Naturalmente non si tratta di ragazzini tedeschi, ma di immigrati stranieri costretti a sposarsi con un adulto prima di arrivare sul suolo tedesco. La novità è che in futuro questi tipi di matrimoni si potranno contrarre anche all'interno della Germania.
Naturalmente non si tratta di ragazzini tedeschi, ma di immigrati stranieri costretti a sposarsi con un adulto prima di arrivare sul suolo tedesco. La novità è che in futuro questi tipi di matrimoni si potranno contrarre anche all'interno della Germania. Bambini sposati con adulti. Un orrore che non accade solo in Paesi islamici, ma purtroppo anche nella modernissima Germania. Parola del ministero dell'Interno tedesco, che, nel 2016, ne ha contati ben 1.475. Naturalmente non si tratta di ragazzini tedeschi, ma di immigrati stranieri costretti a sposarsi con un adulto prima di arrivare sul suolo tedesco. La novità è che in futuro questi tipi di matrimoni si potranno contrarre anche all'interno della Germania. Perché? Partiamo dai numeri.I dati arrivano dal Registro centrale tedesco degli stranieri, quindi son o ufficiali. Nel 2016 risultavano iscritti con stato civile "sposato" 323 maschi minorenni e ben 1.152 femmine. Circa il 67% aveva un'età compresa fra i 15 e i 18 anni, ma 361 avevano addirittura meno di 14 anni. Dei bambini a tutti gli effetti, quindi, obbligati a sposarsi fra loro o con un adulto con il consenso dei genitori. La maggioranza dei minorenni sposati è di origine siriana. Non è una sorpresa: negli ultimi 5 anni la Germania ha accolto quasi 2 milioni di profughi, di cui più di 500.000 provenienti dal Paese governato da Assad e costretti a fuggire per colpa della guerra.Ma questi matrimoni sono legali? E, soprattutto, perché la Germania permette che dei ragazzini che dovrebbero andare a scuola o giocare a pallone siano mariti o mogli di persone adulte?E qui arriviamo al punto: fino al 2016 la legge tedesca considerava sempre legali le nozze contratte da chi aveva dai 16 anni in su e riconosceva quelle con minori di 16 anni nel caso in cui il partner fosse maggiorenne e i tutori legali del ragazzino o della ragazzina fossero d'accordo. Sposare una persona con meno di 16 anni, invece, era sempre vietato. La svolta è arrivata nel 2017, quando il Bundestag ha approvato una nuova legge con l'obiettivo di tutelare le ragazze straniere che si erano già sposate all'estero ma avevano chiesto asilo in Germania. In che modo? Stabilendo l'età minima a 18 anni e annullando tutti quei matrimoni (compresi quelli stipulati all'estero) in cui uno dei due partner avesse meno di 16 anni al tempo della cerimonia.Legge ragionevole, civile, "umana", si potrebbe dire, ma nel dicembre 2018 la Corte federale di giustizia l'ha dichiarata parzialmente incostituzionale. Perché? Secondo i giudici è contraria alla Legge fondamentale tedesca (analoga alla nostra Costituzione) e mette in conflitto due diritti: quello del bambino e quello della libertà religiosa personale. La palla adesso è in mano alla Corte costituzionale federale che deve decidere se la parziale bocciatura della legge del 2017 rispetta il Diritto tedesco. Nel frattempo, però, decine di bambine continueranno a essere concesse in matrimonio agli adulti e forse a partorire dei figli prima ancora di raggiungere la piena maturità.Il rischio è che questa sentenza apra le porte alla legge della Sharia in Germania, permettendo la creazione di una sorta di sistema giuridico parallelo. D'ora in poi, infatti, per ottenere il riconoscimento delle proprie nozze molti adulti potrebbero fare appello alle proprie credenze religiose, le quali devono essere tutelate a ogni costo. E poco importa se a farne le spese sono soprattutto le bambine, date in spose dentro o fuori i confini tedeschi a uomini molto più grandi di loro. Tutto in nome della tolleranza e della non discriminazione.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





