«A bocce ferme» vuol dire: quando gli animi si sono calmati, quando si può avere un quadro chiaro della situazione. Questo articolo è un commento ai commenti allo spietato assassinio di Charlie Kirk. Ascoltando con attenzione i commenti fatti, possiamo arrivare alla conclusione che quello di Charlie Kirk non è stato un omicidio a sfondo politico, bensì a sfondo religioso. Charlie Kirk è stato assassinato in quanto cristiano, perché i valori che propugnava con la sola forza della parola e della logica, la potenza del Logos, erano valori cristiani.
Cominciamo da Piergiorgio Odifreddi, che ha una laurea in matematica e insegna matematica, avendo superato un concorso per poterla insegnare. È ampollosamente chiamato matematico e questo è improprio, esattamente come è improprio definire filosofo un qualsiasi personaggio solo perché ha una laurea in filosofia e ha superato un concorso per poterla insegnare. Per potersi definire filosofi occorre aver pensato qualcosa di nuovo, che sia un valore da aggiungere al pensiero umano. Un matematico è qualcuno che ha aggiunto qualcosa alla conoscenza matematica, per esempio l’israeliano Hillel Furstenberg, che ha applicato i metodi della teoria della probabilità e della teoria ergodica alla teoria dei numeri, oppure l’israeliano Noga Alon conosciuto per i suoi contributi in combinatoria e informatica teorica, oppure l’israeliano Adi Shamir, uno degli inventori dell’algoritmo Rsa, e così via.
Piergiorgio Odifreddi, docente di matematica, ha affermato: «Sparare a Luther King o Trump non è la stessa cosa... Chi semina vento raccoglie tempesta». Nella frase sono contenuti due concetti. Il primo è che non è la stessa cosa sparare a una persona piuttosto che a un’altra. Questo è indubbiamente un concetto intelligente. Non è la stessa cosa se sparo per strada a qualcuno che non mi ha mai fatto del male, oppure se sparo a casa mia a qualcuno che vuol assassinare mio marito e me. Ognuno di noi guarda con una notevole simpatia gli sfortunati attentatori alla vita di Hitler. Il secondo significato della frase è che sparare a Martin Luther King sia più grave che sparare a Trump e quindi anche a Charlie Kirk, visto che si stava parlando di lui. Questa frase è buffa nella sua assoluta mancanza di logica. Le idee di King e le idee di Kirk sono assolutamente identiche, a loro volta uguali a quelle di Trump. Sono tutti repubblicani, come lo era Lincoln. I democratici erano quelli di Rossella O’Hara e del Ku Klux Klan. Fu con John Kennedy che i democratici smisero di essere segregazionisti. Il Partito democratico, dopo che i repubblicani avevano ottenuto voto e abolizione della segregazione, si appropriò delle istanze dei neri, rendendole caricaturali, e invertendo l’ingiustizia. Biden impose l’azione affermativa, una discriminazione positiva finalizzata ad una maggiore inclusione delle minoranze, che permette a un nero meno qualificato di levare il posto a un bianco più qualificato. La giudice che ha permesso che fosse libero l’assassino della giovane Irina, fanciulla bianca massacrata su una metropolitana solo perché bianca, aveva ottenuto il posto grazie a quella legge. Il Partito democratico ha inoltre sfruttato la sciagurata ma involontaria morte di un pluripregiudicato nero, Floyd, ucciso da una pattuglia di polizia di cui facevano parte due afroamericani, in un motivo per violenze spaventose. Martin Luther King amava i neri, amava i bianchi e amava il suo Paese, esattamente come Kirk sosteneva che le differenze tra bianchi e neri siano solo fisiche esteriori, e che quindi sia sbagliato qualsiasi tipo di discriminazione. In una scuola, su un posto di lavoro, deve andare avanti quello più bravo, indipendentemente dal colore della pelle. Erano entrambi contrari