2019-10-13
Newman, il santo che brindava prima alla coscienza e poi al Papa
Oggi la canonizzazione del teologo e cardinale inglese che già nell'Ottocento denunciò «gli errori del liberalismo religioso».Oggi il beato cardinale John Henry Newman (1801-1890) sarà proclamato santo da papa Francesco, nove anni dopo la beatificazione celebrata da Benedetto XVI a Birmingham. Il cardinale inglese, convertito dall'anglicanesimo al cattolicesimo nel 1845, rappresenta uno dei pensatori più importanti della chiesa cattolica degli ultimi due secoli. Da anglicano fu animatore del Movimento di Oxford, instancabile cercatore della verità per cui approdò al cattolicesimo a 44 anni. La Verità ha incontrato il vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Aldo Cerrato, che oltre ad essere profondo conoscitore del santo inglese, come Newman è un oratoriano seguace di San Filippo Neri.Monsignor Cerrato, come spiegherebbe la figura di Newman a chi non lo conosce? «Per spiegargli occorrerebbe un po' di tempo; come qui, nell'intervista. Allora direi: è un uomo, un sacerdote, uno studioso che ha cercato instancabilmente la verità, tra ombre e apparenze, per mezzo della ragione e del cuore; e incontratala la testimoniò con le sue opere e con la vita. Uno straordinario cercatore e testimone di verità. Uno che credeva che la Verità esiste».Si può dire che quella del nuovo santo sia stata una personale battaglia contro il liberalismo in campo religioso?«Da anglicano divenne cattolico attraverso un lungo cammino di ricerca della verità. È una storia straordinaria che commuove e affascina. Newman volle incidere sulla sua tomba queste parole: “Ex umbris et imaginibus in veritatem: dalle ombre e dalle apparenze alla verità". Tratto costante del suo cammino, già nella fase anglicana, è la consapevolezza degli errori del liberalismo religioso che “pretende - scrisse -di assoggettare al giudizio umano le verità rivelate" e del quale, quando divenne cardinale, disse: “È la dottrina secondo cui non c'è alcuna verità positiva nella religione, e secondo cui un credo vale quanto un altro… Il liberalismo è contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate perché per tutte si tratta di una questione di opinioni: non una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; e quindi ciascun individuo ha il diritto di farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia". Aveva colto i segni della “apostasia dei nostri tempi", come egli già la chiamava: il rinnegamento di Cristo nel relativismo e nell'indifferentismo religioso».Newman quindi direbbe che Dio è cattolico?«Con il Credo dei Padri della Chiesa (“I Padri mi hanno fatto cattolico"), direbbe : “Credo in unum Deum Patrem omnipotentem… et in unum dominum Jesum Christum… et in Spiritum Sanctum…". Riconoscendo la Chiesa cattolica come “l'unico ovile di Cristo", quando chiese di esservi accolto, il 9 di ottobre del 1845, scrisse questa dichiarazione: “Credo in tutto il dogma rivelato come è stato insegnato dagli apostoli, come è stato affidato dagli apostoli alla Chiesa e come è stato insegnato dalla Chiesa a me. Lo accetto nell'interpretazione infallibile dell'autorità a cui fu affidato, e implicitamente accetto ogni ulteriore interpretazione fatta da quella medesima autorità fino alla fine dei secoli"». Una delle frasi più citate del nuovo santo è quella sul famoso brindisi alla coscienza piuttosto che al Papa. Così qualcuno ha fatto di Newman l'apostolo della coscienza sovrana assoluta, è questo il senso di quel brindisi?«Newman trattò lucidamente del legame intrinseco tra coscienza e verità, e sostenne che la dignità della coscienza esige che non vi siano cedimenti all'arbitrarietà e al relativismo. Parlando di Newman nel Natale del 2010 papa Benedetto richiamava tra l'altro l'attualità della sua concezione di coscienza, in un modo molto chiaro e che penso debba essere riletto integralmente: “Nel pensiero moderno, la parola 'coscienza' significa che in materia di morale e di religione, la dimensione soggettiva, l'individuo, costituisce l'ultima istanza della decisione. La concezione che Newman ha della coscienza è diametralmente opposta. Per lui 'coscienza' significa la capacità di verità dell'uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza - religione e morale - una verità, la verità. La coscienza, la capacità dell'uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo stesso, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sottomettersi ad essa laddove la incontra...: un cammino non della soggettività che si afferma, ma, proprio al contrario, dell'obbedienza verso la verità che, a passo a passo, si apriva a lui"». E quindi, per tornare al famoso brindisi?«Nella celebre Lettera al Duca di Norfolk (1874) Newman approfondisce questa tematica: “La coscienza ha diritti perché ha doveri; ma al giorno d'oggi, per una buona parte della gente, il diritto e la libertà di coscienza consistono proprio nello sbarazzarsi della coscienza, nell'ignorare il Legislatore e Giudice, nell'essere indipendenti da obblighi che non si vedono. Consiste nella libertà di abbracciare o meno una religione… La coscienza è una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare: è il diritto di agire a proprio piacimento". E quindi, ecco il brindisi: “Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla Coscienza, poi al Papa". Che significa: la nostra obbedienza al Papa non è un'obbedienza cieca, ma sostenuta dalla coscienza formata dalla razionalità della fede. Chi nella fede ha accolto la missione del Papa, lo ascolterà per convinzione personale di coscienza. In tal senso viene davvero prima la coscienza, quella illuminata dalla fede, e poi il Papa. Ambedue le autorità, quella soggettiva e quella oggettiva, rimangono dipendenti l'una dall'altra».Lei è un vescovo oratoriano, cosa significa la canonizzazione del cardinale Newman sia a livello personale che per la chiesa?«A livello personale, una grande gioia che condivido con tutta la mia Famiglia Oratoriana e che rinnova quella della beatificazione. E un forte invito a camminare sulla “via dell'Oratorio", che Newman scelse con convinzione. Per la Chiesa, tante cose, che valgono anche per l'Oratorio. Ne cito una: Newman, lucido studioso, fu, alla scuola di san Filippo Neri, altrettanto lucido pastore, impegnato nella promozione del laicato: “Voglio un laicato - scriveva - non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa entrino, che sappiano bene che cosa credono e cosa non credono, che conoscano il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscano così bene la storia da poterlo difendere"».Una domanda finale, che poi sono due. Il cardinale Newman aveva due motti che lo caratterizzavano, il primo è quello riportato nel suo stemma cardinalizio: “Cor ad cor loquitur, il cuore parla al cuore"…«È di san Francesco di Sales, fondatore dell'Oratorio di Thonon, e rimanda al fondamento della vocazione cristiana che è l'incontro personale con Gesù, dal quale sgorga l'incontro vero con i fratelli. “Ci permette di penetrare - diceva Benedetto XVI - nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l'intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio"».Il secondo motto, invece, è “La santità piuttosto che la pace"…«È una frase di Thomas Scott che colpì profondamente Newman, a 15 anni, e lo spinse ad iniziare il cammino che lo portò alla pace vera».