2020-02-12
Nelle carte dell’inchiesta il rapporto tra l’Anghinolfi e la senatrice del Pd
La responsabile dei servizi sociali bibbianesi era ossessionata da pedofili e sette sataniche. Ne parlava in chat con la dem Vanna Iori. Che nel 2016 la invitò alla Camera e ancora oggi difende il modello emiliano.La tecnica per coinvolgere persone a cui intestare le fatture Nuovi dettagli anche sulla coppia di affidatarie arcobaleno.Lo speciale contiene due articoliMai nome fu più azzeccato di «Angeli e demoni»: le nuove carte dell'inchiesta sul caso Bibbiano sembrano tratte da romanzo di Dan Brown o comunque da un thriller con risvolti esoterici. Leggendo le conversazioni private fra i protagonisti delle vicende emiliane, sembra di compiere un tuffo nel paranormale, una passeggiata in un mondo oscuro dominato da mostri e forze ultraterrene. In particolare Federica Anghinolfi, la responsabile dei servizi sociali della Val d'Enza (licenziata nelle scorse settimane e tuttora indagata), fa costanti riferimenti a sette sataniche e abusi rituali, con frequenti puntate nel misticismo più spinto. Già nel 2018, parlando con l'avvocato Rossella Ognibene (candidato sindaco di Reggio Emilia per il Movimento 5 stelle e attuale difensore della Anghinolfi), l'assistente sociale insiste sull'esistenza di una setta di pedofili che avrebbe a che fare pure con l'assassinio del piccolo Tommaso Onofri. La Anghinolfi sembra proprio ossessionata dalla presenza di pedofili. A una confidente scrive: «Mi sveglio alle 3... E ho capito che riguarda il lavoro... Troppi abusi sessuali su bambini... Troppa violenza nelle relazioni... Mi sveglio, come se cercassi un po' di tregua». L'incubo degli abusi imprigiona le sue notti. I fantasmi del passato ritornano a graffiarla. In una chat, l'Anghinolfi racconta: «Io vengo da una storia molto particolare legata all'omofobia. Mio fratello omosessuale anche lui è morto di conseguenza all'Aids. Entrambi siamo stati profughi di questa vita ai margini. Droga. Fughe dall'Italia... Disperazione. E poi la fede. Manipolati però da chi non ci riconosceva come esseri normali. Siamo diventati morti... Ma anche no». Parlando, nel luglio del 2017, con Simona Bigi, responsabile dell'area servizi alla persona del Comune di Bibbiano, la Anghinolfi illustra la sua visione del mondo: «Fuori tutto si sta sgretolando per lasciare spazio alla nuova luce che dentro e fuori di noi già si intravede. [...] Affinché tutto questo non crei problemi bisogna assolutamente andare a scuola di silenzio e di stand by... Permettete alla vostra terra interna di accogliere il fuoco della trasformazione nella calma più totale. [...] Ho interrotto il mio silenzio perché mi sembrava giusto informarvi dell'ingresso della Terra Yin». «I prossimi giorni non saranno semplici», continua la Anghinolfi in chat. «Il giorno 21 avremo l'ingresso della Terra Yin che andrà di pari passo con le energie della luna nuova il giorno 23... La tempesta solare di questi giorni (16-17 luglio) serve proprio a far spazio all'energia della terra che sta per entrare e che deve preparare il terreno per i nuovi codici del portale del leone». Con Simona Bigi, però, la Anghinolfi non parla solo di astrologia, ma pure di assunzioni di nuovi assistenti sociali. E dalle conversazioni si evince la volontà di privilegiare nuovi operatori che avessero subito abusi sessuali nell'infanzia. Il quadro è davvero inquietante: una responsabile dei servizi fissata con gli abusi sessuali, la pedofilia e le sette sataniche che cerca professionisti a loro volta vittime di abusi. «Il 40% di loro ha scelto questo lavoro come autocura», dice la Anghinolfi a proposito dei suoi colleghi. Di sette sataniche e pedofili la responsabile dei servizi della Val d'Enza parla anche con Vanna Iori, senatrice del Partito democratico. A quanto risulta, le due si conoscono e sono in buoni rapporti. Gli investigatori riferiscono di conversazioni dai toni amicali fra le donne. Durante alcune di queste, la Anghinolfi parlava del proliferare di abusi sessuali in Val d'Enza e dei gruppi di satanisti operanti nella zona. Il legame fra la Iori e la Anghinolfi è interessante, e lo ritroviamo altre volte nelle carte. In una chat del 2016, per esempio, la Anghinolfi si lamenta perché l'Asl di Reggio Emilia non si sta impegnando nella gestione del centro La Cura di Bibbiano (quello dove gli esperti di Hansel e Gretel svolgono le terapie sui bambini). La nostra Federica è intenzionata a mobilitare tutti i suoi contatti. Spiega di aver parlato con Gloria Soavi (presidente del Cismai) per smuovere le acque con l'ente pubblico. Poi aggiunge: «Ora lo dirò anche alla Vanna Iori». Questa conversazione risale all'agosto del 2016. Pochi giorni prima, il 14 luglio dello stesso anno, la Anghinolfi viene ascoltata dalla Commissione infanzia e adolescenza della Camera dei deputati. La invitano per illustrare le meraviglie del modello Bibbiano. È presente anche Vanna Iori, che alla fine dell'audizione prende la parola e dice: «Volevo solo ringraziare e dire che il motivo per cui ho proposto questa audizione è che per la prima volta abbiamo non solo la denuncia di un fenomeno, ma anche un tentativo di risposta». Riepilogando: la Anghinolfi e la Iori si conoscono, si scrivono, si stimano. Tanto che la Iori propone di invitare alla Camera la cara Federica affinché mostri come ci si deve comportare nella gestione dei bambini. Guarda caso, la senatrice del Pd è stata tra i più convinti difensori del sistema Bibbiano anche nei mesi scorsi. È stata tra i primi a firmare comunicati a sostegno degli esponenti dem indagati, e ancora il 9 dicembre esprimeva solidarietà al sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, «oggetto di una campagna oscena che ha minato la sua vita e quella delle persone a lui care. Rinnovo la mia solidarietà a lui e alla comunità territoriale di Bibbiano». Se la Iori stimava la Anghinolfi, non si può dire lo stesso delle altre assistenti sociali della Val d'Enza. Queste ultime, parlando della loro responsabile, ne dicono di tutti i colori. Nell'ottobre del 2018, per esempio, alcune assistenti commentano il comportamento della Anghinolfi nel caso di una bimba: «Stamattina la Fede ha fatto una scenata delle sue con urla e cazzotti vari alla scrivania... Nel caso ci siano le cimici valuteranno di riaprire i manicomi». Le colleghe della Anghinolfi non sembrano affatto contente dei suoi metodi di lavoro: «La Federica non mi porterà a fondo insieme a lei», dice una, «se lo può scordare! Io quei cazzo di disegni glieli faccio ingoiare (i disegni di una bimba che i servizi stanno seguendo, ndr)». Le assistenti sociali sembrano convinte che la responsabile sia troppo ossessionata dagli abusi e dagli affidi a ogni costo. Una di loro spiega che «la responsabile va dove la porta la follia invece che la lucidità». Più o meno le stesse cose dicono anche di Francesco Monopoli, una sorta di «numero due» dei servizi, pure lui indagato. «Lui dovrebbe proprio andare a spazzare i pavimenti in luoghi deserti perché è patologico, psichiatrico, invischiato e invasato. Lui più che danni fa proprio del male ai bambini». E ancora: «Prima o poi qualcuno dovrà pur dirgli di mettersi quella lingua nel culo! [...] Io sono basita di come gente come lui continui a rappresentare una professione che non sa nemmeno cosa sia e di come possa continuare a stare dove sta indisturbato e prendendo anche valutazioni molto alte così arrotondano anche!». Monopoli faceva parte del direttivo di Rompere il silenzio, l'associazione di Claudio Foti. Nelle carte ci sono pure gli scambi di messaggi tra i membri dell'associazione: stavano preparando una proposta di riforma del codice penale in materia di abusi, così da rendere più facile inchiodare i colpevoli, e speravano di ottenere l'appoggio dell'allora presidente della Camera Laura Boldrini. Più che una missione, quella dei capi dei servizi sociali bibbianesi era una ossessione. Riconosciuta perfino dai loro colleghi. Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nelle-carte-dellinchiesta-il-rapporto-tra-langhinolfi-e-la-senatrice-del-pd-2645112433.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="affidi-finti-ai-privati-per-pagare-le-sedute-di-terapia" data-post-id="2645112433" data-published-at="1756882741" data-use-pagination="False"> Affidi finti ai privati per pagare le sedute di terapia Nelle chat recuperate dai telefoni cellulari degli indagati emergono tutte le fissazioni dei protagonisti del caso Bibbiano: bisognava strappare i bambini alle famiglie, anche a costo di costruire falsi affidi. Se poi sopra ci si poteva fare anche business, meglio. «Devo chiederti una cosa di lavoro anche... faresti tre mesi di affido finto a Chibu per pagare le psicoterapie?». Il messaggio è di Cinzia Magnarelli, l'assistente sociale indagata per le relazioni false che aveva stilato «sotto pressione dei superiori» (come da lei confessato), in modo tale da giustificare l'allontanamento dei bambini dalle loro famiglie. Magnarelli scrive a un certa Elly. Secondo gli investigatori dai