all’aborto, l’omicidio del più indifeso. Semplicemente King non ne parlava perché alla sua epoca era impensabile considerarlo un diritto, esattamente come era impensabile, motivo per cui non ne ha mai parlato, che persone a comportamento omoerotico entrassero nelle scuole a propagandare il loro stile di vita. Martin Luther King era a favore della libertà, inclusa quella di portare armi, come Charlie Kirk. Dove un popolo è disarmato, un camion può uccidere più di 80 persone come è successo a Nizza, senza che nessuno lo fermi, e il terrorista islamico di turno può massacrare tutti in un bar gay in Florida o al Bataclan di Parigi senza che nessuno lo fermi. Dove il popolo è armato nessun malfattore forza la porta di una casa. Dal 1992 al 1996 sono vissuta in Svizzera, dove il servizio militare si fa dai 20 ai 60 anni con richiami annuali. Nelle case di tutti i maschi adulti tra i 20 e i 60 in buona salute c’era l’uniforme completa di mitragliatore da guerra con caricatore. In queste condizioni solo aspiranti suicidi potevano andare in giro a chiedere il pizzo o costituire la banda di arancia meccanica. Sia Martin Luther King che Charlie Kirk amavano lo Stato di Israele e sapevano che antisemitismo e antisionismo sono sinonimi. E, soprattutto, erano profondamente cristiani.
La frase «chi semina vento raccoglie tempesta», con cui Oddifreddi condanna Kirk, è particolarmente gonfia di irrazionalità totale, forse dando credito agli slogan che descrivono Charlie come omofobo, fondamentalista, misogino e razzista. Quando Kirk avrebbe seminato violenza? Charlie si metteva con un banchetto davanti alle università e invitava chiunque ne avesse voglia a discutere dei temi della società attuale. Secondo Odifreddi questa è violenza. Odifreddi ha quindi interiorizzato il concetto woke che anche solo affermare che la verità esista come valore oggettivo del reale, sia una forma di violenza. I valori di Kirk erano semplicemente valori cristiani. Odifreddi del cristianesimo non sa nulla. Ha ricordato che la parola «cretino» etimologicamente nasce dalla parola «cristiano», ma non sa perché. Nel cristianesimo i bambini disabili non possono essere uccisi. Un bimbo con deficit cognitivi non poteva sopravvivere né a Sparta né a Roma, ma i cristiani questi bimbi li salvavano. Quindi quando si voleva offendere qualcuno, dargli dello sciocco, gli si diceva: vai dai cristiani che loro ti salvano. Era un riferimento alla misericordia. Odifreddi crede che la civiltà che più di tutte ha generato filologia, filosofia, arte, musica, architettura, tecnologia e letteratura sia stupida? Nella sua ignoranza Odifreddi crede che il cristianesimo sia disarmato, che un cristiano armato sia una contraddizione in termini. Non ha mai sentito parlare di San Michele Arcangelo. Cristo dichiara di essere figlio del Padre e il Padre è il Signore degli eserciti e colui che ha distrutto Sodoma. Un cristiano porge l’altra guancia quando è offeso lui; quando donne e bambini sono aggrediti combatte militarmente. Grazie alla Croce abbiamo salvato le donne e i bambini dall’essere schiavi, abbiamo respinto le navi saracene, con la Croce le abbiamo vinte, abbiamo costruito Amalfi, Pisa, Genova e soprattutto la Serenissima, abbiamo combattuto a Lepanto e a Vienna, siamo liberi perché abbiamo usato la spada e siamo liberi perché abbiamo usato la spada sotto la Croce. Quindi questo è il momento di scrivere sulle magliette o direttamente nel nostro cuore «Io sono Charlie Kirk», ringraziamo Mario Giordano per l’idea. Non solo la maglietta, anche il coraggio si sta diffondendo. Gli studenti cristiani si alzano in piedi e pregano per Charlie. Ovunque la violenza woke sta cominciando a sbattere contro persone che in memoria di Kirk ricominciano a battersi per la verità.
