2019-05-23
Nel testamento Boccia lascia la patrimoniale
Durante l'assemblea che lancia la corsa elettorale per la nuova presidenza, il capo degli industriali cerca di stringere alleanze con Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Chiede più Europa e suggerisce di garantire welfare e infrastrutture caricando di tasse le classi più abbienti.«Il Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo», esclama il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, all'assemblea annuale, l'ultima del suo mandato. «Per rimetterci a correre», dice, «sarà utile liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia, che evocano negatività, che peggiorano il clima». E sottolinea: «Le parole di chi governa non sono mai neutre, influenzano le decisioni di investitori, imprenditori, famiglie. Le parole che producono sfiducia sono contro l'interesse nazionale». Il discorso del numero uno di Confindustria è lungo più di 20 pagine.Il discorso In nessuna di queste c'è un passaggio relativo alle difficoltà dell'associazione falcidiata da inchieste che a vario titolo hanno colpito personaggi chiave dell'establishment di Viale dell'Astronomia. Nel discorso di Bocia nemmeno un accenno a quanto accaduto martedì durante l'assemblea privata che ha scelto i 20 consiglieri che si dovranno occupare di gestire le elezioni del prossimo anno. Nemmeno un accenno al fatto che le territoriali del Nord finalmente abbiano alzato la testa e provato ad esercitare un minimo di dissenso chiedendo che l'associazione torni a occuparsi di industria e non di politica. In tutta risposta Boccia invita Luigi Di Maio e Giuseppe Conte (Matteo Salvini non si è palesato) e prova per l'ennesima volta a cercare la sponda grillina. Forse l'intento è quello di garantire ai Boccia boys la continuità in Confindustria e soprattutto scongiurare che il progetto di Massimo Garavaglia si realizzi. Il leghista immagina una Confindustria senza partecipate di Stato. Per Boccia sarebbe la chiusura dei rubinetti. La cosa paradossale è che per lanciare la cima verso i 5 stelle propone la cosa più assurda per un imprenditore: la patrimoniale. A pagina 20 del suo discorso afferma: «Ragioniamo su una maggiore compartecipazione alla spesa pubblica per la classi più abbienti, partendo da sanità, università e trasporto pubblico locale, per finanziare una riduzione del carico fiscale». In pratica, Boccia suggerisce di far pagare i più ricchi per abbattere il debito e liberare risorse per il welfare e per tagliare la pressione fiscale. Immaginiamo quest'ultimo riferimento sia al cuneo fiscale. Nemmeno Susanna Camusso avrebbe potuto tanto. Un imprenditore dovrebbe chiedere meno Stato e la possibilità di produrre più ricchezza e più Pil; a quel punto la distribuzione avverrebbe a cascata.Molti dei presenti devono non aver colto il passaggio, forse cullati dalla voce di Boccia, altrimenti si sarebbero dovuti alzare e tornare alle rispettive fabbriche. Invece sono rimasti seduti e hanno ascolto il prosieguo del messaggio elettorale: «Se l'Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal patto di stabilità e crescita, dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente con effetti recessivi. Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio».«Si tratta di lezioni importanti», ha concluso il presidente di Confindustria, ricordando che tra pochi giorni si voterà per il Parlamento Europeo. «Per noi la via è una sola: un'Europa più coesa e più forte che possa competere alla pari con giganti come Cina e Usa».L'Europa E «se qualcuno dice il contrario deve dimostrare che esiste un modo credibile di difendere l'interesse nazionale italiano in un contesto diverso». Come spesso è accaduto negli ultimi anni, il messaggio di Viale dell'Astronomia è bivalente. Da un lato insiste con il fare politica di opposizione e dall'altro cerca la sponda di una parte della politica. A volte all'interno della stessa maggioranza. Ciò che è certo è che sarebbe arrivato il momento di abbandonare la logica dei sussidi e degli incentivi per percorrere quella del taglio fiscale vero. Per strappare il cerotto e aiutare l'associazione a dare un segno di discontinuità non sarebbe poi così male riprendere il progetto leghista messo nel cassetto dai 5 stelle. E far uscire le aziende pubbliche da Viale dell'Astronomia. Questo sì sarebbe un cambio di passo vero che riuscirebbe persino a far dimenticare l'uscita infelice di Boccia sulla patrimoniale.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)