2020-04-07
Nelle carte del crac di Pop Bari spunta il nome del fratello di Mattarella
Il riferimento è una chat di Antonino con il vecchio management. Il giorno prima il figlio era stato incaricato di salvare la banca.Nel crac della Banca popolare di Bari entra anche un cognome eccellente: Mattarella. La sorpresa arriva dalle motivazioni con cui i giudici del Riesame di Bari hanno respinto il ricorso contro i domiciliari dell'ex presidente della Bpb Marco Jacobini, dell'ex codirettore Gianluca Jacobini e dell'ex dirigente del bilancio Elia Circelli. In particolare, nelle carte relative a Gianluca Jacobini viene citata una «chat con "Nino Mattar", da identificarsi, verosimilmente, con Antonino Mattarella, fratello di Sergio, presidente della Repubblica. Nella chat, che va dal 17 dicembre 2019 al 12 gennaio 2020, proprio il 17 dicembre «Mattarella propone un incontro con “Nicolosi", “Arena" e “Morgagni" da identificarsi, verosimilmente, i primi due, in Ciro Nicolosi, vice titolare divisione 4 di Banca d'Italia, e di Alfredo Arena, funzionario di Banca d'Italia». Evidentemente chi ha inviato ai giudici questa informativa pensava di aver fatto fare il salto di qualità all'inchiesta. I bancarottieri avrebbero avuto contatti diretti con il fratello del presidente della Repubblica, e attraverso Nino Mattarella, fratello maggiore (classe 1937) di Sergio, con funzionari della Banca d'Italia, i quali, proprio a dicembre, avevano appena commissariato l'istituto pugliese. Nicolosi e Arena sarebbero stati individuati su Internet da fonti aperte. Peccato che di vero in questa ricostruzione sembra esserci solo il rapporto di affari e consulenza tra gli indagati e Nino Mattarella. Quest'ultimo infatti, quando lo contattiamo cade dalle nuvole. «È una cantonata pazzesca di chi ha scritto quella informativa. Io in Banca d'Italia non conosco nessuno. Coloro che hanno scritto questa cosa sono dei farabutti. Come se io mi fossi interessato in Banca d'Italia… sono dei criminali… è una mascalzonata di quelle colossali, solo per tirare dentro il cognome Mattarella, fratello del presidente della Repubblica…». Ma lei ha rapporti con Gianluca? «Sì, la famiglia Jacobini ha un'agenzia di assicurazioni. Mi aveva detto: “Dammi una mano". Da amico. Io li conosco perché per oltre 50 anni ho fatto il consulente dell'associazione delle banche popolari, e, in conseguenza, di numerose popolari per i problemi sindacali e lavoristici, pertanto ho più volte sentito Gianluca per problemi vari. Anche la settimana scorsa l'associazione mi ha chiesto un parere per un contratto di lavoro. Lo faccio amicalmente. Quindi questa è una mascalzonata gratis. Non le dico quanto sono incazzato. Io sono condizionato da questa parentela in un modo impressionante». In un successivo appunto scritto Nino Mattarella precisa: «Rimango basito: la fantasia di chi ha redatto il documento è al di sopra di ogni immaginazione! La realtà è ben diversa». Mattarella senior sottolinea che conosce Jacobini da anni: «Negli ultimi mesi dello scorso anno il dottor Jacobini ebbe a chiedermi di interessarmi per allargare la clientela dell'agenzia di assicurazioni Allianz (già Ras) di cui gli Jacobini da anni sono titolari a Bari. A tal fine mi sono rivolto a un mio amico, il dottor Gaetano Nicolosi, titolare della primaria ditta Nicolosi Trasporti, chiedendogli se poteva trasferire una parte del suo portafoglio assicurativo. Il dottor Nicolosi mi ha dato la sua disponibilità e mi ha riferito che avrebbe potuto interessare anche il signor Arena, suo amico, titolare del Gruppo Arena, supermercati in Sicilia. In questo senso informavo Gianluca invitandolo a contattare il Nicolosi per concordare un incontro. Quanto all'altro nominativo riportato nell'informativa, “Morgagni", si tratta del più grande gruppo ospedaliero catanese che mi aveva chiesto un parere su un'operazione di leasing e avevo chiesto a Gianluca di interessarsene. Tutto qui. Non ho conoscenze in Banca d'Italia e ignoro l'esistenza dei due personaggi menzionati (Nicolosi e Arena, dipendenti di via Nazionale, ndr). Forse avrebbero dovuto approfondire allargando i controlli sui telefoni di detti signori per verificare l'esistenza di miei contatti con loro». Ma ciò non sarebbe successo. Sui rapporti con gli Jacobini, Mattarella senior ha aggiunto con La Verità: «Io ho ricevuto una consulenza per la riorganizzazione del personale della Tercas (controllata dalla Bpb, ndr). Me lo ha chiesto Gianluca quando era l'ad di quella maledetta banca. Sono passati tre o quattro anni, ma non mi ricordo quanto mi abbiano pagato».Ovviamente la citazione di Mattarella senior dentro alla decisione del Riesame ha creato subito brusii, anche perché