Giugno purtroppo è il mese dell’orgoglio, che è un peccato capitale. Non hanno ancora pensato di dedicare un mese anche gli altri peccati capitali. Nel mese della gola si potrebbe festeggiare la bulimia: se l’uso anomalo della regione anorettale è motivo di orgoglio, perché non dovrebbe esserlo l’uso improprio dell’esofago? Quello di giugno è un orgoglio bizzarro: le persone sono orgogliose di stili di vita che moltiplicano le malattie sessualmente trasmissibili, proctologiche e a trasmissione orofecale, che poi il sistema sanitario dovrà curare sottraendo denaro a tutto il resto.
Si è appena svolto il Pride a Torino. È costato al Comune 150.000 euro, secondo Torino Cronaca, 150.000 euro di denaro pubblico che sono stati sottratti a sanità, scuole fatiscenti, strade con le buche, famiglie con bambini disabili. Il movimento Lgbt è semplicemente un movimento politico di sinistra, non ha niente a che fare con i diritti umani delle persone a comportamento omoerotico, diritti che sono assolutamente rispettati nei Paesi occidentali, dove quindi non c’è nessun bisogno di sperperare il denaro pubblico. Questi diritti, incluso il più elementare, quello alla vita, sono calpestati nel sangue e nel dolore nelle infelici terre dell’islam reale, per esempio Iran, Arabia Saudita, Gaza, come in altri tempi in quelle del comunismo reale, per esempio Cuba. Uno dei maggiori massacratori di uomini a comportamento omoerotico è stato Che Guevara, eppure la maglietta dove la sua effige si sposa con l’arcobaleno Lgbt regna incontrastata nel kitsch dei Pride. Il Pride di Torino si è aperto mostrando una grande bandiera della Palestina guidata da Hamas, che i gay li vuole morti e li ammazza buttandoli giù dai piani alti, i più fortunati, oppure trascinandoli per le strade legati dietro a un’auto, i meno fortunati. Esporre quella bandiera vuol dire approvare l’assassinio dei civili israeliani il 7 ottobre, benedire l’ipotesi della distruzione dello Stato di Israele e dell’assassinio di tutti gli ebrei del mondo, come specificato nello statuto di Hamas, ma soprattutto dichiara in maniera ufficiale, definitiva, incontrovertibile, che del benessere, o anche solo della sopravvivenza delle persone a comportamento omoerotico, al movimento Lgbt non importa nulla.
Gli appartenenti ai vari circoli Lgbt sono tizi non eletti da nessuno, che rappresentano solo sé stessi, e che sottraggono cifre notevoli ai contribuenti italiani. Una parte dei loro finanziamenti arriva attraverso l’Unar, unione antirazzista, nella bizzarra ipotesi che una eventuale perplessità per uno stile di vita non genetico e ad alta morbilità, abbia a che fare con il razzismo. Un’altra parte dei soldi arriva da società private, in teoria sono soldi privati, ma in realtà sono sempre raccolti aumentando prezzi di beni e servizi che potrebbero essere più bassi. Da quando il presidente Trump ha seccamente dichiarato che esistono solo due sessi, uomo e donna, molte ditte hanno tolto l’arcobaleno dal loro logo, e si è avuta una contrattura dei finanziamenti privati. L’ultimo fiume di denaro a tizi, insisto, non eletti da nessuno e che non hanno superato nessun concorso, è di nuovo denaro pubblico e arriva attraverso i sindaci. L’orgoglio degli individui a comportamento omoerotico si manifesta con nei Pride finanziati dallo Stato succhiando i soldi ai cittadini e sottraendo denaro a chiunque ne abbia veramente bisogno: le famiglie con bambini disabili, le persone che avrebbero bisogno di cure ed esami dati in tempi decenti, in ospedali decenti, con sale d’aspetto decenti, con cibo decente, la possibilità di ricoverare i propri anziani non autosufficienti con facilità, senza liste di attesa, in Rsa con