Ieri il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha fatto licenziare il procuratore generale Gali Baharav-Miara, ha annunciato un’intensificazione delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, dichiarando di voler convocare a breve il gabinetto di sicurezza per «istruire le Forze di difesa israeliane (Idf) su come raggiungere i tre obiettivi strategici della guerra». In tal senso un alto funzionario dell’ufficio del primo ministro ha affermato a Channel 12: «Occuperemo la Striscia di Gaza. La decisione è stata presa. Hamas non libererà altri ostaggi se non in cambio di una resa totale, e noi non ci arrenderemo. Se non interveniamo ora, gli ostaggi rischiano di morire di fame e Gaza resterà nelle mani di Hamas», ha aggiunto. Netanyahu in persona ha trasmesso il messaggio al capo di Stato maggiore, aggiungendo: «Se non gli va bene, allora dovrebbe dimettersi». Secondo alcuni media Usa «Donald Trump ha dato l’ok a Netanyahu per occupare Gaza».
Sempre per quanto riguarda i 50 ostaggi ancora trattenuti da Hamas, Israele ha chiesto la convocazione urgente di una seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per affrontare la questione. A sollecitare la riunione che si terrà oggi è stato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, come riferito in una nota diffusa dal suo ufficio, a seguito della pubblicazione dei video che mostrano gli ostaggi Evyatar David e Rom Braslavski.
Durante una recente riunione di governo, il premier ha ribadito i tre cardini dell’attuale linea militare: «Sconfiggere il nemico, liberare gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele».
«Dobbiamo restare uniti e combattere fianco a fianco per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati», ha dichiarato Netanyahu, specificando che uno dei punti chiave dell’operazione militare resta il recupero degli ostaggi, sia vivi che deceduti, ancora trattenuti da Hamas. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «Israele deve porre fine agli attacchi indiscriminati, ma Hamas deve cessare i continui ricatti con cui tiene in ostaggio non solo alcuni cittadini israeliani, ma anche due milioni di palestinesi».
Le immagini diffuse nei giorni scorsi da Hamas, che mostrano in stato di denutrizione di due ostaggi israeliani, Evyatar David e Rom Breslavski, hanno provocato reazioni durissime a livello internazionale. Il Comitato internazionale della Croce Rossa si è detto «sconvolto» e ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri. Anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto che venga garantito accesso a cibo e cure mediche per gli ostaggi, condannando qualsiasi forma di umiliazione pubblica. La denuncia più accesa è arrivata dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, che ha accusato Hamas e la Jihad Islamica di condurre «una campagna sadica e pianificata basata sulla fame e la tortura degli ostaggi». In conferenza stampa, Sa’ar ha lamentato l’assenza di visibilità sulle prime pagine dei principali quotidiani internazionali, come il New York Times e il Washington Post, riguardo alle condizioni disumane degli ostaggi. «Vergognoso», ha scritto il ministro su X accusando i media occidentali di silenzio complice.
Nel frattempo, gli Stati Uniti non hanno rilevato elementi che confermino accuse di genocidio nella Striscia di Gaza. A dichiararlo è stato il presidente Donald Trump, rispondendo ai cronisti in merito alla recente missione dell’inviato speciale Steve Witkoff nell’enclave palestinese. Alla domanda se abbia riscontrato prove che Israele stia perpetrando un genocidio, Trump ha replicato: «Non lo credo. Bisogna tenere presente che lì è in corso una guerra». Il presidente americano ha poi ricordato gli eventi del 7 ottobre, affermando: «Quel giorno si sono verificate atrocità. È stato qualcosa di orribile, tra le peggiori cose che io abbia mai visto».
Come scrive Times of Israel le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, si sono dette «pronte a collaborare attivamente e a rispondere a qualsiasi richiesta della Croce Rossa per la consegna di cibo e medicinali» agli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza, a condizione che Israele consenta l’apertura di corridoi umanitari. Il portavoce del gruppo, Abu Obeida, ha precisato che la disponibilità è subordinata all’«apertura regolare e permanente di corridoi per il transito di aiuti destinati all’intera popolazione di Gaza» e alla «sospensione completa delle operazioni aeree nemiche durante la distribuzione dei pacchi agli ostaggi».
Infine, l’agenzia russa Ria Novosti riferisce che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con Netanyahu, il secondo nell’arco di una settimana. Durante la conversazione Putin ha riaffermato il sostegno costante della Russia a una soluzione pacifica delle crisi in Medio Oriente e ha espresso la disponibilità del Cremlino a contribuire attivamente ai negoziati sul programma nucleare iraniano.






