2024-06-18
Nelle celle si crepa: in Italia, non in Ungheria
Quattro suicidi dietro le sbarre in 24 ore, ma la sinistra, una volta fatta uscire la beniamina Salis, sembra aver già esaurito l’empatia per i detenuti. A meno che non sia utile per criticare il governo Meloni, anche se, nell’anno nero delle morti in carcere, c’era Draghi.Toh, la sinistra riscopre l’emergenza carceri. La compagna Salis fa miracoli. Ha rianimato l’esangue Alleanza Verdi e Sinistra con un’inaspettata messe di voti, intanto. E ha perfino riacceso l’interesse dell’opposizione per le condizioni dei detenuti nelle patrie galere. Proprio a nome dell’impero del bene progressista, Repubblica adesso sancisce: «Mal di carcere, quattro suicidi in 24 ore. Condizioni indegne ma il governo tace». Morti in cella, sovraffollamento, condanne ingiuste. Ancora una volta, non c’è voluto Hercule Poirot per scoprire il nome dell’assassino. «Quarantaquattro suicidi dall’inizio dell’anno, uno ogni tre giorni, gli ultimi quattro in poco più di ventiquattr’ore». Di chi volete che sia la colpa? I rei non confessi sono a piede libero, nascosti tra Palazzo Chigi e via Arenula. Certo, il prosieguo dell’articolo fa sorgere qualche dubbio. L’associazione Antigone, che da sempre si batte per la causa, dettaglia: se il numero continuerà «a crescere con questo ritmo porterebbe il 2024 a superare il tragico dato del 2022, quando i suicidi in prigione furono 85». Solo che al governo, fino a ottobre di quell’anno, c’era Mario Draghi.Fa niente. Anche Rita Bernardini, ex segretaria dei Radicali e presidente di Nessuno tocchi Caino, a quei tempi assicura: «Io un punto così basso per le carceri italiane non l’avevo mai registrato». E a sinistra i proclami sembrano, già allora, piuttosto fiacchi. Prendiamo proprio la ribalda Alleanza: nel 2022 il turbo ambientalista Angelo Bonelli e il rossissimo Nicola Fratoianni si presentano, per la prima volta, insieme alle elezioni. Programma sterminato. Sedici capitoli: dalle rinnovabili al mangiar sano. E centinaia di irrinunciabili proposte: si parte dalla «riforma ambientale del fisco» per arrivare «alle filiere biologiche sul mercato locale». Ecco, in quel profluvio di parole, l’emergenza carceri diventa uno striminzito paragrafetto, che tra l’altro mutua proprio cinque proposte di Antigone. La metà dello spazio dedicato all’«educazione sessuale e affettiva», per capirsi. Insomma, i vessilliferi dei diritti planetari si limitano all’indispensabile. E nel programma del Pd, le righe dedicate all’indifferibile argomento sono ancora più modeste: 14 su 37 pagine. Vaghi proponimenti, naufragati nel disinteresse.Adesso, invece, Ilaria Salis annuncia di volersi battere per i detenuti. Toccherà fingere di assecondarla. Del resto, è diventata il ricostituente dei verderossi. Bonelli&Fratoianni rischiavano di passare alla storia come gli scopritori di Aboubakar Soumahoro, bracciante amante della bella vita. Stavolta hanno fatto bingo. Agognavano la soglia minima, il quattro per cento, come gli egolatrici leader del terzo polo. Poi, con inarrivabile cinismo, fiutano l’aria. Decidono di candidare la maestrina dalla penna rossa detenuta in Ungheria. Riesumano, quindi, il sopito trasporto per le condizioni carcerarie dei compatrioti. Tra i quali, non rientra ovviamente la compagna Salis: aspirante rivoluzionaria e presunta sfascia teste, premiata con un seggio a Bruxelles e l’agognata scarcerazione. L’opposizione esulta. Mentre spera che il governatore ligure, Giovanni Toti, resti eternamente ai domiciliari.Ilaria è l’eroina della sinistra. Il simbolo della lotta antifascista. L’impavida che si batte per i detenuti oppressi. Certo: se il duo Bonelli&Fratoianni non fosse stato interessato solo a raccattar voti, avrebbe potuto candidare le vere vittime di ingiuste detenzioni. Qualche nome l’ha suggerito Maurizio Belpietro, il direttore della Verità. Come Beniamino Zuncheddu, rimasto in cella per trent’anni. O Pantaleone Pelaia, che dietro le sbarre ne ha trascorsi dieci. Solo che un povero diavolo non avrebbe raccolto 176.000 preferenze: quelle che hanno evitato agli ambientalisti tricolore la disfatta dei colleghi continentali.La compagna Salis, intanto, tace. Ieri ha festeggiato il suo compleanno con amici e parenti, postando la foto sui social con i volti dei presenti celati dietro emoticon. L’attesa, però, è ormai spasmodica: quando parlerà alla trepidante nazione? Domenica mattina ha scansato il primo appuntamento pubblico. Si sarebbe dovuta collegare in video, per un breve discorso, alla festa di Sinistra italiana a Milano. «Non è in condizione» la giustificano gli organizzatori. Filtra la versione riparatoria: l’onorevole pensava fosse un collegamento privato. I malevoli dubitano. L’attende forse un’ospitata in esclusiva da Fabio Fazio? O prepara il gran debutto? Ancora una volta, ci pensa l’onnipresente Roberto Salis a chiarire: «Ilaria è stremata, stanca e provata. Avrà bisogno di un periodo di riposo». I miscredenti, ancora una volta, malignano: «Ma come? E la festa per i quarant’anni?». In compenso, il distinto padre non smette di esternare, preda di incontenibili furori comunistoidi. In verità, non è mai stato di sinistra. Era un convinto liberale, ma sembra passato di colpo da Milton Friedman a Naomi Klein. L’ipotesi più probabile resta però quella condensata nel detto napoletano: «Ogni scarraffone è bello ’a mamma soja». L’ammirazione per la progenie renderebbe persino Fratoianni un irresistibile pifferaio. Lei, comunque, è una fuoriclasse: «Con Ilaria avete fatto un ottimo acquisto», assicura al popolo verderosso. «Riserverà grandi sorprese». Attendiamo fiduciosi. Intanto, il capofamiglia annuncia «le dimissioni da «portavoce di Ilaria e candidato per conto terzi». In cambio, l’illustre figliola rientri nei ranghi. E assoldi lo straripante genitore come assistente parlamentare a Bruxelles.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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