animatori, psiconeurologi, dietologi, giardini carini, magari pet terapy. In una nazione dove avere un anziano non autosufficiente in casa è una dannazione, regaliamo soldi ai Pride. I Pride sono osceni, perché devono esserlo ci spiegano su Gay.it, osceni e blasfemi perché il Pride se non è osceno e blasfemo non funziona, non è trasgressivo. Osceno secondo il dizionario vuol dire che offende la morale pubblica, la morale del popolo. Blasfemo vuol dire che offende la religione del popolo. La trasgressione fatta con denaro pubblico è un’odiosa forma di dittatura. Il popolo paga perché la sua morale e la sua religione, il valore più sacro, siano derisi. Quest’anno il Pride di Torino ha avuto il patrocinio anche di chi dovrebbe preservare la salute, ed è quando meno bizzarro visto che si santifica l’orgoglio di comportamenti che moltiplicano le malattie. Il 28 maggio è stato dato il glorioso annuncio: gli stessi ordini sanitari che hanno escluso dal lavoro tutti i non vaccinati, sono deliziosamente inclusivi con comportamenti che moltiplicano le malattie. La maggiore morbilità del comportamento omoerotico passivo è dovuto a due fattori. Il primo è un fattore anatomico: l’ultima porzione del tubo digerente è programmata per digerire; nel momento in cui viene usata scopi ricreativi si ammala, subisce microlacerazioni nella sua fragilissima mucosa, non ha nessuna difesa verso le eventuali trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili il cui rischio si moltiplica. Il secondo motivo è la tendenza autodistruttiva che porta molti maschi a comportamento omoerotico a evitare le precauzioni.
Come spiegano i fondamentali autori gay Mario Mieli e Leo Bersani, esistono nel comportamento omoerotico maschile, in particolare quello passivo, delle linee di autodistruzione, motivo per cui molte di queste persone non solo non prendono precauzioni, il cosiddetto bareback, ma a volte si espongono volontariamente a pratiche per aumentare il rischio di contrarre malattie, il cosiddetto bug chasers. Leo Bersani specifica come il contrarre l’Aids e le altre malattie sessualmente trasmissibili siano un diritto umano perché le linee autodistruttive sono un elemento fondamentale. «Contro ogni forma di discriminazione». L’Ordine dei Medici e gli Ordini degli Psicologi e delle Professione sanitarie aderiscono al Pride. E per i medici è la prima volta. Torino 28 maggio 2025. Traduco per le anime candide. Vuol dire accettare tutte le istanze Lgbt, e il movimento Lgbt è un movimento politico di sinistra che ha due scopi: la limitazione tragica della libertà di parola e di opinione e il disprezzo per la civiltà cristiana e la sua morale. Gli ordini degli psicologi aderiscono da sempre al Pride: se uno psicologo contraddice la folle narrazione antropologica Lgbt rischia la radiazione dall’ordine, non può più lavorare: Gianfranco Ricci e Gilberto Gobbi, grandi psicologi, ottimi saggisti, hanno corso entrambi il rischio di essere radiati dall’ordine degli psicologi, le minuscole non sono un errore, per aver affermato che un bambino ha bisogno di papà e mamma. I congressi di medici e psicologi dove si discute delle terapie necessarie perché una persona che si definisce trans si riconcili con la realtà del suo corpo, devono essere fatti in maniera semiclandestina perché in molte nazioni comporterebbero l’accusa di transfobia con conseguente provvedimento penale, e ovunque provvedimenti degli ordini. Il fatto che l’ordine dei medici di Torino appoggi i movimento Lgbt vuol dire un ulteriore giro di vite sulla già pochissima libertà di opinione dei medici. Come sono stati radiati i medici che hanno osato parlare dei danni anche mortali e dell’inutilità dei cosiddetti vaccini Covid, così ci sarà la radiazione