2019-11-21
Nexi e Intesa trattano sulle carte di credito. Chissà se i negozianti avranno dei benefici...
Contatti preliminari. Si studiano eventuali operazioni finalizzate al rafforzamento della partnership commerciale.Grandi manovre sul fronte di un business in forte crescita, quello dei pagamenti digitali: Intesa Sanpaolo ha confermato di aver avviato «contatti preliminari» con Nexi, la principale società in Italia a sviluppare soluzioni di pagamento tecnologiche da mettere a disposizione delle banche. I contatti, ha spiegato una nota dell'istituto guidato da Carlo Messina, hanno l'obiettivo di «esaminare eventuali operazioni finalizzate al rafforzamento della partnership commerciale già in essere tra le parti», operazioni che in ogni caso «non configurerebbero per Intesa Sanpaolo obblighi di promozione di un'offerta pubblica di acquisto». Le indiscrezioni riguardavano la cessione da parte di Intesa a Nexi della sua attività di acquiring, cioè tutti quei servizi forniti dai gestori delle carte di credito agli esercenti per far sì che questi ultimi possano accettare i pagamenti con carta. Ed è ancora presto per ipotizzare quali potrebbero essere le conseguenze per i negozianti che decidono di installare i sistemi di pagamento elettronici.L'avvio di contatti «del tutto preliminari» con Intesa Sanpaolo è stato confermato anche da Nexi, che è controllata con il 60,1% del capitale da Mercury Uk (che fa capo ai fondi di private equity Bain capital, Advent international e Clessidra) e lo scorso 16 aprile si è quotata in Borsa: il periodo di lock up (clausola che prevede l'obbligo per alcuni azionisti di non cedere i loro titoli per un certo periodo successivo allo sbarco in Borsa, ndr) di 180 giorni dopo la quotazione è scaduto quindi a metà ottobre.La società di pagamenti digitali ha però precisato che «non è stato definito alcun progetto né di natura industriale né tantomeno di natura finanziaria che contempli valori», smentendo inoltre che l'operazione possa riguardare, come ipotizzato, l'acquisizione da parte di Intesa di una quota pari al 30-40% di Nexi. «Qualsiasi ipotetica operazione non potrà che essere coerente con la missione di Nexi di essere la paytech, partner indipendente, di tutto il sistema bancario italiano», ha concluso la nota di Nexi. All'operazione stanno lavorando, in qualità di advisor, Ubs - al fianco di Intesa - e Mediobanca, che sarebbe il consulente di Nexi. In attesa di capire quali potrebbero essere gli sviluppi della trattativa, gli analisti hanno valutato positivamente l'avvio dei colloqui tra Intesa e Nexi: l'operazione consentirebbe alla società dei pagamenti digitali di crescere in uno dei suoi core business, mentre Intesa, diventando azionista di Nexi, resterebbe presente in un ramo di attività in forte crescita, appunto quello dei pagamenti digitali. Secondo Equita, «da un punto di vista industriale l'operazione avrebbe senso per Nexi, in quanto il business dei pagamenti è di scala e verrebbero generate importanti sinergie, mentre dal punto di vista finanziario non è possibile al momento fare una valutazione, in quanto i dati di Intesa acquiring non sono noti». Per gli esperti di Mediobanca securities l'operazione rappresenta per Nexi «un importante passo in avanti nel segmento acquiring», con il quale la società può «consolidare la propria posizione competitiva» e rafforzare «i rapporti con il suo principale cliente». Kepler Cheuvreux ha aggiunto che «l'operazione potrebbe far emergere il valore di questo business dando a Intesa un'esposizione azionaria in un leader nel mercato in forte crescita dei pagamenti»: gli analisti, ricordando come nei conti di Intesa non ci sia uno spaccato dei risultati dell'attività di acquiring, hanno però precisato che «nei nove mesi 2019 il gruppo ha riportato 350 milioni di commissioni nette dal debito e dalle carte di credito».«Dal punto di vista di Intesa l'operazione non sarebbe un'uscita definitiva dal business dell'e-payment, considerato che resterà largamente investita nel settore, seppur indirettamente», ha affermato Fidentiis, ricordando come nel 2016 Intesa aveva venduto all'allora Icbpi - l'Istituto centrale per le banche popolari, che nel 2017 ha appunto cambiato nome in Nexi - le attività relative ai pagamenti di Setefi e Isp Card per 1,03 miliardi di euro.
(Guardia di Finanza)
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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