2024-04-09
Israele rischia la crisi di governo, così Bibi promette altri attacchi
Benjamin Netanyahu durante la riunione di governo del 7 aprile 2024 (Ansa)
Due ministri minacciano di togliere la fiducia in caso di mancata offensiva a Rafah e il premier israeliano conferma l’incursione: «C’è una data». Il capo della missione Ue anti Huthi chiede più navi per rafforzarla.Sale la tensione all’interno del gabinetto di guerra israeliano che si riunisce questa sera dopo che il ministro della sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir, ha dichiarato: «Se Netanyahu decide di porre fine alla guerra senza un attacco esteso a Rafah per sconfiggere Hamas, non avrà il mandato per continuare a servire come primo ministro». Prima di lui, Bezalel Smotrich, il leader di «Sionismo Religioso» e ministro delle Finanze, secondo quanto riportato dai media, ha riunito suo partito per discutere della situazione dopo l'annuncio dell’esercito riguardante il ritiro da Khan Yunis, nel sud di Gaza. A questo proposito Benyamin Netanyahu in un video diffuso dal suo ufficio ha detto: «La vittoria su Hamas richiede l’ingresso a Rafah e l’eliminazione dei battaglioni terroristici presenti lì. Accadrà, c’è una data». Sul fonte marittimo ieri si sono espressi il contrammiraglio Vasileios Gryparis, comandante strategico dell’operazione Aspides e l’Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell. Il contrammiraglio ha affermato: «Finora tutte le richieste di protezione avanzate dal settore marittimo sono state raccolte, ma se il numero aumenta dovranno crescere anche i nostri asset presenti nell’area ed in tal senso ho già già avanzato richieste di capacità specifiche agli Stati membri dell’Ue, ed in particolare sul supporto logistico». Poi Gryparis ha concluso dicendo che «è ancora presto per dire se Aspides abbia avuto un impatto sulla situazione, ma siamo pazienti e seguiamo il nostro mandato». A questo proposito per Borrell: «Quattro Stati membri hanno dispiegato le fregate e 19 Stati contribuiscono alla missione con il personale. In meno di due mesi della missione Aspides, sono state scortate 68 navi e sono stati respinti 11 attacchi» degli Huthi yemeniti. Ieri è stata anche la giornata della commemorazione per la morte dei militari iraniani morti a Damasco lo scorso primo aprile e mentre scriviamo il leader degli Hezbollah libanesi Hassan Nasrallah sta parlando alla tv libanese: «Con questo attacco, gli israeliani vogliono amplificare i loro risultati facendo sembrare di aver condotto una battaglia contro l’Iran in Siria come se avessero raggiunto degli obiettivi militari Ma i consiglieri militari iraniani (definiti martiri ndr) sono presenti nella regione dal 1982 per sostenere la resistenza palestinese e libanese contro il nemico israeliano». Sempre a proposito di quanto accaduto il primo aprile i media libanesi hanno riferito che Mohammad Reza Zahedi, il generale iraniano deceduto, ricopriva il ruolo di membro nel Consiglio consultivo di Hezbollah, l’istituzione decisionale del Partito di Dio. Zahedi, 63 anni, è stato una delle sette vittime dell'attacco ed era considerato uno dei più alti ufficiali dei Pasdaran, con responsabilità chiave nel dossier libanese e per oltre un decennio, anche in quello siriano. Secondo fonti anonime non autorizzate a parlare con i media, Zahedi era l'unico membro non libanese tra gli otto del Consiglio consultivo (Majlis Shura) di Hezbollah. A proposito della Siria ieri è arrivato il ministro degli esteri iraniano Hossein Amirabdollahian e secondo il quotidiano siriano Al-Watan la visita è stata organizzata «per discutere della situazione nella Striscia di Gaza, delle relazioni bilaterali e delle conseguenze dell'attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco». Gli iraniani non credono al ritiro degli israeliani dal sud della Striscia di Gaza e da Khan Younis e secondo il comandante dell’esercito iraniano Abdolrahim Mousavi: «È una tattica, perché attualmente ricorrono ai bombardamenti. La guerra a Gaza è una scialuppa di salvataggio per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, e se la guerra finirà, il suo governo cadrà. Negli ultimi sei mesi Netanyahu ha tentato di annientare Hamas e liberare gli ostaggi israeliani, con il pieno sostegno degli Stati Uniti, ma ha fallito» ha detto Mousavi all’agenzia Irna. Capitolo ostaggi: fonti israeliane hanno smentito la possibilità di un accordo imminente su Gaza durante le trattative indirette in corso al Cairo, contrastando così le speculazioni diffuse in giornata dai media. «Attualmente non intravediamo alcun accordo all'orizzonte e le divergenze tra le parti sono ancora significative e finora non si è registrato alcun sviluppo significativo». Una fonte di Hamas ha anche confermato a Al Jazeera «che al momento non ci sono segnali di progresso» attribuendo come da copione la responsabilità ad Israele. Ieri mattina il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha incontrato al Viminale il ministro degli Affari Esteri israeliano Israel Katz, accompagnato da una delegazione di familiari degli ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas. In apertura dell’incontro Piantedosi ha espresso ai familiari degli ostaggi «la sua personale solidarietà e quella del governo italiano per il terribile dolore», ribadendo che «il governo ha condannato fin dall’inizio l’orribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso, ed è da tempo impegnato nel prevenire e contrastare ogni forma di antisemitismo, totalmente incompatibile con i principi e i valori della Costituzione». Successivamente, le 5 famiglie degli ostaggi sono state ricevute in Vaticano in udienza privata da Papa Francesco.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.