per chi spiega la maggiore morbilità del comportamento omoerotico maschile, l’orrore della gestazione per altri che crea malattia e morte, l’assurdità delle terapia chirurgiche per i trans. Nell’acronimo Lgbt la T sta per trans: ci saranno persecuzioni per tutti coloro che dichiarano folle il blocco della pubertà, la castrazione irreversibile, interventi demolitori che creano malattia, saranno perseguiti tutti coloro che fanno ricerca su strade alternative. Il dottor Giustetto presidente dell’ordine dei medici ha costretto colleghi a iniettarsi un farmaco con importanti effetti collaterali, mentre la scheda tecnica del farmaco e soprattutto gli articoli di Peter Doshi spiegavano quanto credere a una sua capacità di prevenire la trasmissione della malattia fosse assolutamente ascientifico. Sia i medici che gli psicologi avevano il divieto di curare a distanza, perché fosse chiaro che si trattava di persecuzione del dissidente, non del timore di un qualche contagio. Ora la persecuzione dei dissidenti si abbatterà anche su chi cercherà di salvare i bambini dal blocco della pubertà. Sono sempre più felice di essere radiata.
Fede e gloria: l’eroismo di due cugini «bastardi» nell’Europa sotto l’assedio dei musulmani
Normalmente dormivamo all’aria aperta. Fare campeggio è carino e simpatico sotto le stelle quando si sentono i gufi. Se le stelle sono dall’altra parte del temporale e i gufi sono rintanati dove possono per salvarsi dalla grandine, meglio cercare una locanda. A mano a mano che ci spostavamo a sud, di polacco c’eravamo solo noi, i villaggi erano cosacchi, le locande che ci accoglievano con clamorosa malagrazia erano cosacche e cosacchi erano gli altri avventori, che ci guardavano grondando odio in silenzio o bofonchiando insulti e minacce tra di loro in ucraino, lingua che entrambi conoscevamo benissimo. Chiesi a Andreas se non poteva cercare di essere un pochino meno clamorosamente polacco, meno vistosamente Ussaro Alato. [...] Lui animò la sua faccia impassibile con un cortese sorriso e mi spiegò che non era possibile, e nemmeno raccomandabile: meglio si sapesse subito chi eravamo. Se i cosacchi lo avessero scoperto dopo si sarebbero irritati di più. Il termine irritati era molto eufemistico. Nel 1630 però, grazie all’azione di San Jacob, una parte dei cosacchi ucraini si convertirono a un cattolicesimo parziale, festeggiavano il Natale il 25 dicembre, accettarono il Papa, ma conservarono la Messa col rito ortodosso. San Jacob fu evidentemente martirizzato; un gruppo di cosacchi lo uccise in maniera francamente creativa, ma questo parziale spostamento dell’Ucraina verso il cattolicesimo rimase. Contemporaneamente a questo, gli attacchi dei tartari divennero talmente violenti che si rese necessaria l’alleanza fra i cosacchi e i polacchi per tener loro testa.
Una sera in cui una pioggia battente aveva trasformato il mondo in un’unica distesa di fango, entrammo in una locanda particolarmente macilenta, cuore di un villaggio particolarmente miserabile. [...] Sulle panche lungo le pareti, uno spropositato numero di avventori si contendeva il poco spazio su cui non pioveva dal tetto sfondato.[...]
Andreas chiese se potevamo avere qualcosa da mangiare e un posto dove dormire, per noi e per i cavalli. Quello che doveva essere l’oste visto che aveva addosso un grembiule forse grigiastro o marrone, ci fissò con uno sguardo vuoto, che rimase rigidamente inespressivo. Lo spropositato numero di avventori si animò immediatamente in un ruggito.
«Vuoi che ti facciamo gli stivali polacco? Sai cosa vuol dire?», chiese uno di loro. Doveva essere uno dei maggiorenti perché non solo era uno di quelli che il boccale di birra ce l’aveva, ma era armato di spada.
