2025-01-20
«Nella telefonia vedo uno scontro globale tra Musk e Pechino»
Franco Bernabè (Imagoeconomica)
L’ex ad di Tim, Franco Bernabè: «Il patron di X ha i satelliti e sta firmando accordi con aziende di tlc di tutto il mondo. La Cina è dietro ma rimonterà».«Cos’altro dovrei dire su Musk? È già stato detto tutto. Forse troppo»Ed anche a sproposito, lo so. Ma con lei vorrei affrontare un altro tema. Il satellite non è una tecnologia nuova. Va bene. Ma magari stavolta potrebbe mangiarsi la fibra ottica? Si fa una gran parlare di superare il cosiddetto digital divide. Il divario di connessione che separa i grandi centri abitati da quelli piccoli. Magari ora non sarà più conveniente bucare il terreno come una groviera per mettere i cavi.«Ci penso su»Dopo qualche giorno, Franco Bernabè, già ceo di Telecom ed Eni, mi chiama. «La sua domanda mi sembra molto appropriata. Nessuno si è posto il tema. Almeno in questi termini. Il dibattito è apparso fin da subito alquanto surreale. Partirei da un paio di notizie che sono però passate quasi inosservate».Sono molto curioso.«Apple investe 1,7 miliardi in Global Star. Non si è ragionato a sufficienza sulle ragioni di questa operazione. Dal 2016 Apple sui suoi smartphone, grazie ad iOS 18, fornisce già un sistema di messaggistica di emergenza. Che funziona cioè in assenza di rete. Qui le ragioni sembrano però essere diverse. Apple si serve già della rete di 48 satelliti di Global Star ad alta copertura che opera dall’orbita più alta fra quelle convenzionalmente considerate più a “bassa quota” (cosiddette Leo). I satelliti Global Star stanno comunque in alto».Più il satellite sta in alto, più territorio copre ma meno è performante. Giusto?«Esatto. Più è basso, maggiore è invece la banda disponibile. Questo è il trade off in breve».L’ho interrotta mi scusi.«Sappiamo che questi soldi che Apple ha investito serviranno a sviluppare un nuovo progetto più che utilizzare la rete che già ha a disposizione. La seconda notizia cui facevo cenno è che dopo Australia e Nuova Zelanda, Starlink grazie ad un accordo con la tedesca T Mobile ha reso possibile un’innovazione straordinaria. Il servizio direct to satellite. Dallo smartphone al satellite. Direttamente. Non è banale. Ricorda i vecchi telefoni satellitari?»Sì.«Avevano queste grosse antenne. Erano molto potenti. Questo consentiva loro di raggiungere il satellite. Ma lo smartphone ha una bassa potenza. E ci arriva comunque a fare quello che facevano quei grossi telefonini. Gli aspetti sulla nostra salute sono importanti»Perché?«Nella pubblica opinione si è diffusa l’idea che a far male alla nostra salute siano le torrette che vediamo sui tetti delle case e che ricevono e trasmettono il segnale. Oserei dire che è quasi vero l’opposto. A causare teoricamente danni alla salute è la potenza del telefonino. Per questo le case produttrici sfornano telefonini a bassa potenza. Meno torri ho invece a disposizione più deve aumentare la potenza del telefonino per avere il segnale. Ed è questo che potenzialmente potrebbe nuocere alla salute»Più torri più salute. Meno torri meno salute. Chiaro.«Starlink si prepara insomma ad imporre un servizio diretto di accesso dallo smartphone al satellite a livello internazionale come standard. E non solo messaggistica per cui servono pochi bit»Insomma, uso il satellite di Musk col telefonino per guardare la mia serie preferita…«Un attimo. Lei insiste ripetutamente su questo tema. Mancano dei pezzi. Mi faccia finire».Scusi.«È chiaro che quello sarà il risultato. Non metti in piedi una rete di migliaia di satelliti per scambiare gli sms tramite smartphone. È importante capire però come ci si arriva. Servono i satelliti. E lui li ha. Serve fibra ottica a terra. E ce n’è in abbondanza ormai. Quanta se ne vuole. Serve rilegare questa rete a terra con tanti punti o torri di rilegamento che abbiano grande intelligenza e capacità di calcolo. Quindi tanti computer molto potenti»Servono a cucire il tutto.«Servono infine e soprattutto i clienti. Iridium era tecnologicamente all’avanguardia. Ma non aveva clienti. Ecco che Musk sta tessendo accordi ovunque con le compagnie telefoniche. In Australia, in nuova Zelanda, in Usa con T Mobile, in Giappone, in Perù, in Svizzera e in Cile con altrettante compagnie telefoniche. Ho qui l’elenco».Bingo.