messaggi «si evince la ricerca di soggetti privati a cui intestare le fatture di psicoterapia attraverso un finto affido». Magnarelli ha tentato di patteggiare la pena per lasciarsi subito alle spalle il processo. La richiesta - relativa a reati di falso ideologico e frode processuale per sette episodi contestati - non è stata accolta. Il giudice ritiene uno di questi episodi molto «grave». Insieme all'ex responsabile dei servizi sociali della Val d'Enza Federica Anghinolfi, la Magnarelli avrebbe bocciato la capacità genitoriale di una coppia di stranieri, a cui le assistenti sociali attribuirono anche problemi culturali. I genitori non volevano ammettere di aver abusato della figlia, e le assistenti sociali li giudicarono inadatti. Una condotta che, valuta il giudice, avrebbe provocato un «danno di assoluta gravità, capace di mettere in pericolo le decisioni dell'autorità giudiziaria, chiamata a pronunciarsi sull'affidamento dei minori, e di ledere i vincoli familiari». Nelle chat troviamo un messaggio vocale della Magnarelli alla sua amica Elly: «Veramente qua... si sta selciando... poi la Fede (Anghinolfi, ndr) ha fatto un numero oggi [...] cioè ha detto una balla praticamente alla capa degli psicologi pur di far ricoverare la ragazza... però, vabbé, adesso l'abbiamo sistemata per cui sono tranquilla, però non è un bel momento». È in quelle conversazioni che gli investigatori hanno ricercato la prova che gli indagati strappavano i bambini alle proprie famiglie d'origine attraverso false storie dell'orrore. E pazienza se a rimetterci era il proprio minore. In una delle chat compare anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, finito agli arresti domiciliari con l'accusa di falso e abuso d'ufficio, poi scarcerato e tornato a fare il primo cittadino. È a lui che si rivolge Anghinolfi per lamentarsi che le psicologhe dell'Asl, annotano gli investigatori, «non inviano alla Cura di Bibbiano dall'Hansel e Gretel, i bambini, a suo dire, gravemente maltrattati e abusati». Un'altra chat intercettata ha dato ai carabinieri la possibilità di inquadrare l'atteggiamento che gli indagati avevano nei confronti dei genitori naturali. È il caso della piccola Katia, alla quale Anghinolfi e soci nascondono un messaggio d'affetto inviato dal padre («E questo messaggio non lo diremo alla bimba», scrivono). In chat, l'Anghinolfi scrive: «Il papà non dovrebbe scrivere alla bimba in modo diretto. La bimba ha uno smartphone? Se sì non sono d'accordo». La bimba in questione, la piccola Katia, è quella che fu affidata a Daniela Bedogni e a Fadia Bassmaji, coppia Lgbt al centro dell'inchiesta. È ancora una volta il contenuto di una chat a svelare che «i servizi sociali fossero consapevoli della circostanza che le affidatarie effettuassero arbitrarie valutazioni psicologiche circa i comportamenti della bambina». «Onestamente sono stanca che venga messa in dubbio costantemente la nostra professionalità», commenta una delle operatrici bibbianesi, riferendosi proprio al comportamento delle due donne, evidentemente troppo invadenti. In privato, le assistenti sociali criticavano il comportamento di Fadia e Daniela. Ma quando si trattava di compilare relazioni sulla bambina a loro affidata, si limitavano a riportare «in maniera acritica» ciò che le due donne riferivano, senza riportare alcuna osservazione negativa. La Anghinolfi, del resto, era legata alle due donne. Sembra addirittura che volesse far pagare il campo estivo della piccola Katia ai genitori naturali, anche la bimba era già stata affidata alla coppia Lgbt. Sembra proprio che per la Anghinolfi quella di colpire le famiglie d'origine fosse una idea fissa. E non era la sua unica ossessione. In alcuni messaggi gli investigatori hanno trovato la prova che la ex dirigente dei servizi sociali stesse ipotizzando la presenza di una sorta di setta di pedofili che si muoveva in Val d'Enza. Setta di cui era rimasto vittima anche il piccolo Tommaso Onofri, rapito e ucciso nel 2006. Un dettaglio emerso già in altri passaggi dell'inchiesta. E confermato da questo messaggio: «Tanti bambini raccontano... sempre nei pressi dell'Enza... ai confini tra Reggio e Parma... luoghi anche del piccolo Tommy». Per far crescere quel clima horror infarcito di abusi e pedofilia nel quale sguazzavano gli indagati, l'assistente sociale bibbianese pensare di far fare a qualcuno «un'inchiesta giornalistica». L'inchiesta in effetti c'è stata, ma non sui presunti pedofili. Fabio Amendolara
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.