il figlio di Nino è Bernardo Mattarella junior, ad di Mediocredito centrale (Mcc), cioè la società cardine del cosiddetto decreto legge salva Popolare di Bari del 16 dicembre, con il quale il governo, attraverso il ministero dell'Economia e delle finanze, assegnava 900 milioni all'Agenzia nazionale per l'attrazione investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia), interamente destinati al Mcc per attività di investimento e l'acquisto di partecipazioni di banche in difficoltà. Il decreto arrivò il giorno prima dell'apertura della chat tra Gianluca Jacobini e Nino Mattarella.Il decreto a favore della Popolare di Bari con «la scelta di Mcc quale cardine e volano della strategia d'intervento» appare «perfettamente coerente con le linee di sviluppo» del Mediocredito centrale ha dichiarato Bernardo Mattarella in un'audizione alla Camera di inizio gennaio.Chiediamo all'ottantatreenne Nino se non sarà per questo collegamento con il figlio che qualcuno ha ritenuto di evidenziare la chat con il suo nome nelle carte: «Tutto è possibile. Chi lo ha fatto, però, è in malafede. Quel che è grave è che questo venga dalla Guardia di finanza. Spero di scoprire chi siano gli autori di questa informativa. Io domani faccio una denuncia alla Procura della Repubblica».Nel 2015 il nome di Nino Mattarella era finito sui giornali per una vecchia inchiesta giudiziaria degli anni Novanta. Nel 1995 il Tribunale di Roma aveva sequestrato i beni di Enrico Nicoletti, considerato il cassiere della banda della Magliana, e nel provvedimento giudiziario venivano citati anche 750 milioni di lire prestati a Nino Mattarella. Quest'ultimo era stato indagato per riciclaggio dalla Procura, prima di venire prosciolto, proprio per i passaggi di denaro con Nicoletti e un altro imprenditore. Mattarella in una lettera al Fatto Quotidiano precisò: «Le operazioni di prestiti a tasso “particolarmente elevato" ricevuti dal Nicoletti, noto operatore del settore» erano avvenute «in ragione di difficoltà finanziarie nelle quali ero venuto a trovarmi per alcune operazioni immobiliari» a Cortina d'Ampezzo. L'avvocato scrisse di non essere stato a conoscenza dello spessore criminale del suo «usuraio» e che aveva garantito il «finanziamento» con assegni successivamente regolarmente incassati. Nino ebbe anche a precisare: «Mai sono stato “radiato" dall'albo degli avvocati dato che si è trattata di una “cancellazione", tra l'altro in pendenza di una mia esplicita richiesta al riguardo in quanto passato a “tempo pieno" all'insegnamento universitario, vorrete prendere nota di quanto segue: mai sono stato in affari con il Nicoletti».Ma nelle carte del Riesame vengono citate anche diverse novità investigative legate alle perquisizioni di gennaio effettuate nei confronti dei tre arrestati.In una agenda sequestrata a Jacobini durante la perquisizione a villa Donna Giulia, la masseria di famiglia, sono stati trovati dei post it di colore giallo «riportanti», annotano le toghe, «alcuni appunti manoscritti a matita» che indicavano due località estere, noti paradisi fiscali, ovvero Malta e il Lussemburgo.Ma la fissa per le località estere non ce l'aveva solo Marco. Suo figlio Gianluca, nelle settimane precedenti l'arresto, stava addirittura valutando, secondo i giudici, «un eventuale trasferimento a Londra con la famiglia».Marco Jacobini si è dimesso a luglio dalla carica di presidente dell'ex colosso bancario del Mezzogiorno ma, stando alle ricostruzioni investigative, continuava a tenere un piede dentro la banca attraverso i legami di parentela: a succedergli è stato il nipote Gianvito Giannelli, mentre mantenevano il ruolo di vicedirettore generale e di codirettore Luigi Jacobini e il figlio Gianluca. Giannelli (marito di una pm) è l'uomo che a tre giorni dal commissariamento deciso da Bankitalia continuava a rassicurare i manager della Popolare. Gli inquirenti nelle carte evidenziano anche annotazioni e contatti «riferibili agli esponenti della Banca d'Italia».Per esempio hanno recuperato i messaggi con Ciro Vacca, oltre a un tentativo di chiamata verso lo stesso soggetto, del 7 novembre 2019. Gli investigatori lo identificano così: «Verosimilmente dirigente della Banca d'Italia (Vicecapo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria). E poi c'è una mail classificata come «riservata». Era nel computer di Gianluca, ma il mittente era il padre. È stata inviata il 10 maggio 2019 a Carmelo Barbagallo, in quel momento capo del dipartimento di vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia. Con quella comunicazione Marco informava di aver convocato il Cda nel quale avrebbe formalizzato le sue dimissioni da presidente e membro del cda della Banca.