
Hamas sfida Israele, ma Netanyahu e Trump ribadiscono la scadenza per rilasciare i rapiti, pena «l’inferno». Dopo l’idea di comprare Gaza, il tycoon si ridimensiona: «Nessun acquisto, ma sarà sotto l’autorità Usa». L’Idf rafforza le truppe, continuano i raid a Jenin.Altissima tensione in tutto il Medio Oriente dopo che lunedì Hamas, per bocca del suo portavoce Abu Obeida, ha annunciato il ritiro dall’accordo sul cessate il fuoco. Successivamente, Hamas ha pubblicato un’altra dichiarazione: «Il rinvio del rilascio dei prigionieri è un messaggio di avvertimento per Israele e mira a esercitare pressione per una stretta aderenza ai termini dell’accordo. Hamas ha intenzionalmente pubblicato questa dichiarazione cinque giorni prima del rilascio, per dare ai mediatori un’opportunità sufficiente per fare pressione su Israele affinché adempisse ai suoi impegni e per lasciare la porta aperta affinché lo scambio si realizzasse in tempo». Il Gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito ieri presso l’ufficio del primo ministro a Gerusalemme per discutere la risposta al rinvio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. Prima dell’incontro, Benjamin Netanyahu ha condotto una valutazione della situazione con i responsabili della sicurezza mentre i familiari degli ostaggi ancora nelle mani dei miliziani hanno bloccato a lungo l’autostrada che collega Tel Aviv a Gerusalemme, chiedendo a Netanyahu di non compromettere l’accordo per il rilascio degli ostaggi. I manifestanti portavano cartelli con la scritta «Abbandonare gli ostaggi è un crimine di guerra» e chiedono al primo ministro di «smettere di minare l’accordo e di inviare una squadra di negoziatori a Doha con un mandato completo per negoziare la seconda fase, che porterà al rilascio di tutti gli ostaggi rimasti in una volta sola». Durissimo Donald Trump, che ha lanciato un avvertimento ad Hamas, affermando che se dipendesse da lui il cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi dovrebbero essere annullati se i terroristi non rilascia tutti gli ostaggi. «Per quanto mi riguarda, se tutti gli ostaggi non saranno restituiti entro sabato alle 12:00, penso che sia il momento giusto: direi di annullarlo e di chiudere ogni partita, lasciando che l’inferno si scateni», ha affermato Trump. Che, riguardo l’ipotesi di acquistare Gaza, ieri ha chiariro: «È un’area dilaniata dalla guerra, la terremo, la custodiremo con cura, sarà sotto l’autorità degli Stati Uniti. Penso che possa essere un diamante» per il Medio Oriente, ha aggiunto, sottolineando che non parteciperà a titolo privato nello sviluppo immobiliare di Gaza. «Trump ha ragione! Ora tornare e distruggere», ha scritto su X il leader dell’estrema destra israeliana Itamar Ben-GvirHamas. Hamas, attraverso il portavoce Sami Abu Zuhri, ha risposto alle minacce di Trump: «Gli accordi vanno rispettati e le minacce non servono. Trump deve ricordare che c’è un accordo che deve essere rispettato da entrambe le parti e questo è l’unico modo per restituire i prigionieri. Il linguaggio delle minacce è inutile e complica solo le cose». La posizione di Israele? È quella espressa dal ministro Eli Cohen, membro del Gabinetto diplomatico e di sicurezza israeliano, che ha dichiarato a Galei Israel che Israele non cederà ai tentativi di ricatto di Hamas. «Chiunque abbia pensato di poter ricattare lo Stato di Israele con simili trucchi e altre cose, non ci riuscirà. La posizione del governo è identica a quella del presidente degli Stati Uniti: la restituzione di tutti gli ostaggi e dei corpi entro sabato, o l’inferno», ha affermato. Dopo la riunione del Consiglio dei ministri ha parlato Netanyahu: «Alla luce dell’annuncio di Hamas in merito alla sua decisione di violare l’accordo e di non rilasciare i nostri ostaggi, ieri sera ho ordinato alle Idf di rafforzare le forze all’interno e attorno alla Striscia di Gaza. Questa azione è in corso. Sarà completata nel prossimo futuro». Poi ha aggiunto: «La decisione che ha preso all’unanimità il Consiglio dei ministri è questa: se Hamas non restituirà i nostri ostaggi (nove, ndr) entro sabato pomeriggio, il cessate il fuoco terminerà e le Idf torneranno a combattere intensamente finché Hamas non sarà completamente sconfitto». Su X, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è rivolto al gruppo jihadista: «Dobbiamo evitare a tutti i costi la ripresa delle ostilità a Gaza che porterebbe a un’immensa tragedia. Faccio appello ad Hamas affinché proceda con la prevista liberazione degli ostaggi». Poi ha aggiunto: «Entrambe le parti devono rispettare pienamente gli impegni presi nell’accordo di cessate il fuoco e riprendere negoziati seri». Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ribadito la necessità di ricostruire Gaza senza costringere i palestinesi allo sfollamento. La dichiarazione arriva dopo che Trump ha affermato che «potrebbe plausibilmente» bloccare gli aiuti a Egitto e Giordania se questi rifiutassero di accogliere i gazawi. In visita negli Stati Uniti, re Abdullah II di Giordania ha incontrato prima il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e poi Donald Trump. Alla domanda se avrebbe trasferito la popolazione di Gaza, Trump ha risposto che, a suo avviso, ci sono il 99% di possibilità che si trovi una soluzione con l’Egitto. Nel suo colloquio con il re Abdullah, Trump ha sottolineato l’aiuto di Israele alla Giordania, sottolineando che il Paese ha aree in cui i palestinesi potrebbero vivere. Il re di Giordania ha inoltre detto che «Trump può portarci al traguardo: stabilità, pace e prosperità per tutti noi».Mentre a Gaza la guerra potrebbe ricominciare, il raid di ieri delle Idf sulla città di Jenin, in Cisgiordania, è giunto al suo 22° giorno consecutivo e, secondo fonti ufficiali, ha causato la morte di almeno 25 palestinesi. Infine, secondo l’Onu per la ricostruzione di Gaza saranno necessari oltre 53 miliardi di dollari, di cui più di 20 miliardi nei primi tre anni.