«Gli serve anche lo spettro del 5G. AT&T negli Stati Uniti ha intentato una causa presso la Federal Communication Commission per impedirgli l’utilizzo del 5G. A differenza di T Mobile ha provato a resistere per avvocati. Ed ha avuto torto. Quindi il piano di Musk ora è chiarissimo. Ha i satelliti, rete a banda larga a terra quanta ne vogliamo, torri di rilegamento e capacità di calcolo. I clienti sul fisso lui li copre direttamente ed ha accordi in corso con le compagnie di telefonia mobile per allargare la base di clienti. Ecco che Musk si sta trasformando in un leader mondiale nelle telecomunicazioni. I satelliti sono importanti. Ma per quanto potenti e numerosi non riuscirebbero da soli a portare la banda larga e la possibilità di vedere video in streaming sul telefonino. Con tutto questo si»L’infrastruttura a terra (banda, torri, computer ed accordi con le compagnie del mobile) serve ad amplificare il tutto.«I satelliti da soli, ripeto, per quanto numerosi e potenti non ci riuscirebbero»Le domando come cambia lo scenario in Italia per chi ha preso in carico la rete che era di Tim.«Guardi che quelle che sto dicendo sono tutte riflessioni che lei mi ha stimolato. Chiaro? Non sono notizie. Ma conoscendo come ragionano i manager di telecomunicazioni…»Come ragionano i suoi polli, per dirla in una battuta.«Anche se ora non lo dicono apertamente la strada tracciata è questa. Mi sembra chiarissima. E le dirò di più. Musk ha tanti satelliti, rete in fibra ottica quanta se ne vuole, torri di rilegamento, grande capacità di calcolo, accordi con molti operatori di telefonia mobile… e a questo punto inizia a rilevare in giro per il mondo licenze telefoniche da operatore virtuale. Veramente la sua Starlink diventa una compagnia telefonica mondiale»Caspita. Però insisto con la domanda. Tutti i programmi di espansione della rete in fibra ottica hanno ancora senso? Una cosa è cablare Milano. Ben altro cablare un San Biase in Molise dove abitano poco più di 120 anime. Il costo marginale di questo piano di cablatura diventa sempre più insostenibile. E non avrebbe neppure senso. «Non entro nel merito delle decisioni di una singola società. Ma allargo il discorso. La politica, e faccio un ragionamento bipartisan, si è da sempre innamorata della fibra come mezzo per la copertura. Come quasi unico mezzo. Sia chiaro la rete è solida, ha molta banda ed è per certi aspetti insostituibile. Ma già quindici anni fa esistevano tecnologie di connessione wireless che si sarebbero potute tranquillamente mettere in pista per arrivare a superare il cosiddetto digital divide. Guardi, è un po’ lo stesso tema dell’imposizione dell’auto elettrica per affrontare il tema delle emissioni».Il principio della neutralità tecnologica non gli entra in testa. Non gli basta imporre degli obiettivi. Ma anche la soluzione. I politici si innamorano di questa e la vedono come unica alternativa possibile.«Esattamente così. E senti fare veramente discorsi da bar in materia di tecnologia. Mi creda».È prefigurabile che qualcun altro voglia fare quello che ha fatto Musk?«Assolutamente sì. Basta pensare ai cinesi. Il loro programma è quello di lanciare una rete di satelliti a bassa orbita di circa 14.000 unità. Una costellazione paragonabile a quella di Musk. Sono indietro ad oggi. Ma come al solito recupereranno in fretta il gap tecnologico»Avremo due tre compagnie mondiali che avranno costruito delle dorsali satellitari in cielo e detteranno le regole per tutti.«Il progresso è stato così radicale e le possibilità di integrazione, soprattutto con le nuove reti 5G e 6G, sono così comode che questo scenario è plausibile».La possibilità di riutilizzare lo stesso razzo che parte e ritorna alla base è ciò che ha reso possibile il tutto. Io rimango sconcertato dal fatto che in diciassette minuti il razzo di Musk decolla, sgancia un modulo che arriva a velocità di 27.000 km/h e semina in cielo decine e decine di satelliti mentre il razzo ritorna a terra. Ripeto in 17 minuti. Io a malapena mi faccio il caffè e leggo un paio di giornali in quel tempo. Sono quasi affranto, confesso.«Questo significa una riduzione drammatica dei costi. Ma poi i satelliti veramente piccoli. Tutto rende possibile un enorme salto tecnologico. E questo rende possibile osare nelle soluzioni tanto da permettersi qualche esplosione. Nell’economia del progetto ci sta».
Beppe Sala (Getty Images)
(Ansa)
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