«Lo so. Fare gli stivali, scuoiare dalla gamba in giù qualcuno mentre tre persone lo tengono fermo. Magari dopo avergli violentato la moglie e ammazzato il neonato, sempre tre contro uno, quando non quindici contro uno», rispose Andreas avvicinandosi all’uomo. Lo sapeva. «Bene, ho sempre trovato che è una vigliaccata, una grossa vigliaccata, tutto sommato indegna di voi. Vi ho visto combattere a Vienna e un popolo che porta la croce al collo ed è in grado di andare alla carica contro i cannoni ottomani non può fare vigliaccate».
Io cercavo di non respirare nemmeno. Avevo lo sguardo fisso su Andreas, non osavo spostarlo da nessuna altra parte. Era il peggio del peggio quel complimento finale, era la voce del maestro allo scolaro discolo, non puoi prendere a calci i tuoi compagni, sei uno che scrive bene. Era peggio che insultare, era trattare dall’alto in basso. Speravo che nessuno si accorgesse del mio terrore, perché li avrebbe scatenati. In più eravamo molto giovani, un ulteriore punto a nostro sfavore. «Facciamo un duello noi due, al primo sangue. Se vinco io ci date qualcosa da mangiare e un posto per la notte, la stalla e la biada per i cavalli. Se vincete voi?».
«Se vinciamo noi vi cacciamo per sempre a calci dalla nostra terra. Il duello però lo facciamo alla nostra maniera, senza corazza. Ce la fai ad affrontare qualcuno senza startene dentro il tuo guscio di ferro?».
«Vedrò cosa posso fare», promise Andreas indietreggiando abbastanza da avere lo spazio per estrarre la spada, quella spada micidiale forgiata dai migliori armaioli dell’impero asburgico. Il colonnello Kargul lo aveva addestrato con le stesse tecniche a lui insegnate nella sofferenza dagli zingari cui era appartenuto. La potenza dei cosacchi era la loro forza, sommata alla loro incredibile agilità, le loro acrobazie sia a terra che a cavallo erano proverbiali, ma non potevano stare neanche lontanamente a paragone con quelle degli zingari ungheresi. Rispetto ad Andreas erano dilettanti. In più lui aveva dalla sua anche la statura. Era partito da Vienna dopo mesi di convalescenza debole come un fringuello caduto dal nido, ma era diventato ogni giorno più forte. Ero stato il suo avversario in duelli assolutamente quotidiani fatti sotto il sole, sotto la pioggia, nel fango, persino sotto la grandine. Non avevamo saltato un giorno. Fondeva la potenza di un guerriero straordinario con l’agilità di un funambolo, un’agilità cui si era addestrato avendo addosso il peso micidiale della corazza. Pregai tutti i pochi santi di cui riuscii a ricordarmi il nome per una sua vittoria di misura, sobria e lentamente conquistata, dopo aver lasciato al cosacco almeno una mezza dozzina di begli attacchi e un’altra mezza dozzina di belle parate, perché se lo avesse battuto troppo in fretta, umiliandolo, gli altri ci avrebbero massacrato. Il cosacco estrasse a sua volta la sua spada, la saska, l’arma tipica dei cosacchi, a un solo flo, molto solida, senza guardia e con impugnatura a una mano, con una lama di curvatura poco accentuata, che poteva offendere sia di punta che di taglio. Andreas era indietreggiato fino a una grossa tavola che gli impediva ulteriori passi all’indietro, una brutta posizione. Mi sembrò una forma di saggezza dare quel vantaggio all’avversario[...] Il cosacco attaccò. Andreas con un salto all’indietro a piè pari saltò sul tavolo dopo una parata talmente potente che respinse l’altro, poi lanciò la sua spada in aria e senza guardarla ne ricuperò l’elsa mentre saltava giù dal tavolo. Il suo avversario era ancora sbilanciato e senza difesa. Lui non usò la sua arma per colpirlo, ma la rinfoderò. Era una vittoria plateale, offensiva. Mi augurai che il tetto pericolante ci crollasse sulla testa.
