavoro sul territorio? Nessuno ce lo ha spiegato. Anzi, spesso siamo percepiti come un fastidio. Ogni tanto arriva qualche circolare ministeriale che sollecita la vaccinazione, ma nulla più. E poi c'è il discorso del prezzo».Il prezzo del tampone?«Leggo che i parlamentari avranno accesso ai tamponi gratis. Bene, allora qualcuno dovrebbe spiegarmi perché uomini dello Stato che rischiano ogni giorno la vita debbano pagarsi il tampone di tasca propria, intaccando il loro stipendio». Avrete problemi di organico? «Sicuramente sì, visto che già siamo impegnati anche nel controllo dell'identità sul green pass. Ricordo a tutti che non siamo l'ufficio postale, dove alla peggio si forma un po' fila. Rischia di saltare l'intero sistema di sicurezza del Paese. Se in una stazione di provincia impediamo di lavorare a tre carabinieri su sei, come possiamo garantire il servizio? Il green pass rischia di essere un favore ai delinquenti, che sono gli unici a lavorare indisturbati anche senza lasciapassare. Ma le dirò di più».Cioè? «Se l'organico entra sotto pressione non possiamo neanche garantire il servizio vigilanza al vaccino. Le forze dell'ordine si occupano anche del trasporto, e del pattugliamento nei centri vaccinali. Ci rendiamo conto?». Ci saranno episodi di disobbedienza civile, come nel caso della vicequestore Schilirò?«Non posso escluderlo. Del resto siamo esasperati. Il green pass fa sì che si viva uno contro l'altro: vaccinati contro non vaccinati. Quel vicequestore ha ragione quando parla di green pass, e comunque ha il diritto di esprimere la sua opinione nel rispetto di tutti». Il Viminale ha negato al sindacato di polizia Cosap di fare volantinaggio anti green pass davanti al ministero dell'Interno il prossimo 6 ottobre. I rappresentanti sindacali dei poliziotti dovranno spostarsi in un'altra piazza romana, e lamentano di non poter esprimere il loro dissenso davanti ai loro vertici. Solidale? «Certamente, esprimo solidarietà. Bisognerà capire le motivazioni dietro al rifiuto della piazza, e mi auguro che siano ragionevoli. Spero non sia stata una lesione del diritto di manifestare, che spetta a tutti i cittadini, compresi i lavoratori della sicurezza». Che strumenti avete per protestare?«Oltre alla famosa moral suasion, intende? Continueremo a scrivere a tutti i livelli, alle istituzioni europee, al comando generale. Sulla direttiva del ministero della Salute riguardante le mense siamo pronti a sporgere denuncia all'autorità giudiziaria». In quanto forze dell'ordine, non dovreste obbedire e basta? «Qualcuno concepisce ancora i carabinieri come se esistessero solo i generali. Questo è un modo di vedere le cose di stampo napoleonico. Ma in realtà i generali sono pochi e la truppa è vasta. E ammetto che farsi ascoltare è più complicato quando quasi tutti i partiti sono al governo, e praticamente non c'è opposizione».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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