Elly Schlein (Ansa)
Corteo a Messina per dire no all’opera. Salvini: «Nessuna nuova gara. Si parte nel 2026».
I cantieri per il Ponte sullo Stretto «saranno aperti nel 2026». Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, snocciola dati certi e sgombera il campo da illazioni e dubbi proprio nel giorno in cui migliaia di persone (gli organizzatori parlano di 15.000) sono scese in piazza a Messina per dire no al Ponte sullo Stretto. Il «no» vede schierati Pd e Cgil in corteo per opporsi a un’opera che offre «comunque oltre 37.000 posti di lavoro». Nonostante lo stop arrivato dalla Corte dei Conti al progetto, Salvini ha illustrato i prossimi step e ha rassicurato gli italiani: «Non è vero che bisognerà rifare una gara. La gara c’è stata. Ovviamente i costi del 2025 dei materiali, dell’acciaio, del cemento, dell’energia, non sono i costi di dieci anni fa. Questo non perché è cambiato il progetto, ma perché è cambiato il mondo».
Luigi Lovaglio (Ansa)
A Milano si indaga su concerto e ostacolo alla vigilanza nella scalata a Mediobanca. Gli interessati smentiscono. Lovaglio intercettato critica l’ad di Generali Donnet.
La scalata di Mps su Mediobanca continua a produrre scosse giudiziarie. La Procura di Milano indaga sull’Ops. I pm ipotizzano manipolazione del mercato e ostacolo alla vigilanza, ritenendo possibile un coordinamento occulto tra alcuni nuovi soci di Mps e il vertice allora guidato dall’ad Luigi Lovaglio. Gli indagati sono l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone; Francesco Milleri, presidente della holding Delfin; Romolo Bardin, ad di Delfin; Enrico Cavatorta, dirigente della stessa holding; e lo stesso Lovaglio.
Leone XIV (Ansa)
- La missione di Prevost in Turchia aiuta ad abbattere il «muro» del Mediterraneo tra cristianità e Islam. Considerando anche l’estensione degli Accordi di Abramo, c’è fiducia per una florida regione multireligiosa.
- Leone XIV visita il tempio musulmano di Istanbul ma si limita a togliere le scarpe. Oggi la partenza per il Libano con il rebus Airbus: pure il suo velivolo va aggiornato.
Lo speciale contiene due articoli.
Pier Carlo Padoan (Ansa)
Schlein chiede al governo di riferire sull’inchiesta. Ma sono i democratici che hanno rovinato il Monte. E il loro Padoan al Tesoro ha messo miliardi pubblici per salvarlo per poi farsi eleggere proprio a Siena...
Quando Elly Schlein parla di «opacità del governo nella scalata Mps su Mediobanca», è difficile trattenere un sorriso. Amaro, s’intende. Perché è difficile ascoltare un appello alla trasparenza proprio dalla segretaria del partito che ha portato il Monte dei Paschi di Siena dall’essere la banca più antica del mondo a un cimitero di esperimenti politici e clientelari. Una rimozione selettiva che, se non fosse pronunciata con serietà, sembrerebbe il copione di una satira. Schlein tuona contro «il ruolo opaco del governo e del Mef», chiede a Giorgetti di presentarsi immediatamente in Parlamento, sventola richieste di trasparenza come fossero trofei morali. Ma evita accuratamente di ricordare che l’opacità vera, quella strutturale, quella che ha devastato la banca, porta un marchio indelebile: il Pci e i suoi eredi. Un marchio inciso nella pietra di Rocca Salimbeni, dove negli anni si è consumato uno dei più grandi scempi finanziari della storia repubblicana. Un conto finale da 8,2 miliardi pagato dallo Stato, cioè dai contribuenti, mentre i signori del «buon governo» locale si dilettavano con le loro clientele.