«Ho fatto il funambolo da bambino al mio villaggio per guadagnare qualcosa», si giustificò sorridendo. «La vostra spada è nettamente migliore della mia», protestò il cosacco. «Vero», approvò Andreas. «La vostra saska è un’ottima spada, ma la mia è la migliore spada di Vienna fatta per me dai migliori armaioli dell’impero asburgico. Il duello non è ad armi pari, quindi lo interrompiamo. Anche mio nonno, il colonnello cosacco che ha guidato la carica contro i cannoni a Vienna, aveva una saska come la vostra. Potremmo avere da mangiare adesso?».
«Siete il nipote del colonnello Kazipa?».
«Sì, è il mio nonno materno, e spero di incontrarlo uno di questi giorni». «Potevate dirlo!», dissero in molti.
«Avrebbe aumentato le mie possibilità di avere una cena e un letto? Pensavo che dopo che abbiamo combattuto insieme a Vienna tutto questo fosse finito. Mia nonna è stata uccisa dai cosacchi insieme al suo neonato, mio padre ha sposato la figlia di un colonnello cosacco, dopo avere difeso la sua masseria, la Masseria delle Api, in una battaglia in cui ha perso suo fratello, il padre di mio cugino. Io, lui e il colonnello Kazipa abbiamo combattuto insieme a Vienna. E abbiamo combattuto insieme in nome di Cristo e di Maria Sua Madre in cui tutti crediamo, e per i quali tutti combattiamo».
Ci fu qualche istante di silenzio, che fu interrotto dal rumore di una brocca e di un grosso piatto di legno posati sul tavolo. «Pane e acqua, questa sera non ho altro. La birra è finita. Il pane è il nostro pane, è molto buono. L’unica stanza di questa locanda è libera, è sopra le scale. Porto io i vostri cavalli nella stalla. Mi fido di tutti, ma preferisco il pagamento anticipato, è incluso anche il fieno per i cavalli e la colazione per voi», disse il locandiere.
Andreas ringraziò, pagò senza commentare una cifra esorbitante per quello che ci stavano dando. Mangiammo in silenzio mentre tutti ci guardavano e l’oste si occupava dei cavalli. Salimmo alla stanza portandoci dietro il nostro bagaglio: quello di Andreas includeva la sua sfrontata corazza con le ali, l’oggetto forse più odiato in tutta l’Ucraina. La cifra in più chiesta dal taverniere era evidentemente il risarcimento per il dolore di ospitare una corazza con le ali. Finalmente fummo nella stanza. La porta non aveva catenaccio. C’erano due giacigli e un grosso tavolo, su cui una candela sorretta da una piccola bugia di metallo dava luce. Non appena entrati presi il tavolo e cominciai a spostarlo, badando a non fare rumore.
«Che fai?», chiese Andreas.
«Blocco la porta».
«Perché?»
«Perché non ci taglino la gola questa notte, mentre dormiamo», spiegai esasperato.
«Sarebbe una vigliaccata, e non lo faranno. Rimetti quel tavolo a posto, se lo spostiamo è una scortesia, vuol dire che non ci fidiamo di loro», mi spiegò serenamente, con la sua aria seria e grave. «Se vogliono ammazzarci possono sempre passare dalla finestra o dal tetto, che non è molto solido».
«Allora occorre stare di guardia», obiettai.
«Buona idea, stai di guardia tu, se succede qualcosa mi chiami», rispose. Si sdraiò su uno dei due giacigli e si addormentò come un angelo. Nessuno è venuto a disturbarci e siamo ripartiti al mattino, dopo una sontuosa colazione di pane, acqua e mezza salsiccia.





